Romano Màdera sembra un l’Ulisse-filosofo sconfitto nel trionfo del pensiero unico:un Ulisse che non ha vinto la guerra di Troia, non avendo individuato alcun inganno contro il nemico.
Il filosofo-psicoanalista nel rivisitare un suo testo del 1977, infatti scrive in “Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche”, Mimesis, 2018: “la teoria del capitalismo impediva l’uscita da quelle regole economiche. se si esamina il suo pensiero ci si accorge che non c'è spazio per la rivoluzione”.
Non si è accontentato di vivere l’esperienza a tavolino come Salgari, (costrettovi, purtroppo, dalla vita), Pietruccio Montalbetti non inventa viaggi, non li sogna ad occhi aperti, non li posta su instagram né su twitter o facebook: li vive sulla propria pelle.
Dopo “I ragazzi della via Stendhal” (2017), “Settanta a settemila. Una sfida senza limiti di età” (2017), “Io e Lucio Battisti” (2013) e “Sognando la California, scalando il Kilimangiaro” (2011) e dopo Tibet, Nepal, India passa in Amazzonia ora "Io mi fermo qui. Viaggio in solitaria tra i popoli invisibili".
Dai Barbarers (D’Urso) ai Leosiners (Leosini, M.me Morgue) anche se giornalisti e politici per non essere da meno e rischiare l’oblio sgomitano con successo per far sentire il loro eloquio conforme a masscult e midcult e teso al kitsch, nell’impero della post-verità e del trash.
Gli abitanti delle tv divorano efferatezze di ogni genere e gongolano “gusti” da vero e proprio abisso mentre si consumano impuniti i delitti dell'intelligenza che non sempre diventano la pena dello spettatore: tutt’altro. Lo vedono partecipe, infatti.