C'è una "differenza" tra "essere-corpo-inanimato" ed "essere-corpo-animato". Questa "differenza-nel-corpo" è la stessa che si dispiega nel passaggio dal pensiero dell'ente al pensiero dell'essere. Il passaggio fondamentale dalla "ontologia della differenza" all' "ontologia della differenza-nel-corpo" è rintracciabile nell'elaborazione di un "corpo inanimato".
Mentre, dall'altra parte, c'è il dispiegarsi di un "essere-corpo" che non potrà mai essere compreso dal pensiero metafisico, dalla filosofia, dalla scienza etc...
L' "essere-corpo-animato" non si presenta mai al pensiero quale "ente" stabile sussunto o sussumibile nella razionalità perché c'è sempre un dispiegamento che va al di là dei confini: quasi un "chaos" abissale ove è indeterminata ogni capacità di logica, razionalità.
- L' "essere-corpo-animato"
- L' "ontologia della differenza"
- L' "essere-corpo": una differente visione
- "Identità" e "differenza" nel gioco
- La "differenza ontologica-del-corpo"
- Un capovolgimento paradigmatico
- L "essere-corpo-animato"
E' quindi necessario pensare quell'essere che è ancora nascosto all'interno dell' "essere-animato".
- L' "ontologia della differenza"
- L' "essere-corpo": una differente visione
L'agonismo sembra voglia svelare una dimensione dell'essere che è rimasta occultata.
- "Identità" e "differenza" nel gioco
Quello che si vede in campo non sarà altro che la manifestazione ed il dispiegarsi tra l'"essere" e l'"essere altro" che gli "sta-di-fronte".
- La"differenza ontologica-del-corpo"
Quel venire alla luce dell' "essere-corpo" non può mai essere un'imposizione, un "epistème": la"differenza ontologica-del-corpo" renderà insufficiente il pensiero della metafisica anzi cercherà in un altra forma di pensiero, si spera la "differenza pensante".
La "differenza ontologica" è la denominazione di un passaggio dal pensiero da un "oggetto" ("ente") a un "non oggetto" e ad un "non soggetto": il suo dispiegamento, la "differenza ", è l'elaborazione del pensiero dall' entità all'essere.
- Un capovolgimento paradigmatico
Forse all'interno dell'ontologia del gioco è presente un "quid" che, nel corso dell'evoluzione storica e diramazione nei vari campi dell'esistenza ha prodotto due paradigmi differenti: quella prevalente, fuori del gioco: ove è essenziale distruggere l' "essere-che-è-di-fronte"; quella all'interno del gioco ove l'essere vince sull'altro che gli "sta-di-fronte" senza mai distruggerlo nella sua "essenza", ma, anzi, suscita nell' "altro" il dispiegarsi delle sue qualità migliori, della sua forza ed intelligenza.
Nel gioco infatti l'essere si trova di fronte sempre un altro essere che si esprime nelle sue qualità d'eccellenza tant'è che riesce a piacerci solo quando ci sorprende e ci vince, con le migliori qualità intellettuali.
Nel gioco l'avversario è da considerarsi come un antagonista del cui "essere" si sente necessità: senza l'antagonista finisce il gioco.
In altri termini: l'essere e la sua antitesi nel gioco non dovranno mai essere completamente soppressi ma, attraverso delle regole, devono coesistere e contrapporsi.
Si è di fronte ad un capovolgimento paradigmatico che è l' inizio della ricerca che vedrà impegnati un gruppo di ricercatori di diverse Università e Centri di Ricerca europei.
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