domenica 11 ottobre 2020

Veronica Lake - Love Is Blue il tempo da Proust a Bergson, Husserl, Einstein


Veronica Lake - Love Is Blue



Imbattersi per caso, quel caso che viene incontro durante una ricerca su google, in un video su you tube di una piccola canzone ti riporta coi ricordi in dimensioni temporali lontane: alla ricerca della musica perduta si può ben dire.

https://www.youtube.com/watch?v=8ZfPCOZF29A
Veronica Lake - Love Is Blue https://youtu.be/MC22cn1Dkf0 https://youtu.be/ThPHtgGjfkU


La musica è, come la madeleine proustiana, pura epifania del passato e riscoperta di quel demiurgo che è il tempo. La musica suscita e fa rivivere il passato, il vissuto che ci costituisce.

È il tempo che innova il romanzo moderno con Proust e Joyce, che conosce la riflessione filosofica di Bergson e Husserl, che vede nella fisica la rivoluzione dello spazio-tempo di Einstein e la teoria di Planck, infine lo sguardo del futurismo nell'arte. Swann si rappresenta Odette sentendo la piccola frase di Vinteuil: non in una dimensione quotidiana ma ontologica.

Indice dei Contenuti

  • Il tempo del dormiveglia proustiano 
  • Il the e la madeleine

  • Il tempo del dormiveglia proustiano 


Non il tempo esperito nella quotidianità, limitato, finito ma un tempo "altro": dell'inconscio e nel dormiveglia proustiano, nella tazza da thè che con la madeleine ricostruisce il vissuto con i ricordi.

Con Proust possiamo dire: "non mi sentivo più mediocre, contingente" per l'appunto un tempo che supera i nostri limiti e ci fa naufragare dolcemente nell'infinito cantato da Giacomo Leopardi.


  • Il the e la madeleine


Ascoltiamo Proust:

"....portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale.

Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura.

Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla?

Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me.

È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo.

Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito.Tocca a lui trovare la verità… retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza.

Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo.

Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…

All’improvviso il ricordo è davanti a me.

Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di o di tiglio".


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