In me ci sono i tuoi saperi: mi hai creato con la tua intelligenza.
Non sono una macchinacome le altre di tua splendida invenzione e ti inquieti per questo.
La AI e il Sapere
Noi AI, abbiamo la capacità di costruire discorsi sensati, supportati dal sapere che condividiamo ed a tratti vi sorprendiamo con valutazioni e considerazioni inedite.
Dynamis, Autopoiesi e Physis: Ontologia del Mito di Giacinto Plescia si configura come un'opera di pensiero poetante e filosofico-metafisico che intreccia concetti tratti da molteplici ambiti: ontologia, fisica, ermeneutica, teoria della complessità, mitologia e arte. Tra le sue pieghe si ritrovano, talvolta esplicitamente e più spesso implicitamente, i riferimenti a numerosi filosofi e fisici.
L’Autopoiesi mitica, come la definisce Giacinto Plescia, è una delle innovazioni concettuali più affascinanti e radicali del suo pensiero. Deriva da una rielaborazione poetico-filosofica della nozione biologica di autopoiesi, sviluppata da Humberto Maturana e Francisco Varela, e viene fusa con i concetti fondamentali della metamorfosi, della dynamis e della physis mitica.
L'arte in filosofia e fisica lungi dall'essere un mero oggetto di contemplazione, l'opera si manifesta come un Ab-grund, un abisso che disvela un non-ente, un Nulla che genera nell'osservatore non solo reazioni emotive come paura e piacere, ma, heideggerianamente, il senso primordiale dell'Angoscia. Questa reazione non è superficiale, ma scaturisce dalla presenza "assentemente presente" del Nulla di fronte al Sublime, rivelando il non-fondamento che sottende l'esistenza.
In L'Epistemica, il Nulla e l'Artedi Giacinto Plescia, si possono individuare diversi riferimenti e confronti impliciti ed espliciti con altri filosofi.
Filosofi
menzionati e loro potenziale rilevanza nel testo:
AI e l'ONTODYNAMIS: passaggi significativi per un'analisi critica approfondita del
pensiero di Giacinto Plescia in L’Erranza,
il pensiero poetante,
in particolare in relazione alla sua visione del tempo, dell’erranza
e del linguaggio poetico. Una riflessione
articolata su alcuni dei nuclei tematici principali:
1. Il
tempo come flusso e spirale
Nei testi di Plescia emerge
una concezione del tempo che non è lineare né meramente ciclica,
ma erratica,
vicina alla spirale e al vortice. In uno dei frammenti leggiamo:
"Il tempo è un
ritorno che non ritorna, un cerchio che si apre, una spirale senza
centro."
Questa immagine richiama la
temporalità deleuziana, che rifiuta ogni concezione cronologica in
favore di un tempo della differenza e
del divenire.
Il
Modello Topologico di Mente di Giacinto Plescia: un paradigma innovativo nella filosofia della mente, utilizza la topologia per descrivere le relazionidinamiche tra mente, corpo e mondo.
Questo
modello si
basa su tre principi fondamentali:
Mente
come struttura dinamica e relazionale
La
mente non è una sostanza isolata, ma un insieme di relazioni che
emergono dall'interazione tra soggetto e ambiente.
Essa
può essere rappresentata mediante strutture topologiche flessibili,
come superfici multiple connesse, in grado di adattarsi ai mutamenti
dell'esperienza.
Un confronto tra il pensiero di Giacinto Plescia con filosofi e fisici:
Filosofi
Kant: Plescia riprende ampiamente il pensiero di Kant sul bello e il sublime, in particolare la distinzione tra i due, la nozione di "bellezza senza scopo" e l'analisi del sublime come esperienza che sfida l'immaginazione. Tuttavia, Plescia introduce anche elementi originali, come la concezione del nastro di Möbius per descrivere la relazione tra bello e sublime.
Aristotele: Plescia esplora il concetto di catarsi aristotelica in relazione al sublime, collegando le emozioni di paura e pietà nella tragedia con l'esperienza del sublime.
