Nel dialogo tra filosofia, poesia e fisica si apre uno spazio ermeneutico che trascende la semplice descrizione del mondo.
L'opera di Giacinto Plescia, nel suo tentativo di coniugare pensiero poetante e scienza, si colloca all’incrocio tra le intuizioni più profonde dei filosofi presocratici, i rovesciamenti ontologici della filosofia contemporanea e le aperture radicali della fisica quantistica.
Il suo è un pensiero dell’origine che non si accontenta di nominare l’essere, ma ne cerca la vibrazione più segreta.
Capitolo I – L’origine come fuoco e apertura
Per Eraclito, il mondo è fuoco eterno che si accende e si spegne secondo misura: il cosmo non è stabile, ma un logos di tensioni opposte che si coniugano nel conflitto (polemos). Non c’è fondamento immobile, ma dinamismo originario, dove ogni identità è attraversata dalla sua contraddizione.
In Plescia, questo fluire prende la forma del sorgere poetico: l’origine non è data, è evento che si rinnova, un accadere che si dice nel silenzio e nell’intermittenza del senso. Come scrive: "Non vi è principio primo ma accadimento che si dice, che accade nel logos. La fiamma non ha centro: si propaga."
Anche Heidegger dissolve ogni concezione metafisica dell’essere come presenza stabile. L’essere, piuttosto, è evento (Ereignis), apertura del senso nell’orizzonte del tempo e del linguaggio. L’origine non è un inizio temporale, ma donazione che si ritrae, e in questo movimento avviene il mondo. Plescia assume questa visione in una chiave poetico-metafisica: l’origine è tensione, mai fondamento. "Il senso non si dà come presenza, ma si disvela nel passo che precede il concetto."
Più radicale ancora è la posizione di Anassimandro, per il quale l'’ápeiron è l'indeterminato da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. È origine che non si lascia circoscrivere, un non-luogo che genera il molteplice. In Plescia, questo principio diventa vuoto poetico, grembo generante: "Il fondo da cui tutto nasce non ha volto. È grembo e non figura."
Capitolo II – Il tempo: tra durata e relazione
Contro la concezione lineare e meccanica del tempo, Henri Bergson propone la durée, la durata reale: un tempo vissuto, qualitativo, in cui passato e futuro si fondono nel presente vissuto. Il tempo è flusso indivisibile, simile alla melodia che vive solo nell'interezza.
Bergson distingue nettamente tra tempo della scienza e tempo vissuto. Il primo è spazio omogeneo, calcolabile, misurabile; il secondo è coscienza in atto, slancio vitale (élan vital), intuizione che coglie l’essere nel suo fluire. In L'evoluzione creatrice, egli scrive: "La vera durata è quella in cui non si possono sovrapporre due momenti identici; è progresso continuo di passato che morde sul presente e si gonfia di un avvenire nuovo."
In Plescia, questa visione si rifrange poeticamente: il tempo è profondità dell'istante, non sequenza. Il presente è vibrazione, soglia in cui si accampano memoria e attesa. Come scrive: "Il tempo non è linea, ma pulsazione dell'essere. È ferita che trattiene l'invisibile." Plescia, come Bergson, rifiuta una concezione oggettiva e meccanica del tempo, e lo trasforma in evento di coscienza, tempo incarnato nella parola poetica: "Ogni parola che nasce porta con sé l’infinito del tempo che l’ha generata."
Per Carlo Rovelli, il tempo nella fisica moderna non esiste più come entità assoluta. Il tempo emerge dalla relazione tra sistemi fisici, non è più uno sfondo oggettivo. In Plescia, questa dissoluzione del tempo si trasforma in estetica poetica del presente: ogni parola è traccia di un tempo che accade nel dire stesso. "L’attimo è l’unico tempo che ci viene incontro. L’unico che può essere detto."
Capitolo III – Il vuoto come grembo generativo
Nel cuore della fisica quantistica, il vuoto non è assenza, ma campo di fluttuazioni quantistiche da cui emergono particelle virtuali. Questo vuoto è creativo, grembo invisibile da cui tutto scaturisce.
Plescia abbraccia questa immagine, ma la trasfigura poeticamente: il vuoto è assenza gravida, non-detto generante, silenzio che fonda. Il vuoto non è nulla, ma la possibilità stessa dell'essere. "Il nulla è grembo che vibra, è nome che tace, è attesa di forma."
In modo simile, Werner Heisenberg mostra che non possiamo conoscere simultaneamente tutte le grandezze di una particella: è il principio di indeterminazione, che mette in crisi il determinismo classico. In Plescia, questa indeterminazione si fa tensione poetica, spazio in cui la verità si rivela solo nell'istante e nella forma. "Ogni misura sfugge, ogni forma svela e cela. L'essere è ciò che resta dopo il calcolo."
