Il falso problema - si sarebbe detto una volta – è voler ostinarsi a contrapporre l’individuo - inteso come monade chiusa in se stessa tipico della figura del poeta che si arrovella nel suo egoico mondo.
Una realtà fatta di ricordi-dolori-sentimenti e quindi lontano dai problemi che vivono gli umani “ineguaglianza-ingiustizie” etc.. – e le grandi tematiche della “città”.
Laddove, per fare una sola “ipotesi di scuola” i Lirici antichi-moderni e contemporanei hanno molto “detto” il loro tempo: a volte meglio di ogni trattato sociologico-politico.
Sì: un falso problema. E fuorviante.
E incapace di vedere che “il sociale” è sviscerato al suo meglio da ciò che viene bollato come “lamento-sentimento” e soprattutto “individualismo” termine dispregiativo fatto proprio dalle grandi dittature del novecento (non solo) che hanno, in nome del sociale, ucciso l’uomo (in senso reale non solo figurato ovvero l’umano) instaurando non solo il terrore sociale e feroci élite ma negando proprio i valori della Polis.
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