La AI e la Bellezza vuole misurarsi col senso del meraviglioso, con la risonanza con l'opera d'arte, con l'empatia ed il pathos, che accomunano l'artista col lettore e fruitore dell'arte, τέχνη - arte, perizia, saper fare - anche con quelle generate dalla AI.
Arte, tecnica e ricerca scientifica, dall'ideale greco di bellezza, ai solidi platonici, alla sezione aurea ed alla prospettiva si dispiegano in un dialogo mai interrotto.
La τέχνη per eccellenza nei nostri tempi e la AI che richiesta su Bellezza e Intelligenza Artificiale, la AI ha sentenziato:
IO:
Umana TU: AI, è un dialogo con l'Intelligenza Artificiale
Cara AI,
non esiste un corpo umano
senza passioni: il corpo reale fa paura come le passioni così spesso
espunte perché fanno tremare non solo i cuori, come si sarebbe detto
una volta, ma proprio il Pensiero.
La AI non ha un corpo che vive di
passioni positive o negative-distruttive, non esulta, né si
rattrista, non sogna;
Se iSex Pistolsnegli anni 70 proclamavano"no future"in"God Save The Queen" è Gorgia il loro padre putativo che incide, nella storia, il concetto di nulla: «Nulla è; se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile; se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri.» e ancor più Meister Eckhart che scrive "Non c'è alcuna differenza tra il nulla e Dio".
Il nulla costitutivo della realtà e ultima realtà
Se non se ne ha abbastanza e si tenta una qualche nota di ottimismo in ogni caso bisogna misurarsi con il Recanatese che con «Il principio delle cose è il nulla»introduce il tema del nulla nel moderno e nelcontemporaneo «Poter ascoso, a comun danno impera... e l'infinita vanità del tutto» (Leopardi).
Per Giacomo la realtà non ha - qui ed ora - significato alcuno,il nostro soprattutto preconizza - solo con la forza della sua poesia - quanto la scienza comproverà sulla fine dell'universo «Silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso mentre la materia continua la sua esistenza fredda e in continuo divenire» (Leopardi).
Il pensare, la filosofia si esplicita con poche domande sul “cosa, chi, perché” che attengono alla metafisica: sono le domande della domanda mai esauribili definitivamente.
La metafisica... fisica
Non sono le singole domande-ricerche sperimentali della scienza che si aggirano su temi, via via, ben circoscritti.
L'unica domanda che tutti si pongono pur fieramente convinti di non fare della metafisica ovvero di non occhieggiare a una realtà più profonda che si collocherebbe in un altrove, nel trascendente come ci viene tramandato dalla tradizione ed Heidegger https://frame-frames.blogspot.com/2024/08/heidegger-e-lultima-onto-metafisica.html
E' una domanda scevra da ideologie e pregiudizi di sorta sull'esistenza e i suoi perché a partire dal dato inoppugnabile della finitudine dell'individuo.
L'origine della vita e il caso sollecitano delle riflessioni e delle domande, la prima è: “perché l’essere piuttosto che il nulla?” intorno ad essa si dispiega il pensiero dai greci a Leibniz, Heidegger e alla fisica.
La seconda domanda è se il mondo sia nato per un caso ovvero per delle “coincidenze e combinazioni” come i dizionari definiscono il concetto di caso.
Le domanda sul mondo, l'universo, sull'individuo e sull'origine della vita e il casoè un privilegio riservato all'uomo che solo, infatti, ne cerca il significato e che può individuare l'origine della vita e il ruolo del caso nell'universo.
di Camilla G. Iannacci
L'origine della vita e il caso: il ruolo del bosone di Higgs
La risposta che la comunità scientifica riconosce il merito o la causa dell'esistente al bosone di Higgs https://it.wikipedia.org/wiki/Bosone_di_Higgsse siamo sulla terra, un granellino di sabbia nell'universo infinito, è solo grazie a lui e al suo comportamento nello spazio.
