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mercoledì 24 novembre 2021

Kandinsky e Veermer: l'in-visibile, l'immateriale come morfogenesi di mondi

L’arte di Kandinsky e Veermer. Giochi di luce e ombre

Kandinsky - Ouverture del 1919
Wassily Kandinsky Ouverture musicale del 1919

Kandinsky e Veermer l’arte espressa dalla creatività dell’artista. Ma anche intrepretata da chi la percepisce e la trasforma in parole, seguendo le proprie impressioni e le proprie sensazioni. Noi di Globe, diamo sempre spazio alle due cose nei nostri topics di “Arte e Creatività”https://www.globetodays.com/larte-di-kandinsky-e-veermer-giochi-di-luce-e-ombre 


Vassily Kandinsky

Wassily Kandinsky sembra davanti a noi mentre dai tubetti spreme i colori a olio e osserva “l’emergere di questi esseri singolari che si chiamano colori. Dotati di “vita propria” e di un equilibrio instabile.

Per dare voce ai colori Kandinsky lascia da parte il soggetto e l’oggetto-forma.  

E’ la magmatica esistenza delle nuance che crea mondi. L’artista, nell’attraversare la superficie con le tante sfumature, va alla ricerca dell’in/visibile. Un viaggio verso la morfogenesi che è dissoluzione di ogni materialità.

Non solo pittura

Kandinsky non si è espresso solo con la pittura, ma con una profonda riflessione sull’arte che trova compimento ne “La teoria dei colori” e nelle sue riflessioni sulla musica

In un primo momento la sua ricerca trova una compiuta elaborazione con la nascita della rivista “Il cavaliere azzurro”. Periodo in cui il soggetto e l’oggetto-forma sono pura archeologia ed è solo la voce e il” sound” dei colori ad esprimersi: la loro fluidità porta all’informe. In seguito, il suo pensiero acquista, nelle dissonanze di Schönberg, nuova linfa. Vediamo nascere tele che, fino dai titoli: “Impressione” o “Composizione”, individuano nella musica il medium, per eccellenza, più prossimo al colore per la sua immaterialità. 

Si assiste a una svolta verso una morfogenesi e metamorfosi delle forme. Avviene un cambio di paradigma nell’arte che, nell’uso dei colori, supera il soggetto a beneficio della dissoluzione delle forme. Nelle composizioni, che hanno come tema la musica, il superamento della figurazione è compiuto. Con lui la mimesi non abita più l’arte dopo secoli di dominio assoluto. 

Le forme geometriche, linee e cerchio, diventano la cifra del suo linguaggio. Kandinsky vede nel cerchio “un legame con il cosmico” e nella sua forma caratteristiche di precisione e variabilità, stabilità e instabilità in “una tensione che porta in sé infinite tensioni”.

“Ogni opera d’arte nasce come nasce il cosmo”

Le parole dell’artista sono nette ed esemplificative: “ogni opera d’arte nasce come nasce il cosmo: attraverso catastrofi che dal fragore caotico degli strumenti formano una sinfonia” e qui con la sua arte lambisce René Thom e Topologia. (Giacinto Plescia)

Kandinsky con i suoi strumenti, colori e composizioni, genera universi che ospitano temi legati alla Musica, alla Fisica ed alla Topologia che diventano i luoghi del pensiero vocati all’atto creativo. Purezza e nitidezza delle forme generano veri e propri universi, spazi indefiniti come nuove galassie che ospitano mondi sconosciuti. La nuova fisica, la relatività, la quantistica, la termodinamica e la topologia aprono il nostro sguardo all’infinitamente piccolo, a spazi-tempi e all’invisibile che non percepiamo nel nostro quotidiano.

Le risposte nella Filosofia

Non è estraneo, in questo contesto la domanda di senso che l’uomo si pone da sempre e che trova nella Filosofia il luogo per eccellenza della ricerca di risposte pur sempre inesauribili. Come dice Tonelli arte, scienza e filosofia non possono non continuare a parlarsi.

L’arte, da sempre, e con Kandinsky va oltre il visibile come fa Veermer, col suo riquadro giallo sul panorama di Deft, per darci un altro orizzonte visivo che ci suggerisce di abbandonare ogni forma di hybris ed anche ogni ritrosia verso la tecnologia che consente l’indagine anche delle tele alla ricerca dei segreti della bellezza.

L’arte di Veermer

Kandinsky - Veermer “Ragazza con orecchino di perla”
Veermer “Ragazza con orecchino di perla”

La National Gallery di Washington ha proceduto in questa direzione. Quasi come in una ricostruzione archeologica strato per strato è andata all’origine archetipica dell’arte di Veermer attraverso l’esame della composizione chimica di alcune sue tele.  In questo modo ha ricostruito il sostrato della sua pittura a livello di singoli frames che hanno fatto emergere il processo creativo ed evidenziato lo sfondo preparatorio del dipinto e i bozzetti: schizzi generativi dei capolavori.

Vediamo il Veermer durante la nascita delle varie fasi del suo dare forma alle primordiali visioni del dipinto. Emerge una mano nervosa con pennellate in rapida successione che danno origine a differenti stesure. Un incontenibile creatività fatta di ripensamenti vorticosi. Il big bang della creazione artistica. L’ uso dei lapislazzuli per ottenere il blu oltremare, l’accuratezza di ogni minimo dettaglio, le sottili sfumature non sono sufficienti a spiegare  chiarezza e nitidezza e la purezza delle sue opere.


I giochi della luce e delle ombre

La sua pittura trasparente e cristallina e, oltre ogni dire, in limpida. Non la accomuna alla semplicità. Il lineare nasconde il complesso. Questa duplice instabilità sottostante, forse, racchiude il segreto dell’inesplicabile bellezza in Veermer. La National Gallery ci propone lo sguardo della chimica senza remore per restituirci ogni palpito dell’atto creativo e della ricerca e cattura del Santo Graal di ogni artista e quindi di Veermer quanto di Kandisky: i giochi della luce e delle ombre.

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