La natura, il caso, le cose ed i creodi hanno fondamentali caratteristiche in comune: il caso è un evento eccezionale in un mondo sorretto da regole naturali, è il risultato di un abitudine come dice Hume o «Nulla avviene per un cieco caso» come vuole Kant o la vita nasce dal caso, da un evento ma una casualità che si accompagna alla necessità secondo Monod?
Per Waddington il creodo esprime “necessità e sentiero” esemplificati da una sfera che precipita da una collina le cui configurazioni incidono sui percorsi https://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1309131/la-natura-le-cose-il-caso-e-i-creodi_1333097
La ricerca intorno alla natura, “di cosa siamo fatti?”, “come nasce il nostro universo” e che rapporto c’è tra noi e il mondo, la realtà, le cose e “cos’è il tempo” e sulla consapevolezza di sé stessi, sul concetto di identità conosce una dicotomia nel sapere, una “doppia fenditura”: da una parte gli oggetti, la materia e dall’altra il soggetto, l’io, la coscienza. https://www.corrierenazionale.net/2024/07/21/la-natura-il-caso-le-cose-e-i-creodi/
La φύσις del filosofo è la stessa natura che interpreta la fisica eppure la filosofia viene identificata col pensiero metafisico: un pensare opposto ed inconciliabile col metodo ed il pensare scientifico.
Mente e coscienza
«L’idea che i fenomeni mentali siano emersi inaspettatamente nel corso dell’evoluzione mi sembra ben fondata, le intenzioni coscienti e razionali riguardano solo noi Sapiens» (Trainito).
Per quanto il mind-body problem «ChatGPT è in grado di riprodurre lo stato del dibattito e sa individuare punti di forza e di debolezza di ciascuna posizione, dal dualismo interazionistico di matrice cartesiana all'eliminativismo e monismo riduzionistico» (Trainito).
Il tema della mente e della coscienza, ovvero l’hard problem di David Chalmers «Come l’acqua dei processi elettrochimici cerebrali si trasforma nel vino della mente e della coscienza è un problema ancora aperto ma per Manzotti è mal posto come scrive infatti Wittgenstein “All’associare e al pensare non è coordinato nessun processo nel cervello”» (Trainito).
L'hard-problem «E' uno pseudo problema, nato perché si è posto, in termini dualisti e cartesiani, per cui la mente cosciente è diversa dal mondo fisico che si è definito in termini puramente relazionali ovvero in termini di misure quantitative» (Manzotti).
La scienza quantifica, misura e calcola non pone domande sul significato del vivere anche se ne ricerca cause ed origini: argomenti che esulano dalla hard science mentre l’umanità si interroga sul senso degli eventi e dell’esistenza.
Ricorda Trainito che «Alcmeone di Crotone è stato il primo pensatore greco a collocare sensazione e pensiero (che pare abbia distinto) nel cervello» e annota «La teoria popperiana dei tre mondi è fatta a pezzi dalla MOI».
La MOI, Mind-Object Identity
La MOI fa tabula rasa della tradizione filosofica: la dicotomia oggetto-soggetto si dissolve, come l’illusione di un vita interiore «La coscienza di un oggetto è l’oggetto» (Manzotti).
In particolare «L’interiorità, non è un invisibile mondo interiore, ma l’insieme delle cose che si servono del mio corpo per produrre effetti» è la sua teoria della MOI «che propone una rivoluzione copernicana ribaltando il rapporto tra corpo e mondo» (Manzotti).
La MOI sta per Mind-Object Identity o ipotesi dell’identità della mente e dell’oggetto vuole che «Siamo tutt’uno con tutte le cose che troviamo nel nostro esistere, siamo cose tra cose, né corpi né menti immateriali, siamo nel mondo, anzi siamo il mondo e la relazione tra noi e il mondo è una relazione di identità» (Manzotti).
Manzotti dice che «Secondo la MOI non ci sono sistemi coscienti, ma sistemi fisici, come il nostro corpo, che sono al centro di una rete di rapporti di causa ed effetto che permettono a combinazioni complesse di cose di produrre effetti; queste combinazioni di cose sono le nostre menti».
Trainito si propone «Di testare il grado di autoconsapevolezza filosofica» di ChatGPT” e dimostra che tenendo presente l'avvertenza di Dennett «L'atteggiamento intenzionale: gli stati mentali che noi attribuiamo a una macchina come l’IA generativa sono attribuiti (da noi). Da questo punto di vista ChatGPT ha esibito una notevolissima autoconsapevolezza filosofica»
La filosofia, la poesia, il cosmo e la natura
La filosofia e la poesia hanno investigato il cosmo e la natura dell’umanità ben prima del metodo scientifico nato con Galileo e che l’intelletto, l’immaginazione, le congetture, l’illuminazione e non solo la serendipity, siano stati determinanti in questo lungo percorso.