Conclusione – Una filosofia poetante della soglia
L'universo poetico-filosofico di Giacinto Plescia è un universo in soglia: tra essere e nulla, tra parola e silenzio, tra luce e vuoto. La sua filosofia non cerca fondamenti, ma fessure, aperture, ascolti.
In questo senso, egli raccoglie il testimone dei presocratici, lo intreccia con il pensiero continentale e lo fa risuonare nella fisica moderna. Scrivere, per lui, è osservare l'invisibile: l'atto stesso che dice, modifica l'essere. Solo chi accetta la fragilità dell'apparire può accostarsi al mistero dell'origine. "Scrivere è toccare l’assenza. Eppure, è lì che si dà il mondo."
Temi principali nel testo e autori collegati
"Filosofia e Fisica" di Giacinto Plescia tratta in modo denso e poetico concetti che si trovano al crocevia tra pensiero filosofico e teoria fisica, con richiami espliciti e impliciti a una visione metafisica del cosmo e dell'essere.
Analisi tematica con relativi collegamenti a filosofi e fisici che hanno esplorato gli stessi territori.
1. Origine e divenire del mondo
"L'origine è già un senso che trascende la fisica, è un’essenza poetante..."
Collegamenti:
Eraclito: il divenire come principio (πόλεμος, fuoco eterno).
Martin Heidegger: la questione dell’Essere come evento (Ereignis), l’origine come apertura del senso, non come punto iniziale.
David Bohm: fisico quantistico che distingue tra ordine esplicito e implicito; il mondo manifesto è un’emanazione di un ordine più profondo e invisibile.
Anaximandro: principio dell’ápeiron (illimitato), evocato da Plescia nella sua visione di un’origine non definibile ma sorgiva.
2. Poetica dell’universo / Logos poetico
"La poesia non descrive il mondo, lo fa accadere, come la fisica delle origini."
Collegamenti:
Paul Celan: la parola poetica come testimonianza dell’irrappresentabile.
Gaston Bachelard: esplorazione della materia attraverso immagini poetiche (acqua, fuoco, aria, terra), congiungendo fisica e immaginazione.
Emanuele Severino: il linguaggio come luogo del disvelamento dell’eternità del divenire.
Werner Heisenberg: il principio di indeterminazione legato alla difficoltà di nominare la realtà nella sua totalità.
3. Tempo, memoria e istante
"L’istante che dura è l’abisso che tiene insieme passato e futuro."
Collegamenti:
Henri Bergson: la durata (durée) come esperienza vissuta del tempo, in contrasto con il tempo fisico-meccanico.
Carlo Rovelli: la dissoluzione del tempo assoluto nella fisica quantistica; il tempo come relazione.
Agostino d’Ippona: il tempo come estensione dell’anima (memoria, attesa, presente).
Heidegger: l’essere-nel-tempo, l’Esserci come apertura al futuro attraverso la memoria del possibile.
4. Il Nulla e l’Aperto
"È il nulla che permette al tutto di mostrarsi come possibile."
Collegamenti:
Heidegger: il nulla come ciò che permette la rivelazione dell’essere ("Che cos’è metafisica?").
Jean-Paul Sartre: l’essere e il nulla; il nulla come condizione della libertà.
Eugène Minkowski: il tempo vissuto come apertura, in psichiatria fenomenologica.
Fisica del vuoto quantistico: il vuoto come campo di fluttuazioni energetiche potenzialmente creatrici (particelle virtuali).
5. Unità e molteplicità
"Ogni particella reca in sé la traccia dell’universo."
Collegamenti:
Plotino: l’Uno da cui emana ogni cosa, che non si perde nella molteplicità.
Leibniz: le monadi come unità indivisibili, ciascuna specchio dell’universo.
Fritjof Capra: autore de Il Tao della fisica, propone una visione olistica in cui le particelle sono interconnesse come in una danza cosmica.
Entanglement quantistico: la correlazione non locale tra particelle, in sintonia con l’idea poetica della totalità riflessa nel frammento.
6. Silenzio, parola e creazione
"La parola non dice, ma fa. Il silenzio le è grembo."
Collegamenti:
Emmanuel Lévinas: la parola come apertura all’alterità; il dire che precede il detto.
Edmond Jabès: il libro, il bianco della pagina e il silenzio come elementi costitutivi del senso.
Lao Tzu: il Tao che può essere detto non è il vero Tao; la potenza del non-detto come creatore.