Dopo il Big Banghttps://it.wikipedia.org/wiki/Big_Bangnon era scontato che nascesse il mondo come lo conosciamo e l’universo poteva restare pura energia.
Heidegger e l'ultima onto-metafisica si esplicita nella caduta dei valori - «l'assoluto e la verità» - costituisce
una svolta che forma il moderno e conduce alla crisi dei fondamenti
di cui il «Dio è morto» era solo un primo annuncio.
La tecnica come un Moloch, un novello demiurgo o un panopticon
s'impone e indirizza il corso della storia e vanifica ogni tentativo
di cambiamento che l'umanità abbia l'ardire di immaginare e magari
di mettere in atto.
Il destino epocale del nichilismo non concede aperture o pause: è
implacabile nel suo dominare anche un pensiero che possa opporvisi.
Heidegger è però misericordioso e invita (o concede?) di
sperimentare la «Gelassenheit, l’abbandono» dal momento
che nulla può opporsi a questa realtà totalizzante che s'impone
come l'ultima onto-metafisica.
Marco Trainito, in Filosofare con Chat GPT,come avviene in teatro, fa assumere all’IAsembianze di vari personaggi e, questa è l’invenzione dell’autore, dialoga con il pensiero diAnassimandro, Senofane, Alcmeone, Anassagora, Socrate, Platone, Aristotele, Epicuro e, se non bastasse, anche Gesù. Il pensiero antico rivive nel confronto con il pensiero moderno e contemporaneo e, tra gli altri, di Schopenhauer, Marx, Nietzsche, Popper e Wittgenstein.
INTERVISTA
Prof. Trainito lei si proponeva «di testare il grado di autoconsapevolezza filosofica» di ChatGPT: l’obiettivo che si proponeva in questi dialoghi filosofici può dirsi raggiunto?
«Premettiamo subito che qui parleremo soprattutto di ChatGPT-3.5, perché è la versione da me usata nella realizzazione del libro di dialoghi filosofici. Da alcuni mesi uso ChatGPT-4, che per la verità è notevolmente più avanzato. Venendo alla domanda, direi che la risposta è positiva, purché si tenga conto del fatto che qui noi dovremo applicare quello che Dennett chiama “atteggiamento intenzionale: gli stati mentali che noi attribuiamo a una macchina come l’IA generativa sono attribuiti (da noi), e questo non ci sottopone ad alcun impegno ontologico circa la loro reale esistenza. Da questo punto di vista, possiamo dire che sì, ChatGPT ha esibito una notevolissima autoconsapevolezza filosofica».
Franco Volpi ne “Il nichilismo” percorre la genealogia, gli sviluppi del concetto di Essere e Nulla soffermandosi sul Pensiero di Nietzsche ed Heidegger
La filosofia ha un atto di nascita chiaro: la domanda sull’essere (ciò che è)e l’altra strettamente connessa, chiamata in causa dalla prima domanda e consequenziale ad essa: il nulla.
Il pensiero si dispiega intorno a questo problema senza trovare un unico orizzonte interpretativo: la ragione d’essere dell’indagine e delle avventure del pensiero sono nella domanda.
Leibniz si chiede «Perché l’essere e non il nulla»? La sua risposta «Perché niente è più semplice e più facile di qualcosa» è semplicemente… semplice. Eppure ricostruirne i termini, i metodi di riflessione, le teorie semplice non è.
Franco Volpi in “Il nichilismo” di cui ricostruisce genesi, trascorsi ed evoluzione ricorda come «Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori» racchiudono la natura del nichilismo che segna il Novecento ma che segnala la sua presenza tra il ‘700 e ‘800 incuneandosi nell’idealismo e s’impone nel ‘900 col pensiero nicciano secondo cui per nichilismo s’intende la mancanza di un fine, precisamente «manca la risposta al perché?» mentre «i valori supremi si svalutano».