Lucrezio indaga la natura in versi tramite la filosofia materialistica di Epicuro ed immagina i “molti mondi” ben prima di Giordano Bruno.
Ivano Dionigi scrive che nel “De rerum natura” sembra «prendere forma un divenire caosmico» e che «L’assimilazione tra verba et res annulla il divario tra poesia e filosofia, aprendo la strada della successiva divulgazione scientifica».
Sulla natura, sul problema della conoscenza e del sapere s’interroga Leopardi che «Demolisce ogni illusione antropocentrica. La sua è una concezione della natura che calza perfettamente con la visione dell’universo che ci consegna la scienza contemporanea» (Tonelli).
La sua poesia s’intreccia alla filosofia «Questo globo ove l’uomo è nulla, sconosciuto è del tutto», quei «Nodi quasi di stelle» sono un riferimento, ante litteram, alla topologia, alla teoria dei nodi, alla teoria delle stringhe che parla di filamenti di energia vibrante “piegati”, arrotolati e descrivibili appunto da “nodi” o “nastri” di Gabriele Veneziano la cui teoria per Tonelli «È una costruzione teorica geniale che immagina questi minuscoli costituenti che si annidano nel cuore delle particelle elementari conosciute e che, se verificata, permetterebbe di risolvere alcuni dei più grandi misteri della fisica contemporanea, come, per esempio, la quantizzazione della gravità. Purtroppo nessuno ha trovato una prova sperimentale dell’esistenza di queste sottostrutture nei quark o nei leptoni e quindi resta un’elegante congettura. Potrebbe essere una teoria sbagliata, ma potrebbe essere che la verifica ci sia sfuggita perché non abbiamo avuto a disposizione, acceleratori capaci di generare collisioni di energia elevata da registrare gli effetti di queste corde vibranti».
«Chi, se non i filosofi, gli umanisti, gli artisti, potranno dare un senso, ancora oggi, all’esistenza umana? Chi altri potrà aiutare l’umanità a fare i conti con quei cambiamenti di paradigma indotti da nuovi risultati scientifici: per esempio se si scoprisse che il nostro non è che uno di molteplici universi, se si provasse l’esistenza di extra-dimensioni spazio-temporali e prove di forme di vita in altri pianeti: obiettivi scientifici su cui sta lavorando la comunità internazionale» (Tonelli).
La frattura come doppia fenditura di Galileo
In Proust gli oggetti sono utili al ricordo, a ricostruire e costruire il ‘sé’ e il ‘reale’ ci sono «Le emozioni» che fanno «Venir meno quella prospettiva stabile che le nozioni abituali degli oggetti concorrono a costituire».
La frattura, codificata da Galileo, distingue i compiti e l’attività dello scienziato: s'intende la natura solo se si può quantificare, verificare e replicare l’esperimento e ha preferito tacere su suoni, odori, sapori ma l’individuo sperimenta il ricordo tramite una musica, un odore anche se i qualia non sono misurabili, quantificabili.
E' il caso di ripartire là dove Galileo ha taciuto?
Il mito, i Presocratici e la ricerca scientifica
Il mito offre un’interpretazione dell’uomo e del cosmo «per primo fu il chaos» scrive Esiodo nella Teogonia «Il chaos primordiale, così simile al vuoto quantistico da cui origina il nostro universo» (Tonelli).
Per Anassimandro la terra è un sasso nello spazio, che fluttua sul niente e non sull’oceano come sostiene Talete; Leucippo e Democrito avviano un’interpretazione materialistica del cosmo: l’atomo è l’elemento indivisibile e costitutivo del cosmo.
Per Manzotti «La MOI è la filosofia presocratica (una forma di esistenzialismo) al tempo della AI, della relatività e della meccanica quantistica. I presocratici che volevano ridurre tutto a principi elementari (acqua, fuoco, terra, aria), avevano l’obiettivo di collocare la nostra esistenza dentro una cornice unitaria» e si può ben dire che la filosofia naturalistica introduce al pensiero scientifico.
