"Freaks out' di Mainetti alla Mostra del Cinema di Venezia tra immaginazione e citazioni
Quentin Tarantino e il suo Pulp Fiction non smette di intrigare il cinema, a guardare "Freaks out' di Gabriele Mainetti alla Mostra del Cinema di Venezia. Alcune testate notano che Mainetti strizza l'occhiolino all' "Elephant Man" di David Lynch e al Rossellini di "Roma Città Aperta"; le continue evocazioni dei maestri rischiano di far nascere imitatori, non capolavori e far torto alle pellicole.
Giochiamo, comunque, alle "citazioni": il "circo" della pellicola è stato il liquido amniotico del Cinema di Fellini, il sovrabbondante trucco pilifero fa pensare a Ferreri, i mostri richiamano, nominalmente, Tognazzi e Gassman.
Con Mainetti siamo di fronte a racconti assimilabili al format.
Non possiamo non essere postmoderni: ideologie, fedi e certezze hanno perso vitalità sostituiti da scetticismo e disincanti. Qui si è aperto il varco al citazionismo, al pastiche. La crisi delle grandi narrazioni ha lasciato libero campo, ad ogni forma di interpretazioni in un'ingegnerizzazione dello storytelling. Il cinema è stato l'espressione più congeniale e completa di questa temperie; restano, ancora, i cascami del post moderno incapaci di interpretare i nostri tempi non più post moderni.
Siamo nell'era hybrid che con un nostro neologismo - al momento non sappiamo se sia stato già utilizzato-si può definire "human-tech" dove l'on-line è sempre più intrecciato con l'off-line e i due piani in conflitto tra loro: il cinema non ancora trova nuovi moduli per narrare queste dimensioni di vita, non sa preconizzare il futuro come con Tempi Moderni: ci manca un Chaplin per rigenerare la settima arte. https://www.treccani.it/vocabolario/onlife_%28Neologismi%29/
Meno Freaks per essere Out dal loop di blob
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