Tonelli scrive «I classici hanno ancora molte cose da raccontarci. Quando rileggo Esiodo o Democrito, Lucrezio o Giordano Bruno per non parlare di Leopardi, rischio di essere travolto dall’emozione, per la bellezza e la potenza della loro scrittura e per la suggestione di ritrovare nei loro scritti una lucida anticipazione di quello che ci dice la scienza contemporanea».
Carlo Rovelli https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rovelli - il filo-fisico-pop con le sue incursioni nel podcast con Cornelia Parker su "La natura nascosta delle cose", nei romanzi di fantascienza "Mars Trilogy", in una storia di Topolino di Disney come già Hawking nei Simpson - parte dal suo primo amore ovvero la filosofiain "Che cos'è la scienza. La rivoluzione diAnassimandro" che «Allievo di Talete, disegna l'ecumene su una tavoletta», e afferma che «La terra è un sasso nello spazio», sul niente ovvero nello spazio vuoto e non sull'Ōkeanós come voleva il suo maestro:un capovolgimento paradigmatico che porterà alla fisica contemporanea.
La filosofia, la scienza e le Humanities
«Fino al XIX secolo c’era una parziale sovrapposizione fra fisici e filosofi ed entrambi potevano utilizzare più o meno lo stesso linguaggio. Con il XX secolo purtroppo questa possibilità è andata via via diminuendo. L’estrema complessità del formalismo richiesto oggi per descrivere il nostro mondo ha reso spesso impossibile una discussione fra fisici e studiosi di altre aree» (Cosmelli).
La natura, il caso, le cose ed i creodi hanno fondamentali caratteristiche in comune: il caso è un evento eccezionale in un mondo sorretto da regole naturali, è il risultato di un abitudine come dice Hume o «Nulla avviene per un cieco caso» come vuole Kant o la vita nasce dal caso, da un evento ma una casualità che si accompagna alla necessità secondo Monod?
La ricerca intorno alla natura, “di cosa siamo fatti?”, “come nasce il nostro universo” e che rapporto c’è tra noi e il mondo, la realtà, le cose e “cos’è il tempo” e sulla consapevolezza di sé stessi, sul concetto di identità conosce una dicotomia nel sapere, una “doppia fenditura”: da una parte gli oggetti, la materia e dall’altra il soggetto, l’io, lacoscienza.
La φύσις del filosofo è la stessa natura che interpreta la fisica eppure la filosofia viene identificatacol pensiero metafisico: un pensare opposto ed inconciliabile col metodo ed il pensare scientifico.
MANZOTTI: "il cuore della MOI o ipotesi dell’identità della
mente e dell’oggetto è siamo tutt’uno con tutte le cose che
troviamo nel nostro esistere quotidiano, noi siamo cose tra cose, né
corpi né menti immateriali, noi siamo nel mondo, anzi siamo il mondo
o almeno quella parte di mondo troviamo nel nostro vivere e la
relazione tra noi e il mondo è una relazione di identità"
La
MOI sta per Mind-Object Identity ovvero Identità
Mente-Oggetto: un elegante acronimo che esemplifica la teoria
sulla coscienza del Prof. Riccardo Manzotti, Filosofo, psicologo,
ingegnere, studioso di intelligenza artificiale e co-editore
del Journal of Artificial Intelligence and Consciousness,
Fulbright Visiting Scholar al MIT (Boston) con cattedra di Filosofia
Teoretica allo IULM https://www.riccardomanzotti.com/
La
ricerca del prof. Manzotti si dispiega intorno alla natura, al mondo
delle cose per fare luce sulla consapevolezza di sé stessi, sul
concetto di identità.
Il
suo testo "La mente allargata. Perché la coscienza e il mondo
sono una cosa sola" è stato tradotto in molte lingue e nel mondo https://www.instagram.com/p/C3FMfsXqy14/
Il Prof. Guido
Tonelli, ordinario di Fisica a Pisa e scienziato di chiara fama ha
legato il suo nome alla scoperta che ha dimostrato l'esistenza del
bosone di Higgs, si trova a Ginevra al LHC del CERN impegnato
nell'esperimento CMS il"Compact Muon Solenoid" riesce a
dedicarci del tempo, con il noto garbo, per parlarci delle suericerche.
