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mercoledì 11 settembre 2013

CACCIARI: LA TAV E' UN'OPERA SBAGLIATA MA CHI PREDICA IL SABOTAGGIO SBAGLIA.







"Le decisioni in democrazia si rispettano, esattamente come le sentenze. Il Tav è un'opera sbagliata, inutilmente costosa e non risolutiva? Grandi esperti lo sostengono. Ma giustificare la legittimità del sabotaggio, come hanno fatto alcuni intellettuali, mi sembra puro delirio".

Perché professor Cacciari?   
"Perché la democrazia non è un'assemblea permanente. Esistono determinate procedure e a quelle devi stare. Se una grande opera non ti piace, cerchi di contrastarla in tutti i modi contemplati dalle istituzioni democratiche, con pareri tecnici argomentati e nelle sedi più opportune. Ma poi, anche se non ti convince, la decisione va rispettata".

La disobbedienza civile, il sabotaggio: sono lontani dai suoi orizzonti.
"Una follia. E, soprattutto, mi sembrano questioni irrilevanti".



Ieri notte sono saltati sette automezzi.
"Ma tenderei a escludere che Gianni Vattimo o Erri De Luca possano approvare un gesto del genere. Non c'entrano niente con questi atti di violenza".

No, certo. Predicano però la coerenza tra il dissenso e l'azione. Un terreno scivoloso.
"Sbagliano. Ma sa qual è l'errore più clamoroso? La vera questione culturale e teorica che ci divide profondamente sta altrove: ossia nella strana idea - da questi intellettuali da sempre coltivata - che la democrazia sia  dibattito infinito. Un'assemblea permanente in cui ogni cosa venga rimessa costantemente in gioco. È una filosofia politica molto diffusa, che ha portato alla cultura dei veti incrociati. Una filosofia opposta alla mia".

Non c'è spazio per il dissenso o il conflitto?

"Ma certo che pratico il dissenso. Fin quando posso, come mi è capitato con il Mose. Poi però accetto la decisione definitiva. Sennò cosa faccio, mi metto a sparare?".

Esiste una casistica della violenza? Fino a che punto può arrivare la disobbedienza civile?

"Tagliare una rete con le cesoie è cosa diversa dal far saltare una betoniera. Ma non voglio entrare in questo terreno, che non mi interessa. Se poi allarghiamo il discorso alla legittimità della violenza, talvolta è necessaria: contro le dittature o contro il gas nervino di Assad".

Qui stiamo parlando di Tav, non di Hitler.

"E allora torniamo alla obbligatorietà delle procedure. L'opera non mi piace. Ma governi di diverso orientamento politico l'hanno approvata. E bisogna prenderne atto. Chi predica il sabotaggio sbaglia".


copyright Simonetta Fiori – La Repubblica 10/09/2013


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