lunedì 29 luglio 2024

La dynamis: i presocratici e la fisica

La dynamis i presocratici e la fisica

La dynamis: i presocratici e la fisica

Tonelli https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/04/02/guido-tonelli-materia/ scrive «I classici hanno ancora molte cose da raccontarci. Quando rileggo Esiodo o Democrito, Lucrezio o Giordano Bruno per non parlare di Leopardi, rischio di essere travolto dall’emozione, per la bellezza e la potenza della loro scrittura e per la suggestione di ritrovare nei loro scritti una lucida anticipazione di quello che ci dice la scienza contemporanea».  

Anche Carlo Rovelli, il filo-fisico-pop con le sue incursioni nel podcast con Cornelia Parker su "La natura nascosta delle cose", nei romanzi di fantascienza "Mars Trilogy", in una storia di Topolino di Disney come già Hawking nei Simpson - parte dal suo primo amore ovvero la filosofia in "Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro" che «Allievo di Talete, disegna l'ecumene su una tavoletta», e afferma che «La terra è un sasso nello spazio», sul niente ovvero nello spazio vuoto e non sull'Ōkeanós come voleva il suo maestro: un capovolgimento paradigmatico che porterà alla fisica contemporanea.

La filosofia, la scienza e le Humanities

«Fino al XIX secolo c’era una parziale sovrapposizione fra fisici e filosofi ed entrambi potevano utilizzare più o meno lo stesso linguaggio. Con il XX secolo purtroppo questa possibilità è andata via via diminuendo. L’estrema complessità del formalismo richiesto oggi per descrivere il nostro mondo ha reso spesso impossibile una discussione fra fisici e studiosi di altre aree» (Cosmelli).

La fisica per alcuni pare abbia sostituito, nella riflessione sui principi di esistenza e funzionamento del mondo, ogni altra voce interpretativa mentre la filosofia viene identificata con la corriva e storica accezione di pensiero metafisico rivolto ad un perenne “altrove ed assoluto” quindi ad un pensare opposto, inconciliabile col pensare scientifico teso ad indagare «Provando e riprovando» la natura dell’universo: interpretazioni consolidate anche nel comune sentire.

Nello stesso tempo e come logica conseguenza, la scienza sempre più specializzata trova difficoltà insormontabili nel riuscire a dialogare ed intendersi al suo interno, nei confronti delle altre discipline e verso un platea vasta e assetata di conoscenze che si riversa su internet alla ricerca di risposte.

«Sono d’accordo sul significato della storia e della filosofia della scienza. L'indipendenza creata dallo sguardo filosofico – a mio parere – costituisce il tratto che distingue un mero artigiano o specialista dal vero ricercatore della verità. Una conoscenza dello sfondo storico e filosofico dà quel genere di indipendenza dai pregiudizi della propria generazione, di cui la maggioranza degli scienziati sta soffrendo» (Einstein).

L’interrogazione della natura è portata avanti tanto dal filosofo quanto dallo scienziato: la filosofia pensa e la scienza non è da meno: il filosofo infatti quale novello Prometeo che porta all’umanità il fuoco e verifica filosoficamente-scientificamente le proprie ricerche come fa lo scienziato col suo metodo scientifico.

Prima del metodo scientifico-sperimentale con cui nasce la scienza, la filosofia ha riflettuto, con i Presocratici, sulla natura, la ϕύσις del filosofo è la stessa natura interrogata ed interpretata dalla fisica non è in un altrove metafisico ma nel mondo: la filosofia ha un metodo suo proprio di ricerca da rivendicare e difendere senza prostrarsi a piatire primogeniture, riconoscimenti o false identità con la scienza.

«La nascita dei Principi della Fisica, non è stata mai avulsa dalle idee coeve. Credo sia utile cercare di capire come altre persone con una formazione differente avessero affrontato gli stessi problemi e a quali conclusioni fossero arrivati; è il processo mentale che conta» (Cosmelli).

Se da una parte, la regina scienze, la filosofia, non ha perso l'allure detronizzata dalla ricerca scientifica e dalla conseguente tecnologia che detta legge in modo incontrastato, dall'altra parte, un filosofo che parli della natura senza considerare la fisica si espone all'errore, ad una conoscenza monca e ad un 'tradimento' della stessa filosofia e rischia affannosamente di rincorrere la fisica alla ricerca di consonanze-assonanze in un penoso gioco di rispecchiamento narcisistico.

«Oggi molta gente - perfino scienziati professionisti - mi sembrano come chi ha visto migliaia di alberi ma non ha mai visto una foresta» dice Einstein. Andare nella foresta della conoscenza significa individuare percorsi senza pregiudizi e senza pensare di essere depositari di una verità da difendere ed imporre ma da cercare.

L'accumulazione del sapere è il sostrato inesauribile e conditio sine qua non per il progresso scientifico ma anche il suo ostacolo laddove non si ha la forza di scrutare oltre gli orizzonti acquisiti: è utile intraprendere un cammino a ritroso per andare alla radice di un palinsesto culturale appesantito dalle tante trascrizioni storiche che necessitano di un finissimo labor limae per risentirne la voce autentica.