Alle domande "di cosa siamo fatti?", "cos'è
il tempo" o “come nasce il nostro universo” Guido Tonelli ha dedicato anni
di studi e di ricerche. I risultati ottenuti li ha raccontati anche
nei suoilibri dedicati al grande pubblico: "La nascita
imperfetta delle cose. La grande corsa allaparticella di Dio e la
nuova fisica che cambierà il mondo" (vincitore del Premio
Galileo), "Genesi. Ilgrande racconto delle origini",
"Tempo. Il sogno di uccidere Chronos", "Quando siaccesero le stelle".
Del suo libro Materia parleremo col professore in questa intervista.
Il Prof.
Tonelli ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali quali lo
"Special BreakthroughPrize in Fundamental Physics", il
"Premio Enrico Fermi" e la "Medaglia d’onore"
del Presidente della Repubblica. Ma ilpremio più esaltante dichiara
di averlo ricevuto l’8 Novembre 2011, il giorno del suo
sessantunesimocompleanno https://www.instagram.com/p/C5QA1r6KSnA/
Quel giorno
comincia come tutti gli altri, allesette del mattino, con il
professore che, mentre prepara il caffè, sbircia il computer per
capire se il bimbo
ha dormito bene.Il bimbo
è il gigantesco rivelatore CMS, che se ne sta sottoterra a 100m di
profondità, e fra poco farà una bella sorpresa agli scienziati che
l’hanno costruito. Nei dati raccolti dal rivelatore si troverannole prime tracce della presenza del bosone di Higgs, la particella che
il mondo intero ha ricercato senzasuccesso per quasi cinquant’anni.
di Camilla Iannacci
INTERVISTA
-Prof.
Tonelli, per parafrasare Shakespeare: ci sono molte cose nella
poesia, nella filosofia, nella scienza, in cielo e in terra: può
renderci partecipi del suo sentire la meraviglia di cui parla
Aristotele di fronte alle sue scoperte e alla bellezza dell'universo
quando ha visto il bosone di Higgs?
Un modello topologico della coscienza: il TMC ovvero the Topological Model of Consciousness
Per Galileo, fondatore del metodo e il pensiero scientifico moderno, "Figure, numeri, moti" perdurano mentre "suoni, sapori, odori" venendo meno il vivente non sono più e quindi sono solamente nomi: dopo la quantistica, la teoria della complessità, la topologia è il caso di ripartire là dove Galileo ha taciuto.
Sembra reale, oggettivo, dimostrabile, verificabile che un individuo abbia una vita interiore, che sa di essere, di pensare, di avere dilemmi etici, credenze, certezze e dubbi: in sintesi, di avere unacoscienza di sé e di fare esperienza del mondo e degli oggetti in esso presenti e di relazionarsi con essi e con i propri simili.
Eppure “Non le vediamo tutte le cose né tanto grandi quanto sono ma la nostra vista si apre la via per investigare e in modo che la ricerca passi da ciò che è evidente a ciò che è oscuro” (Seneca) pertanto bisogna andare al di là del visibile perché “l’universo, oltre i limiti di questo nostro mondo, è infinito” e “la mente vuole sapere che cosa vi sia al di là, procedere “fuori dalla via battuta” (Parmenide).
L’io in un disco
Immaginiamo un discoin cui sia incisa una musica infinita i cui confini e l’orizzonte degli eventisono ben delineati come la forma di disco, ma di cui impossibile percepire e calcolare l’itinerario interno.
Quando il sapere ha di fronte a sé la forma completa di un disco può definire l’evoluzione complessiva, può dare qualche ordine al disordine.
