domenica 26 agosto 2018

ROMANO MÀDERA: Sconfitta e utopia. Identità e feticismo


Romano Màdera Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche


Romano Màdera sembra un l’Ulisse-filosofo sconfitto nel trionfo del pensiero unico:un Ulisse che non ha vinto la guerra di Troia, non avendo individuato alcun inganno contro il nemico.


Il filosofo-psicoanalista nel rivisitare un suo testo del 1977, infatti scrive in “Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche”, Mimesis, 2018: “la teoria del capitalismo impediva l’uscita da quelle regole economiche. se si esamina il suo pensiero ci si accorge che non c'è spazio per la rivoluzione”.


Come Ulisse, appena naufrago nell'isola dei Feaci, si attesta dolorante sul bagnasciuga della sconfitta del ’68 e del ’77 e naturalmente del marxismo nell’unica versione “inverata”: il socialismo reale sovietico e quello ibrido del neo capitalismo statale cinese.



Indice dei Contenuti

  • Il tramonto del Marxismo
  • La rivoluzione impossibile
  • Verso Nietzsche, Freud e Hadot
  • La filosofia come φρόνησις
  • Il valore di passioni ed empatia per il cambiamento
  • I limiti dell'analisi di Marx
  • Gramsci, Morandi ed i Grundisse
  • Un poco di Utopia, please

  • Il tramonto del Marxismo

La rilettura di un suo testo precedente e la lettura della realtà sociale è, da una parte, un tentativo convincente di riconoscere la validità della teoria del feticismo e del mondo come un’immensa accumulazione di merci e il suo trionfo nell’epoca del turbocapitalismo che esalta sé stesso nella globalizzazione per cui il mondo è “ricoperto di una sola rete di scambi interdipendenti”.

Dall’altra le categorie marxiane sono, per il filosofo-psicoanalista, incapaci di fornire spiegazione della complessità anche se “tutto ruota intorno all’accumulazione economica e a immagine di questa si strutturano i rapporti di potere, le relazioni tra le persone, la psicologia collettiva, i valori, gli ideali, i simboli”.

  • La rivoluzione impossibile

Romano Màdera afferma l’impossibilità della rivoluzione che affonda le radici nella teoria marxiana in quanto il capitalismo assimila le contraddizioni e le annichilisce laddove per il filosofo di Treviri sono causa della trasformazione del mondo.

Per Màdera il capitale si è mostrato invulnerabile ed insuperabile perché le classi sono subordinati tanto da considerare “naturale” l’attuale formazione storico-sociale, alla classe già votata al compito storico per antonomasia non resta che qualche brandello e lacero di miglioria dell’esistente:non siamo però nel migliore dei mondi.

  • Verso Nietzsche, Freud e Hadot

L’autore e rivolge lo sguardo a Nietzsche e Freud mentre s’intravede l’imprinting e la lezione di Hadot: un percorso che svolta nella “biografia”.

Non solo analisi economica ma attenzione privilegiata al mondo interiore alla vita, al mondo della vita, alla biografia dell’individuo.

La sovrastruttura viene portata in primo piano non c’è la stanca lettura che la vede come puro riflesso della struttura economica: vita e storia camminano insieme.

  • La filosofia come φρόνησις

"Conditio sine qua non" della trasformazione sociale è un salto antropologico dell’essere uomini: la filosofia torna ad essere pratica filosofica, stile di vita. il vero trionfo della φρόνησις.

L’azione sociale non si dà e si condanna alla sconfitta senza porre al centro l’individuo: un ritorno al “γνῶθι σαυτόν” e al “noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas” di S.Agostino.

Se non c’è ricerca dell’εὐδαιμονία non c’è cambiamento: Màdera si pronuncia per una terapia della mente, delle passioni neglette dal marxismo duro e puro: l’uomo deve andare oltre sé stesso in uno slancio nicciano.

  • Il valore di passioni ed empatia per il cambiamento

Non manca la crisi del soggetto: siamo tutti post moderni o comunque post qualcosa.

Le passioni, l’empatia espunte dalla ricerca scientifica e dall’economia politica diventano percorso obbligato verso la scoperta dell’altro e della relazione con l’altro e prologo al cambiamento senza il quale non si dà trasformazione del mondo nonostante Marx.

La filosofia come cura dell’anima è benvenuta purchè non si dimentichi che pharmakon è non solo rimedio ma anche veleno: se gli dei esistono ma non intervengono nel mondo, il capitalismo esiste e interviene nel mondo e lo costruisce e ci tiene avviluppati alle sue sorti anzi noi tessiamo la tela che costituisce la realtà sociale e la irrobustiamo proprio nel vivere e nel produrre ed in essa restiamo abbozzolati incapaci di tagliare qualche maglia nella rete che possa aprire un varco.

  • I limiti dell'analisi di Marx

Se l’analisi del filosofo di Treviri rappresenta per Romano Màdera «una perfetta diagnosi, una mediocre prognosi, una terapia inconsistente» può il lavoro di Madera essere una valida e risolutiva terapia? Ora se attardarsi nel gioco junghiano della sabbia è proficuo per il paziente nel lettino, non pare trasformativo dei rapporti di forza nel sociale che condizionano l’individuo.

  • Gramsci, Morandi ed i Grundisse

Si parva licet, non vanno dimenticate altre letture di Antonio Gramsci e Rodolfo Morandi né di Karl Marx “I Grundisse-Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica” , “Frammento sulle macchine” e alle riflessioni sul General Intellect: letture da meditare per chi come noi vive nel cosiddetto mondo della conoscenza a meno che non si voglia ancora una volta appiattire il pensiero marxiano al socialismo reale.

  • Un poco di Utopia, please

A Màdera non sfugge “la disperazione dei poveri del mondo e il disagio delle popolazioni sopra il livello di sussistenza".
Sì: non è un mondo tra i migliori possibili. Un po' di utopia, please. Ne abbiamo bisogno più del pane.


Nessun commento:

Posta un commento