La materia tra scienza, filosofia e arte

«Che la materia pensi, è un fatto. Un fatto, perché noi pensiamo; e noi non sappiamo, non conosciamo di essere, non possiamo conoscere, concepire, altro che materia ciascun di noi… sente che egli pensa con una parte materiale di sé, cioè col suo cervello, come egli sente di vedere co’ suoi occhi, di toccare colle sue mani» (Leopardi).

Le parole del recanatese trovano conferma nella MOI, la Mind-Object Identity di Riccardo Manzotti https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/01/29/lintelligenza-artificiale-la-persona-la-coscienza-identita-mente-oggetto-per-la-moi/ che fa tabula rasa della dicotomia oggetto-soggetto perché «Siamo tutt'uno con le cose, la relazione tra noi e il mondo e di identità» e in quanto relaziona il soggetto al mondo, alla φύσις e qui torna a far capolino il mito che sembra avere la stessa essenza strutturale della φύσις (forza che cambia e trasforma) più che della ὕλη (materiale per costruzione).

Non è solo la scienza che può predicare sul mondo e sul soggetto: l’arte, la letteratura non sono da meno del pensiero filosofico e delle raffinate interpretazioni della fisica per capacità di analisi. La visione di Leopardi sulla natura «Calza perfettamente con la visione dell’universo che ci consegna la scienza contemporanea» (Tonelli).

In Leopardi poesia, filosofia e scienza sono indistinguibili «Questo globo ove l'uomo è nulla, sconosciuto è del tutto», quei «nodi quasi di stelle» sono un riferimento, ante litteram, alla teoria dei nodi, dei nastri alla topologia.

La nuova fisica ci consegna teorie per cui non solo la materia ma noi stessi siamo costituiti di particelle elementari e non esistono solo elettroni, protoni e neutroni, le particelle bosoniche e i fermioni sono creati dalle vibrazioni delle stringhe di Gabriele Veneziano e si presentano di dimensioni più infinitesimali dei quark e sono all'origine dell'universo: c'è un altro livello di struttura, piccoli filamenti di energia vibrante che sono “piegati”, arrotolati in una configurazione descrivibile attraverso una geometria dei 'nodi', 'tori', 'nastri', 'anelli' mentre lo zeitraum della musica di Mozart è metafora del chaosmos nonché dell'indecidibilità di Gödel.

La scienza, con le tecnologie quantifica, misura e calcola di un quadro le coordinate rispetto alle pareti della stanza, si pone il problema della chimica dei pigmenti, scende ai livelli quantizzati di molecole e atomi che restituiscono i colori e ci dice come  l’immagine retinica di un oggetto percepito varia in continuazione, tuttavia esso viene percepito come lo stesso oggetto finché le sue variazioni non lo perturbano troppo: a livello percettivo, è questo il problema della stabilità strutturale e del cambiamento.

La ricerca scientifica non si domanda qual è il senso dell’arte e del messaggio dell’artista che predispongono lo spazio alla parola estetica: ubbie coltivate da umanisti e metafisici eppure «La scienza e l’arte hanno in comune il fatto di riconoscere che la realtà è un insieme più complesso di quello che possiamo vedere» (Rovelli). e una dimensione metamorfica, dinamica, plastica, è registrata, in forme diverse all’inizio del novecento, nell’arte: con l’espressionismo ed il futurismo e l’arte ha lavorato sull’idea di creazione, più che di clonazione, molto prima della biologia.

Dai Presocratici alla fisica contemporanea

Per «Primo di tutti fu il caos» dice Esiodo, Χάος è «una sorta di nebulosità senza forma associata all'oscurità» scrive Arrighetti e ancora per Guidorizzi è il «Caos il vuoto primordiale, una specie di gorgo buio che risucchia ogni cosa in un abisso senza fine paragonabile a una nera gola spalancata (χάσκω, inghiotto)». Come ci consegna, il mito solo poi vennero “Concordia ed Eros” per mettere ordine al disordine.

«Il chaos primordiale, così simile al vuoto quantistico da cui origina il nostro universo. Quark e leptoni, sono i moderni atomi ipotizzati da Democrito» (Tonelli).

Per Anassimandro «Il tempo è ciò che determina la generazione, la distruzione e l'esistenza dei mondi» ed «Il principio degli esseri è l’illimitato, l'apeiron da dove infatti gli esseri hanno l'origine» quell'apeiron che Rovelli considera una 'entità teorica' modernissima nell'osservazione naturalistica che porterà alla fisica contemporanea.

Nel Simposio di Platone l’amore, Eros, è figlio di 'bisogno' e 'povertà', 'penìa' e 'poros', è mancanza e desiderio generati anche dal taglio del cordone ombelicale: il 'nodo' rompe la simbiosi con la madre e crea una 'mancanza' rappresentata dal vuoto del 'toro' riferimento platonico, ante litteram, alla topologia: nella psicoanalisi topologica di Lacan legami e separazioni sono costitutivi dell’inconscio: qui l'analisi si innesta a quella delle superfici: dal nastro di Möbius alla teoria dei nodi.