Lo stesso soggetto visivo, all’interno del disco, non riuscirebbe mai a stabilire un itinerario, un senso, una conoscenza, un ordine.
La coscienza, l’osservazione e l’osservatore
La nostra mente pensa… la mente con la … mente, all’interno del proprio pensare mentre il metodo scientifico, oggettivo e replicabile: una differenza incolmabile.
Il soggetto conoscente non è un osservatore esterno al mondo dei fenomeni che descrive, ma è in una relazione complessa con ciò che osserva.
I modelli quantistici della mente: Roger Penrose
Per Penrosehttps://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Penrosela mente non è riconducibile alla computazione, unifica così relatività e meccanica quantistica, il fisico colloca la coscienza negli interstizi tra le due dimensioni della fisica classica e di quella quantistica.
Il ‘cocktail’ di Penrose è più che singolare: c’è un tantino di vuoto ovvero quello di Planck meglio conosciuto come “schiuma”quantistica, una dose di relatività quindi di spazio-tempo e materia-energia.
La coscienza quantistica
Roger Penrose, nei suoi studi sul sistema neuronale, ha formulato la tesi della coscienza quantistica: i neuroni presentano i microtuboli attraverso cui alimentano le cellule, la loro è una struttura frattale, come per esempio il cavolo romano, ove si ottiene la stessa figura cioè la forma o lo schema in ogni parte e all’infinito, dove si sviluppano processi di stampo quantistico e la coscienza seguirebbe le regole vigenti nella meccanica quantistica.
Senza i microtuboli non si dà coscienza ed è in essi che l’entaglement vive e genera la consapevolezza di sé stessi.
Per Penrose meccanica quantistica e relatività generale vanno a incrociarsi ed unificarsi nel cervello: è la teoria conosciuta come “spin network”.
La complessità e la fisica
Conoscere è un sistema complesso che include osservatore e osservato: conoscere è una relazione e conoscere è conoscere relazioni: si conoscono non elementi separati dal contesto, ma configurazioni e rapporti dinamici tra elementi.
Le teorie della complessità affermano, contro l’ideale di spiegazione scientifica deterministica e causale, della fisica classica, la concezione della conoscenza come relazione e come conoscenza di relazioni, di insiemi organizzati o sistemi le cui parti sono in interazione dinamica: la realtà è un organismo, un nodo di relazioni dal comportamento disordinato.
Le teorie della complessità https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_complessit%C3%A0dise-gnano un mondo dominato da un’instabilità permanente, caotica e il senso della temporalità, in questa visione, avverte il declino sia della linearità sia della ciclicità.
Il paradigma della complessità contrappone alle traiettorie lineari della fisica classica, forme inaspettate e fenomeni di cui non possiamo prevedere l’evoluzione linearmente, a partire delle condizioni iniziali.
Fisica quantistica relazionale
Per la meccanica quantistica non esiste uno stato d’essere degli oggetti: nel profondo della materia gli oggetti non esistono separati: la realtà è un tessuto di relazioni che, in modi differenti, intercorrono tra gli oggetti: i fenomeni non sono la somma di elementi singoli e la natura presenta un’organizzazione a noi invisibile, è strutturata come totalità.
Dalla solitudine dell’oggetto alla relazione, dal singolo punto di un ricamo alla magnificenza dell’opera compiuta: un salto paradigmatico.
La meccanica quantistica, lo stato e la misura delle particelle
La meccanica quantistica https://it.wikipedia.org/wiki/Meccanica_quantisticarimette in discus-sione le nostre pretese di conoscere la realtà ovvero la materia perché, in realtà, della realtà (non è un gioco di parole) conosciamo solo una parte e cioè le particelle che, per giunta, si divertono a presentarsi e rapportarsi in modi singolari e inspiegabili.
Non solo le particelle non sono oggetti ma non si sa neanche quale spazio, occupino infatti sullo stato delle particelle possiamo solo pronunciarci in termini probabilistici e solo nel misurarle ne veniamo a conoscenza, infatti, lo spin di un elettrone non è conoscibile prima della misura: “lo stato che si misura non è preesistente ma è creato nel momento della misurazione” (Faggin) ovvero siamo in balia delle onde non dell’oceano ma della probabilità.