Il concetto di materia indica qualcosa di corposo, di tangibile, di consistente ma in realtà l’universo, la materia e il Sapiens sono costituiti di vuoto che «E' diverso da come lo pensiamo. Risponde alle regole della meccanica quantistica e ha energia momento angolare e carica nulle. Non solo l' universo ha ancora uno stato di vuoto. Lo compone: materia oscura, energia oscura, lo spazio-tempo curvato dalla massa-energia e quindi impregnato di energia negativa» (Tonelli). Ci soccorre «L’esperimento CMS, l'apparato per la fisica delle alte energie: facendo collidere protoni di altissima energia si possono produrre nuove particelle, così ci avviciniamo ai primissimi istanti di vita del nostro universo» (Tonelli).
«Siamo fatti della stessa sostanza delle stelle» cioè di atomi: oggetti, piante, animali ovvero il mondo e noi è il precipitato delle supernove che alla fine della loro esistenza ci consegnano la vita esplodendo e disseminandosi nello spazio.
«I costituenti elementari della materia, quark e leptoni, che sono i moderni atomi ipotizzati da Democrito di Abdera, hanno masse diverse fra loro. A produrre questa differenza è il bosone di Higgs che ha dato origine alle prime stelle e poi le galassie e i sistemi solari, fino a noi. Senza il campo di Higgs il mondo materiale e noi, non sarebbe stato possibile» (Tonelli).
Il caso, i creodi: Waddington e Thom
Le aporie e la 'violenza' del paradosso non appartengono solo alla scienza ma sono innervati alla vita, ci costituiscono: abitiamo l’inconcludenza e cerchiamo chiarezza per ritrovarci accanto e sperimentare il paradosso «L’infinitamente improbabile costituisce di fatto il tessuto di tutto quanto si chiama reale» (Arendt).
Già per Lucrezio il clinamen e l'imprevedibilità, caratterizzano gli atomi.
Il paesaggio epigenetico e la cellula come sfera che precipita dalla collina con le regioni ed i pendii la forma è l’esito di metamorfosi regolate da leggi geometrico-topologiche.
Thom si è misurato con le forme di D’Arcy W.Thomson, con Poincaré e con la sua topologia dei sistemi dinamici «Il salto da una ‘forma-tipo’ ad un’altra si determina catastroficamente» per «La maggioranza delle forme biologiche».
Le forme hanno consistenza e stabilità e, nel contempo, una loro dinamica e sono caratterizzate sia da continuità che da discontinuità: cambiano e si trasformano.
Accanto ai domini di stabilità, si osservano situazioni nelle quali variazioni minime possono produrre profondi, improvvisi e rapidi cambiamenti, salti bruschi di status allora emergono nuove forme cioè si produce una catastrofe, un nuovo livello di stabilità strutturale del fenomeno.
Ogni vivente, e gli elementi naturali: da una pietra ad un albero, si caratterizzano sia dalla stabilità sia dalla dynamis «Non si può scendere due volte nel medesimo fiume» come ammonisce Eraclito cui fa riferimento Thom nel considerare la natura sorretta dal πόλεμος, dal conflitto, dal divenire che si dispiegano nelle forme.
Per Thom «La matematica rimette in discussione la possibilità di misurazione» e le traiettorie nello spazio geometrico sono stabili solo per un certo intervallo, fuori da quell’intervallo si salta su traiettorie con una transizione rapida (biforcazione) e a volte discontinua (catastrofe).
«I metodi qualitativi fanno appello alle nozioni di campo morfologico, di creodo, nozioni associate alle singolarità di un insieme di biforcazioni di uno spazio funzionale di dimensione infinita» (Thom).
Il continuo non offre una spiegazione del comportamento della birra di cui non conosciamo il processo di formazione della schiuma che si muove con passaggi rapidi tra lo status gassoso e il liquido: in quel ribollire si creano delle catastrofi.
In René Thom e Aristotele esiste una «Potenza coesiva, relazionale» e una priorità ontologica del continuo sul discreto.
Il TMC : “ The Topological Model of consciousness”
La nostra mente pensa… la mente con la … mente, all’interno del proprio pensare mentre il metodo scientifico è oggettivo e replicabile: una differenza incolmabile.
A Zeeman, si deve un modello topologico del cervello, si potrebbe parlare di un TMC ovvero “The Topological Model of consciousness”: le teorie del caos e delle catastrofi interpretano la struttura complessa del cervello: immaginiamo un disco in cui sia incisa una musica infinita i cui confini e l’orizzonte degli eventi sono ben delineati ma di cui impossibile percepire e calcolare l’itinerario interno. Quando il sapere ha di fronte a sé la forma completa di un disco può definire l’evoluzione complessiva, può dare qualche ordine al disordine.