La scienza e la téchne hanno dimostrato come l'atomo sia non solo divisibile ma che non è l'ultimo elemento costituivo della natura, infatti esistono quark e muoni, l'atomo di Democrito è equiparabile all'elemento primo che la nuova fisica indaga.

Se l'atomismo di Leucippo, Democrito, Epicuro, Lucrezio, Galilei, Descartes, Gassendi e gli infiniti mondi di Giordano Bruno percorrono la nuova fisica e la concezione corpuscolare della materia, la scienza, per naturale 'predisposizione' non si accontenta di alcuna meta raggiunta è critica di ogni conquista e soprattutto di ogni forma di dogmatismo e rimette in discussione tutto ciò che il pensiero e la prassi trovano essere un paradigma non più conforme alle conoscenze acquisite «La scienza è una ricerca continua del miglior modo per pensare il mondo. La scienza nasce perché si mettono in dubbio le certezze» scrive Rovelli https://frame-frames.blogspot.com/2022/09/helgoland-di-carlo-rovelli.html che apre nuovi scenari di ricerca come la gravità quantistica ad anello: la QM relazionale.

La dynamis

In Eraclito il movimento vede l'alternarsi dei contrari: il freddo e il caldo e dalla dialettica dei contrari prende forma l'armonia all'interno, pur sempre, del mutamento.

«E' la medesima realtà il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli, e quelli mutando son questi: il πόλεμος è padre di tutte le cose» (Eraclito): il πόλεμος è la dynamis che Anassagora chiama discordia, ed è lenergheia in Aristotele: la dimensione 'dinamica' e metamorfica è presente anche nel mito che è una singolarità all’interno di spazi topologici, un sistema autopoietico come il caos.

«Qualsiasi forma deve la sua origine ad un conflitto» che si dispiega nella natura che in origine è abitata dal caos «un’idea preesistente alla distinzione, alla separazione, all’opposizione, un’idea dunque di indistinzione, di confusione fra potenza distruttrice e potenza creatrice, fra ordine e disordine, fra disintegrazione e organizzazione, fra Hybris e Dike» (Morin).

La realtà origina e si dispiega nella dynamis sia in Eraclito sia in Thom: ogni forma, ogni fenomeno originano da «Una distinzione qualitativa dei modi di agire del tempo nelle cose e al conflitto che si dispiega nella natura»: Thom riconosce in Eraclito il precursore della morfogenesi, la sua teoria delle catastrofi cerca di «Ricollocare le intuizioni fondamentali del grande filosofo in un quadro geometrico e dinamico».

Siamo ad «Una visione dell’universo dialettica e eraclitea, di un mondo eterno teatro della battaglia tra logoi, tra archetipi» infatti «Al fondo del logos eracliteo della nostra anima, strutture simulatrici di tutte le forze naturali esterne agiscono» (Thom).

«E' saggio intuire tutto è uno e l'uno è tutto» e va considerato l'«Unire ciò che è completo e ciò che non lo è, ciò che è concorde e ciò che è discorde, ciò che è in armonia e ciò che è in contrasto” per Eraclito e per la Gestalt «il tutto è più che la somma delle sue parti» cioè, secondo la fisica quantistica, la struttura ovvero il tutto, conforma le parti, gli oggetti.

Lucrezio: il divenire caosmico

Se «Gli occhi non possono vedere il principio di tutte le cose» le vede nel De rerum natura" https://frame-frames.blogspot.com/2022/10/lucrezio-e-la-gravita-quantistica.html Lucrezio il cantore della natura e della scienza, in ogni suo aspetto dagli uomini agli animali, alla terra con le sue acque e gli astri.

Per Lucrezio «L'universo, oltre i limiti di questo nostro mondo, è infinito» il poeta-filosofo parla del vuoto e prefigura la teoria dei molti mondi prima di Giordano Bruno, della meccanica quantistica, di Hugh Everett III e DeWitt, dell'Indeterminazione di Heisenberg e di Planck.

La costruzione del poema-mondo, il verso, la filosofia, vanno ad investigare la realtà e portare alla luce le cose oscure e il mistero che la natura occulta all'intelletto. Un invito ad «Uscire dallo stato di minorità» a travalicare le Colonne d'Ercole come fa l'Ulisse di Dante che ci ricorda «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza» ed il poema di Lucrezio è una creazione filosofica, poetica e fisica ante litteram grandiosa tanto quanto "La Divina Commedia".

Per Ivano Dionigi in “Lucrezio. Le parole e le cose” si disvela il corpo del poema come «Un cosmo vero e proprio» anzi sembra «Prendere forma un divenire caosmico grazie alla filologia, la quale ordina il molteplice, domina il caos».

Il caso e il creodo di Waddington

«Guardando alla natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un ‘caso’, di un equilibrio tra ‘forze’. Credo che per noi fisici sia più facile mettere in evidenza l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose»(Rubbia).

