Franco Volpi ne “Il nichilismo” https://www.corrierenazionale.net/2024/08/22/franco-volpi-il-nichilismo/ percorre la genealogia, gli sviluppi del concetto di Essere e Nulla soffermandosi sul Pensiero di Nietzsche ed Heidegger
La filosofia ha un atto di nascita chiaro: la domanda sull’essere (ciò che è) e l’altra strettamente connessa, chiamata in causa dalla prima domanda e consequenziale ad essa: il nulla.
Il pensiero si dispiega intorno a questo problema senza trovare un unico orizzonte interpretativo: la ragione d’essere dell’indagine e delle avventure del pensiero sono nella domanda.
Leibniz si chiede «Perché l’essere e non il nulla»? La sua risposta «Perché niente è più semplice e più facile di qualcosa» è semplicemente… semplice. Eppure ricostruirne i termini, i metodi di riflessione, le teorie semplice non è.
Franco Volpi in “Il nichilismo” di cui ricostruisce genesi, trascorsi ed evoluzione ricorda come «Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori» racchiudono la natura del nichilismo che segna il Novecento ma che segnala la sua presenza tra il ‘700 e ‘800 incuneandosi nell’idealismo e s’impone nel ‘900 col pensiero nicciano secondo cui per nichilismo s’intende la mancanza di un fine, precisamente «manca la risposta al perché?» mentre «i valori supremi si svalutano».
Uno spettro si aggirava in Europa nella seconda metà dell’800 ben presto sostituito dal «più inquietante» degli ospiti: il nichilismo, secondo Nietzsche, ha preso possesso di ogni spazio culturale e ne ha aperti di nuovi.
Nietzsche non ha dubbi: la caduta di valori e ideali sono il terreno fertile del nichilismo che «è la storia dei prossimi secoli» e la sua profezia si è avverata.
Le radici del nulla
Da sempre la filosofia affonda alcune delle sue radici nel nulla: da Gorgia per cui «nulla è; se anche fosse, non sarebbe conoscibile; e anche fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile» a Eckhart per cui il nulla è la stessa cosa «dell’anima e della mosca» , a Leopardi che conferma: il nulla «è il principio delle cose, e di Dio» fino al «…perché tutto ciò che nasce / è tale che perisce; / perciò meglio sarebbe che nulla nascesse» di Goethe.
Nietzsche, Turgenev e Dostoevskij
Il nichilismo nasce con Nietzsche o Dostoevskij ed a torto, pare ai più, la rivendicazione del neologismo da parte di Turgenev: Bazarov si dichiara convito ‘nichilista’ in quanto non si riconosce nel sistema politico culturale e valoriale dei suoi tempi che si mostra disinteressato ed indifferente verso le condizioni di vita popolari pertanto il protagonista di “Padri e figli” è l’«uomo nuovo» per Turgenev.
«Un nichilista» proferì Nikolaj Petrovicˇ «Viene dal latino nihil, nulla, questa parola indica un uomo, il quale… il quale non ammette nulla?»
«No, non è lo stesso. Il nichilista è un uomo che non s’inchina dinanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio».
«Sì, prima c’erano gli hegeliani, ora ci sono i nichilisti. Vedremo come farete a esistere nel vuoto, nello spazio senz’aria…».
Il dialogo esplicita come l’ ancien régime si scontri con la «nuova visione positivistica e materialistica del mondo» e il termine «nichilista» dilagò dalla critica sociale alla riflessione ed alle teorie filosofiche.
I due mondi
Nietzsche il distruttore del “mondo vero” https://www.corrierenazionale.net/2024/08/23/rileggere-il-nichilismo-di-f-volpi-nietzsche-il-distruttore-del-mondo-vero-vs-platone/ cancella il soprasensibile, il mondo ideale: ora cosa resta, se resta, il senso del mondo, ora si vivrà il vuoto ? Se il “mondo vero” non ha ragione di esistere cosa resta della realtà del mondo?
La risposta raggela: «Col mondo vero abbiamo abolito anche quello apparente»: Nietzsche si congeda e ci congeda dal platonismo. Se i due mondi, l'apparente e l'ideale, non esistono più quindi si assiede tra noi il nulla?
Il filosofo prosegue inesorabile: è il mondo di Platone che tramonta, dopo aver congedato la sua interpretazione del mondo sensibile ovvero dell' “apparenza” si apre un nuovo sentiero, “Una nuova concezione del sensibile e un nuovo rapporto tra sensibile e non sensibile”.
Il nichilismo incompleto ed attivo
“Fine” e “verità” sono stati autoinganni, illusioni umane: ora che il mondo non è più ammantato di valori cosa ne è del mondo?
Nella temperie di ciò che Nietzsche chiama “nichilismo incompleto” ancora si dispiega il soprasensibile, l' ideale e perdura la ricerca della verità come accade “nel positivismo, nello storicismo, nella spiegazione naturalistica, causale e meccanicistica dell’universo”.
Solo il passaggio al “nichilismo completo ed attivo” consente il superamento del “mondo vero”, del concetto di verità: il sovrasensibile mostra la propria inesistenza.