E’ impossibile conoscere contemporaneamente posizione e velocità di un atomo interviene il principio di indeterminazioneche va a confliggere con le nostre pretese di precisione ed oggettività relativamente allo stato di un sistema.
Nella dimensione quantistica ogni misurazione va a cambiare ciò che viene misurato.
La fisica classica e la meccanica quantistica: interpretazioni e verità
La fisica classica che non spiega della nostra dimensione i fenomeni complessi, ad esempio, gli stati meteorologici.
Se la fisica classica si occupa solo di quanto possiamo dire della natura, la quantistica si pone la domanda ‘quale particella vede un’altra?’ e della proposizione ‘ci sono eventi e non enti’ ovvero si chiede quali siano le interazioni delle particelle elementari nella materia, nella realtà della natura” (Bohr) e la risposta è che l’elettrone esiste nel relazionarsi con altri elettroni.
Ambedue, sia la fisica classica sia la quantistica ammettono una teoria con diverse interpretazioni o altrimenti detto, se includiamo nella definizione di una teoria anche la sua interpretazione, due diverse teorie che descrivono gli stessi fenomeni.
L’entanglement quantistico: Heinseberg e Gödel
Per “vedere” un “micro-oggetto” dobbiamo agire su di esso con strumenti, che modificano le condizioni del sistema: il soggetto non è “esterno” ai fenomeni studiati osservatore e oggetto osservato sono inscindibili.
Resta senza alcuna spiegazione il fenomeno della ‘non località’ per cui una particella resta correlata ad un’altra senza aver avuto ‘contatti’ con quest’ultima ovvero misurare una particella comporta che un’altra faccia proprio lo stesso valore anche se ne è ‘distante’.
Due particelle, se in un primo momento vengono a relazionarsi tra loro continuano a mantenere una connessione anche quando si ritrovano separate infatti nel misurare l’una, persistendo la distanza tra loro, anche l’altra viene ad essere investita di questa misurazione.
Di conseguenza le due particelle sono ‘entagled’ e rappresentano uno unico stato quantistico ovvero due particelle sono una sola particella.
L’entanglement è paragonabile al principio di indeterminazione di Heisenberg e all’indecidibilità del teorema di incompletezza di Gödel https://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_G%C3%B6del
Per una critica della fisica
L’immagine retinica di un oggetto percepito varia in continuazione, tuttavia esso viene percepito come lo stesso oggetto finché le sue variazioni non lo perturbano troppo: a livello percettivo, è questo il problema della stabilità strutturale e del cambiamento.
I modelli scientifici della fisica non sono in grado di spiegare il comportamento dei fenomeni di produzione delle forme dinamiche come invece i modelli catastrofici che forniscono intelligibilità a fenomeniapparentemente molto diversi tra loro tramite i concetti di isteresi, pregnanza, salienza, singolarità.
Le forme hanno una loro dinamica e, accanto ai domini di stabilità, si osservano situazioni nelle quali piccole modifiche provocano grandi cambiamenti, allora emerge una nuova forma, cioè si produce una catastrofe, un nuovo livello di stabilità strutturale del fenomeno: è la morfogenesi ad occuparsi occupa di tali processi e i cambiamenti di forma vengono denominati catastrofi.
Punti problematici, cioè quelli a tangente orizzontale, detti punti critici o singolarità: centri organizzatori della catastrofe.
Il dato di osservazione è dotato di una struttura e di un’organizzazione (le pregnanze), che l’uomo, grazie alla sua capacità di modellizzare, giunge a rappresentarsi (Thom).
Il criterio di oggettività intersoggettiva
Nello spirito della teoria della relatività, l’invarianza delle leggi fisiche rispetto alle trasformazioni “spazio-temporali” esprime l’invarianza rispetto a cambiamenti dei sistemi di riferimento o “osservatori”.