Ma è così e cos’è il caso? E’ l’individuo incapace di individuare la causa dell’evento-caso? Il caso è un evento eccezionale, appunto casuale, in un mondo ed in una natura sorretti da regole ‘naturali’? Esiste un rapporto, una correlazione tra questi modi di dire ovvero tra i concetti di casualità, determinismo, tra una realtà ordinata, armonica ed un’altra caotica, disordinata, tra caso e caos?

Alcune risposte sono possibili e vediamo quali.

Per cosa si intenda per “caso”, i dizionari recitano: “coincidenza, combinazione” e poi le espressioni: “non lasciare niente al caso, un caso sfortunato, un capriccio del caso, per puro caso”.

In relazione ad un incontro casuale o un evento commentiamo “non me l’aspettavo” oppure “doveva andare proprio così” espressioni che denotano imprevedibilità ed una sorta di fatalistica accettazione.

Da una parte, si suggerisce che l’individuo non sia in grado di individuare le ragioni, la causa di un evento e, dall’altra, che un evento non nasconda alcuna causa di fatto, oggettiva e valida per tutti: su ambedue le ipotesi o soluzioni proposte si sovrappongono diverse e, a tratti, convergenti interpretazioni.

Hume riduce la spiegazione del caso alla osservazione di accadimenti che si ripetono nel corso del tempo, fenomeni che definisce “abitudine”: una sorta di teoria della probabilità mentre per Kant «Nulla avviene per un cieco caso”. In tempi più recenti, per Monod sulla nostra terra la vita avrebbe potuto non nascere ed è il caso ovvero un evento ad averla determinata: una casualità che si accompagna alla necessità.

Un percorso a ritroso è utile per soffermarsi su quali siano le interpretazioni sul concetto di caso ci porta lontano nel tempo fino ai nostri giorni.

Epicuro si rimetteva alla παρέγκλισις, “inclinazione”, che nel “De rerum natura” Lucrezio chiamerà clinamen, ovvero “deviazione” degli atomi dal loro tracciato cosicché il loro movimento è legato a casualità ed imprevedibilità.

Il clinamen anticipa il caso e il creodo https://www.lafeltrinelli.it/natura-cose-caso-creodi-libro-camilla-g-iannacci/e/9791222806051?queryId=2c989fa13f62c58ce1ad347c66b4e341: il caso è un evento, un accadimento che lo accomuna ai creodi di Waddington il quale, in ambito biologico, innova studi e linguaggio con il neologismo creodo che deriva dal greco “chre”=necessità e hodos=- sentiero che esemplifica e raffigura con l’immagine di una sfera o una palla che precipitano da una collina, con le regioni ed i pendii, procedono in modo casuale e rappresentano, appunto, il creodo.

Il “paesaggio epigenetico” di Waddington è come un foglio con dei “pendii”, ovvero i geni, che svolgono la funzione di collegamento con le “valli” che, a loro volta, sono quei “fattori epigenetici” con un ruolo importante nelle differenti modalità di “espressione” dei geni in relazione a questa o quella ‘regione’ degli embrioni: l’esito del “processo epigenetico” avviene indipendentemente dai geni che ha l’individuo, non a caso gli organi umani sono distinti e differenziati.

Le configurazioni che si vengono a creare incidono sui percorsi che possono essere condizionati da diversi fattori che ne possono ostacolare un normale sviluppo.

Dal tempo assoluto di Newton alla relatività di Einstein

Il tempo assoluto newtoniano ha il contraltare nello spazio-tempo di Einstein che è relativo allo stato di moto di un sistema ed alla curvatura dello spazio: è dinamico. La relatività generale archivia il concetto di tempo assoluto e come conseguenza fondamentale i quanti del campo gravitazionale abbandonano lo spazio e vanno ad abitare la dimensione e i momenti in cui si relazionano tra loro.

Lo spazio-tempo e il campo gravitazionale è il lascito indiretto della relatività ed è proprio la nascita della gravità quantistica a loop che si basa sul concetto di tempo relazionale: si afferma la concezione della conoscenza come relazione che avvicina Lucrezio a Carlo Rovelli a René Thom e ad Aristotele perché esiste una “potenza coesiva, relazionale” in “L’Antériorité ontologique du continu sur le discret: synektike dynamis”.

Siamo in uno spazio granulare e 'non continuo' occupato da quanti piccolissimi e di dimensione 'finita': la meccanica quantistica è pertanto 'discreta' ma non nel senso che rispetta la privacy, sia detto per alleggerire il discorso, ma nel senso della fisica.

Gli universi transfiniti di Gödel sono increspatura dynamica dello spazio-tempo e l’ontologia del caos dispiega uno spazio-tempo con eventi indecidibili.

Il caoscosmos: costruzione e decostruzione della physis

I paradigmi delle teorie della verità e le scuole di pensiero logiciste e fenomenologiche del ‘900, le ermeneutiche imposte dalla téchne: bioetica, telematica, astrofisica, l’ontologia, l’ontopoiesis, l’interpretanza ermeneutica ed intenzionale, la physis immaginaria, sono i nuovi orizzonti del pensiero.