Fisica e informazione: concetti moderni di "it from bit" (John Wheeler) – l’informazione come tessuto della realtà.
Approfondimento di alcuni temi in relazione con il pensiero di Giacinto Plescia così come espresso nel testo Filosofia e Fisica per tracciare una mappa concettuale in cui filosofia antica, moderna, fisica teorica e poesia si intrecciano nel pensiero dell’origine, del tempo e del vuoto.
Eraclito – Il divenire come principio (πόλεμος, fuoco eterno)
Per Eraclito, tutto è flusso (πάντα ῥεῖ): la realtà è in costante divenire e trasformazione. Il fuoco è il principio cosmico, simbolo del movimento continuo. Il πόλεμος (conflitto) è ciò che tiene insieme gli opposti, come tensione dinamica, non come distruzione.
Plescia: nella sua riflessione, l’origine non è fissità ma tensione sorgiva, dinamica originaria. Il suo linguaggio poetico evoca l’energia che arde senza consumarsi, un fuoco che non si lascia mai cogliere come sostanza definitiva, ma pulsa come principio generativo.
Martin Heidegger – Ereignis: l’essere come evento
Heidegger non intende l’Essere come ente supremo, ma come evento di apertura, l’“accadere” dell’essere che fa apparire gli enti. L’Ereignis è l’evento appropriativo: il momento in cui l’essere si dona, ma sempre ritraendosi.
Plescia lo accoglie pienamente: scrive che l’origine è senso che accade, che “non si può dire” ma solo lasciar essere. La sua filosofia è una poetica dell’evento, in cui l’origine non è inizio cronologico, ma apertura di senso che coinvolge l’essere umano come testimone e voce.
Anassimandro – ápeiron: l’illimitato come principio
L’ápeiron è ciò che non ha limite né forma: principio indeterminato da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. È l’origine come enigma, non definibile nei termini della realtà visibile.
In Plescia, l’origine è “un silenzio che precede il suono”, “assenza che partorisce il senso”. L’ápeiron diventa il grembo poetico della realtà, che si manifesta attraverso parole e particelle, ma non si lascia mai dire completamente.
Werner Heisenberg – Principio di indeterminazione
Heisenberg formulò il principio di indeterminazione: non è possibile conoscere simultaneamente con precisione la posizione e la velocità di una particella. La realtà subatomica non è determinabile in modo classico.
Plescia coglie la portata ontologica di questo: la realtà si ritrae mentre si mostra, la conoscenza è sempre approssimazione poetica. Come per Heisenberg, anche per Plescia la verità non è mai totale, ma si manifesta in frammenti, intuizioni, silenzi.
Henri Bergson – Durée: il tempo vissuto
Bergson distingue tra:
Tempo spazializzato (quello della scienza e dell’orologio),
e durata reale (durée), il tempo della coscienza, qualitativo, fluido.
Plescia scrive dell’“istante che dura”, del tempo come profondità e non come linea. Il suo tempo è bergsoniano: interiore, poetico, intensivo, in cui il presente è un’eco del passato e una soglia sul futuro.
Carlo Rovelli – Il tempo come relazione
Nella fisica quantistica, non esiste un tempo assoluto. Rovelli mostra che il tempo emerge da relazioni tra eventi. Il suo approccio è relazionale e compatto con la loop quantum gravity, dove tempo e spazio sono quantizzati e non fondamentali.
In sintonia, Plescia non tratta mai il tempo come dato assoluto, ma come pelle dell’essere, esito di uno sguardo poetico sul mondo. Il tempo non è contenitore ma intreccio di relazioni, tra parola e silenzio, tra visibile e invisibile.
Fisica del vuoto quantistico – Il vuoto come generativo
Il vuoto nella meccanica quantistica non è assenza, ma campo di fluttuazioni da cui emergono particelle virtuali. È uno “spazio” gravido di possibilità.
Plescia descrive il vuoto come grembo creativo, luogo da cui tutto nasce e in cui tutto ritorna. Come nel vuoto quantistico, anche nel suo pensiero il niente è potenza, silenzio generante, assenza che fonda il mondo.
Bibliografia essenziale
Eraclito, Frammenti, a cura di G. Reale, Bompiani, 2004.
Anassimandro, I frammenti e le testimonianze, Laterza, 2007.
Martin Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, 2005.
Henri Bergson, L'evoluzione creatrice, Mondadori, 2006.
Henri Bergson, Il tempo e la memoria, Laterza, 2002.
Werner Heisenberg, Fisica e filosofia, Il Saggiatore, 2010.
Carlo Rovelli, L'ordine del tempo, Adelphi, 2017.
Giacinto Plescia, Filosofia e Fisica, 2022
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