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Le fotografie realizzate all’interno dei campi
di concentramento e sterminio hanno una particolare importanza sia dal punto di
vista della documentazione storica – soprattutto di fronte al negazionismo – sia
dal punto di vista emotivo.
Possono essere divise in due gruppi: quello più noto comprende le immagini
scattate dai fotografi al seguito delle forze alleate (l’esercito statunitense
aveva ottimi fotografi come Lee Miller allieva di Man Ray o Margaret
Bourke-White che lavorava per "Life") subito dopo la liberazione dei campi.
Meno
viste sono, invece, le immagini scattate di nascosto da detenuti che rischiavano
la vita per far sapere all’esterno quanto accadeva nei luoghi di detenzione. Questa documentazione è rimasta a lungo ignota agli studiosi ed è di recente
acquisizione: è allo studio da poco tempo e, anche per le particolari condizioni
in cui è stata realizzata, risulta ancor più interessante.
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