Le riflessioni sui fondamenti della filosofia, della fisica, della matematica, i problemi ontologici e fondazionali della meccanica quantistica, relative alla realtà subatomica, e le nanotecnologie si esprimono per Giacinto Plescia: un'interpretazione come una costruzione e decostruzione della physis oscillante tra pratica ‘ontologica, ermeneutica e epistemica’.

E' una nuova narrazione una nuova modalità di intendere la natura non più fondata sulla conoscenza epistemica o ermeneutica ma un' interpretazione 'ontopoietica' intesa come problema tra caos e cosmos, tra insieme ordinato ed elemento dinamico che interviene turbando l’equilibrio preesistente, e crea elementi nuovi in continua progettazione: siamo nell'era degli equilibri dinamici.

E' un nuovo modo e paradigma di concepire l’Essere nelle sue trasformazioni come caoscosmos che vedono scienza e tecnologia ricreare dinamicità spaziali eutopiche e distopiche e la nascita di nuovi modelli di catastrofi oltre Thom L'ombelico e la farfalla oltre Thom come il diadema, la sfera ombelicale, la sfera metaedrica, la diafarfalla, la tetradiafarfalla, la anfitetradiafarfalla, le anfittradiafarfalle.

Si ha la compresenza di due sensibilità in una: la physis, bistabile, si biforca e abita lo spazio möbiusiano: un meta-paradigma aldilà della metafisica-ermeneutica-epistemica: la distopia spaziale sarà una “indetermanenza” ovvero designa la permanenza dell'indeterminatezza.

In particolare, le realtà subatomiche e nanotecnologie consentono nuovi materiali quali il fullerene: i cosiddetti 'reticoli moiré' hanno mostrato il modello a farfalla che Hofstadter aveva ipotizzato: la struttura a nido d'ape del moirè è simile a quella del grafene. E' il frattale ovvero uno schema che si riproduce uguale a sé stesso: è la farfalla di Hofstadter.

Le epistemologie instabili: le forme per la filosofia e la fisica

«Non si può scendere due volte nel medesimo fiume» ammonisce Eraclito e aggiunge «Non si può toccare due volte una sostanza nel medesimo stato, a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va, noi stessi siamo e non siamo, tutto scorre tutto si muove»: niente di più vicino alle nuove teorie della fisica, della geometria, della sociologia, dell'economia, della matematica e della biologia ove predominano epistemologie instabili.

L’universo si presenta come una serie di forme la cui 'permanenza' è legata alla natura del loro substrato che ha un ruolo di primo piano nel determinare il loro 'carattere'.

Gli oggetti, i fenomeni e le forme si manifestano in natura o in modalità statica, come i sassi, o in modalità metaboliche, come le nuvole, e tutti subiscono cambiamenti: una nuvola non ha la stessa consistenza di un blocco di marmo: le acque, le nuvole, i sassi, sono lì davanti a noi con una loro consistenza eppure cambiano e si trasformano: un sistema presenta continui cambiamenti e improvvisi 'salti': si va da una evoluzione continua a un’altra.

Le forme hanno una struttura stabile ed una loro dinamica: accanto ai domini di stabilità, si osservano situazioni nelle quali piccole modifiche provocano grandi cambiamenti: nel modificarsi le forme attraversano un percorso a salti ovvero catastrofico.

L'immagine retinica di un oggetto varia in continuazione, tuttavia viene percepito come lo stesso oggetto finché le sue variazioni non lo perturbano allora emerge una nuova forma ovvero si produce una catastrofe, un nuovo livello di stabilità strutturale del fenomeno: la morfogenesi dal greco μορϕή, sta per forma e genesi e, nel suo significato etimologico, indica qualsiasi processo che genera, modifica o distrugge forme o strutture: in tale accezione utilizzata da René Thom in riferimento alla rottura dell'equilibrio dei sistemi: la teoria thomiana delle catastrofi è una «Teoria del dinamismo universale in cui ogni esistenza è l’espressione di un conflitto» si basa su modelli matematici qualitativi.

In particolare: forme e figure cambiano se subiscono delle deformazioni, es. una tazza e una ciambella, ovvero due oggetti con un buco, per la topologia si equivalgono perché l'una si può trasformare nell'altra.

Nella "Poetica" di Aristotele lo sciogliersi dell'intreccio, laddove il protagonista si rende consapevole del proprio stato, è una svolta rapida, improvvisa: una catastrofe dal greco Καταστροϕή/καταστρέϕω sta per “capovolgere, rivolgimento, svolta rovesciamento, cambiamento di direzione” si riferisce al cambiamento di direzione della tragedia in Aristotele ed è un punto culminante e critico, il passaggio da una situazione positiva ad una improvvisa, imprevedibile, inesplicabile e, appunto, catastrofica.