L'uomo aveva creato il “mondo vero” ed ora l' abbandona laddove smaschera ai propri occhi l'inganno in cui si era avviluppato.
I due mondi creati da Socrate e Platone ovvero il mondo ideale e trascendente in opposizione al mondo delle apparenze ovvero il mondo sensibile presentano, costitutivamente, la matrice della decadenza: la storia del pensiero occidentale è una storia della sua decadenza.
Il mondo sovraordinato è irraggiungibile quindi inavvicinabile e in quanto tale diventa «soffio velenoso sulla realtà... la grande seduzione che porta al nulla».
Nel Platonismo, nella sua creazione e distinzione dei due mondi, in questa fenditura e dicotomia risiedono i germi del nichilismo ovvero la perdita dei valori.
Il nichilista vede «Il mondo qual è, giudica che non dovrebbe essere e del mondo quale dovrebbe essere, giudica che non esiste» vede che «il mondo vero finì per diventare favola».
La contrapposizione trascendenza-immanenza vede lo scacco del mondo vero, soprasensibile che è di fatto una pura promessa, dall'altra parte, il mondo sensibile è pura apparenza e siamo, in pieno, nel Cristianenismo.
Col pensiero kantiano, che relega alla sfera dell'inconoscibilità il sovrasensibile, il “mondo vero” viene consegnato alla ragione pratica come imperativo.
Del sovrasensibile ora si può solo tacere in quanto nulla si può dire su un qualcosa di inesistente, irraggiungibile e Nietzsche, infatti, scolpisce parole sulla pietra «Il mondo vero: un’idea divenuta inutile e superflua, quindi un’idea confutata: aboliamola!»
Il superamento dell'umano
Solo l'abbandono delle credenze e delle illusioni di cui si è ammantata la ragione per troppo tempo, e qui risuona la voce di Democrito, Lucrezio e Leopardi, consente l'avvento di un'altra umanità che Nietzsche definisce “il superuomo” e che solo nella lettura di Heidegger s'intende nel suo significato e che esula totalmente da qualsiasi “potenziamento delle facoltà” ma indica solo la possibilità di perseguire significati nuovi dopo il congedo dal quel mondo che si è ritenuto falsamente... vero.
Va accolto quindi il caos insito nel mondo ove impera il divenire e non ha senso perseguire la ricerca... di senso.
Il nichilismo allora, come scrive Nietzsche, diventa definitivamente «Pensiero nella sua forma più terribile: l’esistenza, così com’è, senza senso e scopo» e precisa Volpi «Ciò significa che non dobbiamo pensare soltanto che la vita non si prefigga nulla e che, come il volgere dei pianeti, nulla insegua nella sua corsa se non sé stessa. La vita fa tutto ciò che le consentono la meccanica e l’energia del cosmo e null’altro».
I maestri di Nietzsche
La «scuola del pessimismo» con i suoi maestri Schopenhauer, E. von Hartmann e soprattutto con P. Mainländer, conoscitore di Leopardi, porta alle estreme conseguenze le teorie sul nulla e si pronuncia per il "non essere" come «preferibile all’essere», alla universale «volontà di vita» contrappone la individuale tensione o meglio «volontà di morte» sigilla il tutto con «Dio è morto» nel momento in cui Dio, creando il mondo, si getta nell'immanenza, nella tensione e nella volontà di andare oltre l'essere passa al nulla e l'uomo non può conoscere alcuna “cosa in sé” ma solo ciò che appare.
Mainländer parla di un «Ateismo scientifico secondo il quale l’essenza del principio divino è costitutivamente inconoscibile il pessimismo schopenhaueriano diventa metafisica dell’entropia» (Volpi).
Nietzsche, il filosofo del nichilismo, ne ricerca e ne individua l'origine in Platone e, come logica conseguenza, nel Cristianesimo: la sua riflessione s'incentra sulla morte di Dio.
Il pensiero di Bourget nella lettura di Nietzsche
Nel 1876 Nietzsche scrive «Abbiamo letto molto Voltaire ora è la volta di Mainländer» cui seguirono Turgenev Bourget e Dostoevskij col quale avverte «L’istinto di affinità... e la mia gioia è stata straordinaria».
Il pensiero di Bourget si sviluppa intorno a temi quali «decadenza, cosmopolitismo... per lui pessimismo e nichilismo sono la cifra del secolo».
Il suo studio critico di Turgenev e Baudelaire introduce al moderno con le riflessioni sul ruolo dell'artista e dell'arte in un contesto sociale caratterizzato da spinte sociali egualitarie con riflessi di carattere morale-valutativo sulla società del tempo.
È l'analisi la prospettiva psicologica di Bourget che consente di intravedere la decadenza dei «valori estetici» la cui risonanza raggiunge Nietzsche.
Heidegger: nichilismo, metafisica e il problema dell’Essere
In Heidegger «La verità dell’essere è pensata insieme alla non verità quale sua componente essenziale» e l’«essenza» s’intreccia ed include la «non essenza».
Il pensiero nicciano è “la metafisica dell’età contemporanea” di cui Nietzsche “attua il rovesciamento” di essa: «la cosa stessa è in discussione nel suo pensiero, la risposta che dà alla questione guida della metafisica: che cosa è l’ente».
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