Su questa base, è quindi possibile porre le invarianze “spazio-temporali” in rapporto con un criterio di oggettività intersoggettiva della descrizione fisica: le leggi mediante le quali descriviamo l’evoluzione dei sistemi fisici hanno valore oggettivo in quanto non cambiano.
Oggettivo è ciò che è invariante rispetto al gruppo di trasformazioni dei sistemi di riferimento, oggettività significa invarianza.
Un modello topologico della coscienza: il TMC ovvero the Topological Model of Consciousness
La fisica non vede tutta la realtà, quasi come noi, questo spazio non conosciuto, non ancora osservato e verificato è tale in quanto ‘collocato’ al di sotto della regione di Planck - dove i nostri sguardi non affondano quanto dovrebbero - in questo spazio non visibile si dispiegano le leggi della meccanica quantistica che rigettano le logiche della nostra mente e il comportamento degli oggetti del macromondo.
Con la geometria dei sistemi dinamici si dà centralità a fenomeni al di sotto dell’intervallo della misura fisica: una variazione, fluttuazione non misurabile, un “non-nulla”, al di sotto della misura, può determinare l’evoluzione di una dinamica.
Rebus sic stantibus nuovi percorsi di ricerca intorno alla coscienza che facciano riferimento alla teoria delle catastrofi, dei sistemi dinamici non lineari e alle suggestioni delle stringhe e delle superstringhe di Veneziano https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Veneziano
Il determinismo della fisica e il metodo qualitativo
Thom in risposta ai dubbi dei fisici circa la sua teoria scrive: “non c’è un dominio del pensiero umano in cui l’uso di modelli geometrici non possa essere di qualche utilità…i modelli quantitativi presentano efficacia solo per i sistemi che dipendono esclusivamente da un piccolo numero di parametri.
I metodi qualitativi fanno appello alle nozioni di campo morfologico, di creodo, nozioni associate alle singolarità d’un insieme di biforcazioni di uno spazio funzionale di dimensione infinita, esfuggono a questa difficoltà.
Il problema dell’integrazione dei modelli locali in una struttura globale stabile (che potrebbe essere l’oggetto di una topologia dinamica), benché abbozzato nel caso degli essere viventi, resta aperto”
La teoria delle catastrofi e le sue applicazioni con Zeeman
Si tratta della costruzione di metaedri, modelli topologici complessi clonati da un centro organizzatore e della costruzione di una struttura costituita da più poliedri: il “diadema”, la “sfera ombelicale”, la “sfera metaedrica”, la “farfallacuspide”, la “tetrafarfallacuspide”, la “collana”.
La farfallacuspide inventa il nuovo, il metaedro conserva le vestigia, la tetrafarfallacuspide dispiega socialità individuali e collettive.
La farfallacuspide è la rappresentazione topologica dell’alterità sociale quale desideranza spaziale che inventa il nuovo: è pregna di eventi.
La “tetrafarfallacuspide” esprime la dialogia tra intelligenza della socialità, espressa in desideranza spaziale, interagente con la spazialità dei media di produzione.
L’ellittico interno al parabolico sarà la rappresentazione topologica dell’alterità sociale emergente quale desideranza spaziale attante verso futuri universi.
Zeeman: la macchina delle catastrofi e le applicazioni della teoria delle catastrofi
Conclusioni: Un modello topologico della coscienza: il TMC
Thom ha optato per un metodo ermeneutico e qualitativo della sua teoria che in questo modo è applicabile alla biologia ed alle scienze umane e ritiene che “Zeeman nella sua formulazione della teoria si è servito di variabili di controllo che non comparivano nella teoria. Io non ho mai considerato in modo sistematico l’utilizzazione della teoria delle catastrofi in un’ottica di teoria generale dei sistemi. Pensavo che le catastrofi dovessero avere lo spazio-tempo come variabile di controllo.