Materia e forma sono centrali in Aristotele: si distinguono, in un essere o oggetto, la sua esistenza, il suo Da-sein, il fatto che l’essere occupi una certa porzione di spazio-tempo, e la sua essenza, vale a dire la totalità dei suoi aspetti, delle sue qualità: «C’è qualcosa come un etere soggiacente che riempie tutto lo spazio. Una materia prima, avrebbe detto Aristotele» (Thom).

Il materialismo nella scienza consiste nel sostenere che l’esistenza precede l’essenza, mentre la teoria delle catastrofi va contro questo assioma, perché presuppone che, in certa misura, l’esistenza sia determinata dall’essenza, dall’insieme delle qualità dell’essere.

La materia, la mente e la probabilità

La materia da cui sorge il vivente è magmatica, indefinibile nella sua infinitezza, vano è ogni tentativo di descriverla e contenerla nell’ordinario in quanto momenti di rivolgimento portano all’inaspettato, all’imprevedibile.

La mente umana è retta da passioni incontenibili e indomabili, ci caratterizza la συμπάϑεια che è anche un soggiacere alle passioni e se si subisce uno status se ne è, appunto, succubi «la qualità interiore, per l’uomo, è un demone», ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων, insegna Eraclito: l’ordine, la misura, la compostezza, l’apollineo non ci appartengono.

Nel mondo e nel nostro privato non incontriamo, forse, indecidibilità tra vero e falso, contraddizioni, incertezze e singolarità? La risposta è di tutta evidenza, come direbbe chi pratica il metodo scientifico-sperimentale.

L’amore per “il chiaro e distinto” vive le aporie del paradosso che non appartengono solo alla scienza ma sono innervati alla vita, ci costituiscono, abitiamo l’inconcludenza e cerchiamo chiarezza per ritrovarci accanto e sperimentare il paradosso, l’insensatezza, l’inesatto, l’indescrivibile: il ‘caso’ non è fuggito dagli umani come gli dei.

La fisica moderna: la regione di Planck

Rimane uno spazio non conosciuto, non ancora osservato e verificato ed è tale in quanto ‘collocato’ al di sotto della regione di Planck la cui formula “10- 33” cm. che «Se espressa in metri equivale a un numero ridicolmente piccolo: circa 1,6 x 10-35 vale a dire un 16 preceduto da 35 zeri».

Al di sotto dell’intervallo della misura fisica: una variazione, una fluttuazione non misurabile, un ‘non-nulla’ può determinare l’evoluzione di un fenomeno.

Laddove i nostri sguardi non affondano quanto dovrebbero, si dispiegano le leggi della meccanica quantistica che rigettano le logiche della nostra mente e il comportamento degli oggetti del macro mondo.

Le particelle costitutive della materia

«La fisica si occupa solo di quanto possiamo dire della natura, la quantistica si pone la domanda 'quale particella vede un'altra?' e della proposizione 'ci sono eventi e non enti' ovvero si chiede quali siano le interazioni delle particelle elementari nella materia, nella realtà della natura» (Bohr) e la risposta è che l'elettrone esiste nel relazionarsi con altri elettroni: è la fisica quantistica relazionale di Rovelli che si misura col pensiero filosofico Fisica e Filosofia

La meccanica quantistica ha profondamente rimesso in discussione le nostre pretese di conoscere la realtà ovvero la materia perché, in realtà, della realtà (non è un gioco di parole) conosciamo solo una parte e cioè le particelle che, per giunta, si divertono a presentarsi e rapportarsi in modi singolari e inspiegabili: è il mondo quantistico che ricorda le avventure di “Alice nel paese delle meraviglie”.

Non solo le particelle non sono oggetti ma non si sa neanche quale spazio, occupino infatti sullo stato delle particelle possiamo solo (per parafrasare il poeta) pronunciarci in termini probabilistici e solo nel misurarle ne veniamo a conoscenza infatti lo spin di un elettrone non è conoscibile prima della misura «Lo stato che si misura non è preesistente ma è creato nel momento della misurazione» (Faggin) ovvero siamo in balia delle onde non dell'oceano ma della probabilità.

Nella dimensione quantistica non si può misurare sia la velocità sia la posizione di un oggetto senza che l’oggetto subisca alterazione del suo status, ogni misurazione va a cambiare ciò che viene misurato: l'osservatore gioca un ruolo fondamentale in quanto il punto di vista dell'osservatore interviene nel processo e modifica la realtà osservata infatti in base al principio di indeterminazione di Heisenberg per 'vedere' un micro oggetto dobbiamo agire su di esso con strumenti, che modificano le condizioni del sistema: il soggetto non è “esterno” ai fenomeni studiati osservatore e oggetto osservato sono inscindibili: l’osservatore non è in grado di misurare posizione e velocità senza produrre un’alterazione ovvero una perturbazione dello status della particella.

E' impossibile conoscere contemporaneamente posizione e velocità di un atomo: interviene il Principio di Indeterminazione e va a confliggere con le nostre pretese di precisione ed oggettività relativamente allo stato di un sistema.