Lo stesso soggetto visivo, all’interno del disco, non riuscirebbe mai a stabilire un itinerario, un senso, una conoscenza, un ordine.
Il dato di osservazione è dotato di una struttura e di un’organizzazione (le pregnanze) che l’uomo, grazie alla sua capacità di modellizzare, giunge a rappresentare attraverso i modelli catastrofici, siamo di fronte a punti problematici, detti critici o singolarità: in particolare i punti problematici cioè quelli a tangente orizzontale, sono detti punti critici, singolari, singolarità ovvero i centri organizzatori della catastrofe che forniscono intelligibilità ad eventi apparentemente diversi tra loro.
Il principio di indeterminazione: il rapporto osservatore-osservato
«Il principio di indeterminazione, che trascina dietro di sé la questione del rapporto osservatore/osservato che funziona, lo possiamo verificare nei nostri esperimenti, ma ancora non abbiamo capito perché: descrive perfettamente il comportamento delle particelle su scala sub-nucleare ma ci appare incomprensibile. Siamo in molti a pensare che sotto la superficie dove agiscono questi principi fondamentali ci sia un livello più profondo dal quale emergono queste 'leggi misteriose'» (Tonelli).
L’osservatore non è in grado di misurare posizione e velocità della particella senza produrre un’alterazione ovvero una perturbazione dello status della particella. Quando l’osservatore tenta di stabilire la posizione dell’elettrone il comportamento delle particelle secondo il Principio di Indeterminazione di Heisenberg richiama in campo la casualità e stabilisce che per indagare una particella di materia, per esempio un elettrone, dobbiamo agire su di essa con strumenti, che modificano le condizioni del sistema: è il problema osservatore-osservato che è irrisolto invece per Manzotti «Nel caso della MOI l’osservatore è tutt’uno con l’osservato anche se è distinto dallo strumento di misura che ne è la condizione di esistenza».
La complessità e la quantistica
Ci si chiede se il metodo sperimentale della scienza possa rivendicare un fondamento di verità o se, piuttosto, sfiora la tanto vituperata metafisica che vuole rigettare: domina 'uno sguardo probabilistico' e l'uomo non può più pensare di essere depositario delle verità assolute in riferimento a tanti problemi ancora aperti come l’entanglement quantistico al Teorema di incompletezza di Gödel per cui “Ci sono asserzioni formulate in modo esatto che non sono né vere né false”: è l’indecidibilità è la crisi dei fondamenti si sono aggiunte le teorie non lineari e della complessità dopo la quantistica, i sistemi dinamici.
Le teorie della complessità affermano, contro la spiegazione scientifica deterministica, che la realtà è un organismo, un nodo di relazioni dal comportamento disordinato, non prevedibile.
«Si è cercato di affrontare lo studio sistematico dei sistemi complessi. E ci si è resi conto della necessità di sviluppare strumenti concettuali specifici. Da tempo si è abbandonata l’idea meccanicistica di un’evoluzione materiale puramente deterministica. La meccanica quantistica, con la sua dinamica dominata dalle fluttuazioni e dal principio di indeterminazione ci ha costretto ad abbandonare le ipotesi più ingenue anche per lo studio dei sistemi più elementari. Quando si passa ai sistemi complessi, alle transizioni catastrofiche, ai fenomeni non lineari che pure abbondano in natura, le cose diventano ancora più difficili» (Tonelli).
I nuovi modelli di catastrofi di Giacinto Plescia
Nuovi percorsi di ricerca intorno al mondo ed alla coscienza fanno riferimento a Thom, ai sistemi dinamici non lineari, alle suggestioni delle stringhe e delle superstringhe di Veneziano e per Giacinto Plescia sono possibili nuovi modelli di catastrofi: si tratta del metaedro che conserva le vestigia, la farfallacuspide è la rappresentazione topologica dell’alterità sociale quale desideranza spaziale che inventa il nuovo, è pregna di eventi; la tetrafarfallacuspide esprime la dialogia tra intelligenza della socialità in desideranza spaziale interagente con la spazialità dei media di produzione; la tetrafarfallacuspide dispiega socialità individuali e collettive. Ogni work-station o space-lab sono collegati, attraverso un flusso di comunicazioni, di merci materiali o immateriali e individua anche altri modelli quali la collana, il diadema, la sfera ombelicale. Per Thom «La scienza è vicina alla sua ultima possibilità di descrizione finita» l’indescrivibile, l’informalizzabile sono alle viste e preconizza un’arte dei modelli: il suo metodo ermeneutico e qualitativo è stato applicato alla biologia ed alle scienze umane.
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