Il teorema di Kurt Gödel, le geometrie non euclidee e la meccanica quantistica ci costringono a dire che la realtà non è tutta in quella che vediamo o pensiamo.

L’entanglement

Due particelle, se in un primo momento vengono a relazionarsi tra loro, continuano a mantenere una connessione anche quando si ritrovano separate infatti nel misurare l'una, persistendo la distanza tra loro, anche l'altra viene ad essere investita di questa misurazione: di conseguenza le due particelle sono entagled e rappresentano uno unico stato quantistico ovvero due particelle sono una sola particella.

Il cosmo nelle sue strutture fondamentali si esprime, per la nuova fisica, secondo stati di collegamenti ovvero di entanglement.

L'entanglement quantistico è paragonabile all'indecidibilità del teorema di incompletezza di Gödel in matematica ed al Principio di Indeterminazione di Heisenberg che hanno determinato un cambio di paradigma non solo per le scienze naturali ma per il pensiero e si può ben dire che la crisi dei fondamenti è più che... profonda anche in fisica.

Se volessimo trasporre la crisi dei fondamenti dalla scienza al vivente ci accorgeremmo come esso sia ancor meno rassicurante in quanto immenso, impensato del tutto e forse inconoscibile.

Evidentemente la fisica e la meccanica quantistica navigano in acque non limpide: i fisici non possono affermare di essere meno 'evanescenti' dei filosofi che non sarebbero avvezzi alla rigorosità infatti parlano di entità che si ipotizzano esistenti ma di cui non sanno l'esistenza e non sanno come e quando la dimostreranno: i fisici sono metafisici?

La sedia quantistica di Rovelli

Gli oggetti del nostro mondo non si comportano come quelli del mondo atomico: la sedia, dice Rovelli, per la quantistica non esiste, esistono e si danno solo relazioni tra cose. Comunque tutti ci sediamo: un bel paradosso come la vita. Ma le cose, la materia cosa sono allora?

Nel profondo della materia, non esiste uno stato d’essere degli oggetti, essi non esistono separati, i fenomeni non sono la somma di elementi singoli: la realtà è un tessuto di relazioni che, in modi differenti, intercorrono tra gli oggetti, la natura presenta un’organizzazione a noi invisibile, ed è strutturata come totalità.

Nel seguire Seneca per cui «Non le vediamo tutte le cose né tanto grandi quanto sono» bisogna andare al di là del visibile ove «Tutto si trasforma» perché nelle «Opinioni dei mortali, non c’è una vera certezza» (Parmenide) infatti come vuole la quantistica: nel profondo della materia gli oggetti non si presentano, per così dire, 'distinti'.

Si passa dalla solitudine dell’oggetto alla relazione, dal singolo punto di un ricamo alla magnificenza dell’opera compiuta: un salto paradigmatico: la meccanica quantistica «interpreta la realtà come un tessuto di relazioni». Nessuno è un microcosmo isolato in sé stesso «l'immagine dell’uomo come microcosmo riflesso del macrocosmo conserva il suo valore: chi conosce l’uomo conoscerà l’universo» (Thom).

La quantistica è teoria sconvolgente, una rivoluzione più che copernicana: non esiste uno stato d'essere di un oggetto, la meccanica quantistica apre lo sguardo sulle relazioni che intercorrono tra gli oggetti: quella sorta di superbia isolazionistica, vera hybris, e di silenzio ontologico degli oggetti viene meno grazie alla quantistica che li fa incontrare ed interagire.

«La meccanica quantistica presenta una definita struttura formale e conferma empirica, si dispiega su molti piani: permette la nascita della tecnologia ed apre alla comprensione ad eventi e fenomeni della natura prima incomprensibili tuttavia conserva aperte una serie di questioni: dalla 'teoria dei molti mondi', alla 'teoria della riduzione dinamica' e alla 'teoria della decoerenza'. Ognuna di queste interpretazioni ci dice qualcosa di diverso su come è fatto il mondo descritto dal formalismo quantistico» (G. Plescia).

La “Loop Quantum Gravity” di Carlo Rovelli

Carlo Rovelli, Lee Smolin, che ha elaborato la cosiddetta rete di spin, e Ashtekar partendo dai “Wilson loops” risolvono una fondamentale equazione della quantistica quella di Wheeler-de Witt aprendo la strada alla teoria della gravità quantistica a loop.

Rovelli con la “Loop Quantum Gravity”, la gravità quantistica a loop, innova la fisica odierna e tenta di unificare la relatività generale di Einstein e la gravità quantistica: analizza lo spazio tempo e la gravità in termini quantistici: i quanti della gravità quantistica a loop del campo gravitazionale e sono, per così dire, socievoli infatti amano relazionarsi tra loro e in questo processo l'uno si avvicina agli altri: si può dire che oltre che socievoli sono... social.

Lo spazio nell'ambito della gravità quantistica a loop non è altro che un ricamo finissimo di quanti e viene rappresentato come un insieme di stati o reti quantistici ovvero da uno spin network.

Rovelli e i buchi bianchi

Rovelli ipotizza una temporalità che cambia direzione ovvero inizia una dinamica inversa per cui il buco nero diventa bianco ed emette informazioni, in sintesi il buco bianco non trattiene alcunché ma al contrario espelle: è il rimbalzo quantistico.

Il fisico precisa che si originano dei loop indivisibili che, ci si consenta un citazione scherzosa, sono come gli atomi che per Democrito erano indivisibili e però sappiamo essere, da tempo, divisibili.

Appena il buco nero oltrepassa il punto di singolarità ovvero il 'luogo' dove non esiste né il tempo né lo spazio c'è un rimbalzo e cambia direzionalità ecco il buco bianco che travasa all'esterno la materia: è la cosiddetta «Stella di Planck che sprofonda nel buco nero, ecco il rimbalzo: il buco bianco, fino a che tutto esce di nuovo».

Rovelli, in particolare, fa una ipotesi che è essa stessa una singolarità nella singolarità dei buchi neri: unifica la gravità con la quantistica pertanto lo spazio-tempo è quantizzato.

Non abbiamo prove scientifiche di alcun genere sull'esistenza dei buchi bianchi che vivono solo nel campo delle teorie e delle ipotesi o meglio nel campo di un processo deduttivo in virtù del quale dal momento che in fisica vigono leggi simmetriche, in relazione al tempo, si deduce che esiste un buco nero esiterà un buco bianco: i buchi bianchi sono ipotizzati, a livello teorico in virtù della simmetria tipica delle leggi in fisica in riferimento al tempo.

I buchi bianchi https://frame-frames.blogspot.com/2023/03/carlo-rovelli-buchi-bianchi-dentro.html potrebbero essere esistiti per una frazione di tempo per poi essersi dissolti: infatti «Non so se i buchi bianchi esistano, non li ha visti nessuno» dice Rovelli in "Buchi bianchi Dentro l’orizzonte" https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/02/01/carlo-rovelli-il-filo-fisico-pop-ed-i-suoi-buchi-bianchi-dentro-lorizzonte/ è’ la fisica del ‘non si sa’.

Dalla temporalità di Rovelli pare emerga non solo un indicidibile ma un indecidibile.

I buchi neri e la crono-spazialità immaginaria di Hawking

Mentre la classica visione del tempo procede per spostamenti progressivi e lineari, come se fosse una freccia del tempo, l'evoluzione del “tempo immaginario” di Hawking si dispiega nella superficie di una sfera, sorge da un polo “immaginario”, il nord, raggiunge l'equatore e si chiude in un polo, di linee congiungenti, “immaginario” il sud.

Le teorie della complessità affermano, contro la spiegazione scientifica deterministica, che la realtà è un organismo, un nodo di relazioni dal comportamento disordinato, non prevedibile ed alla spiegazione scientifica deterministica, causale della fisica classica, alle traiettorie lineari si contrappongono forme inaspettate e fenomeni di cui non possiamo prevedere l’evoluzione a partire delle condizioni iniziali, in particolare: c'è un apeiron tra la topologia e le supercorde di Veneziano: la crono-spazialità immaginaria di Hawking: un chaosmos d'interpretanza catastrofica.

Lo studio dei buchi neri nel modello proposto da Hawking nella spazialità relativistica, l’ipospazio soggiacente è una “superentità” della topologia fluttuante e le parti stabili delle singolarità cosmiche s’immaginano instabili, per la teoria dell’indeterminatezza di Heisenberg: non si può conoscere lo status delle particelle elementari ai confini dello spazio vuoto.

Per Giacinto Plescia https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-to-shawking-about-14th.html Hawking, coi numeri immaginari, elabora un modello topologico-metabolico dello spazio che forma un chiasma a stringa immaginaria: possibilità di una temporalità non lineare in "14th International Conference General Relativity and Gravitation".

Il criterio di oggettività intersoggettiva

Nello spirito della teoria della relatività, l’invarianza delle leggi fisiche rispetto alle trasformazioni spazio-temporali esprime l’invarianza rispetto a cambiamenti dei sistemi di riferimento o ‘osservatori’.

Su questa base, è quindi possibile porre le invarianze spazio-temporali in rapporto con un criterio di oggettività intersoggettiva della descrizione fisica: le leggi mediante le quali descriviamo l’evoluzione dei sistemi fisici hanno valore oggettivo in quanto non cambiano.

Oggettivo è ciò che è invariante rispetto al gruppo di trasformazioni dei sistemi di riferimento, oggettività significa invarianza.

Conclusione

Nell'epoca contemporanea la scienza è paragonabile ad una sinfonia in cui ogni strumento svolge la propria partitura che si dispiega poi nell'opera e che consente ad ogni singolo individuo di esprimere al meglio intelligenza e visione. Ancor meglio: culture, temperamenti provenienti da differenti paesi arricchiscono l'impresa scientifica proprio grazie alle differenze che vi confluiscono. 

Nessun commento:

Posta un commento