La Filosofia e il pop sono rinvenibili in Lucio Battisti https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/02/13/lucio-battisti-dal-periodo-classico-al-cambio-di-paradigma-con-pasquale-pannella-verso-la-singolarita-dei-dischi-bianchi/ e Franco Battiato: “Cieli immensi e l'universo trova spazio dentro me” canta Battisti ne “I giardini di marzo” e ricorda Leopardi “L'immensità e gli interminati spazi” e “L'immensità” torna anche di un brano di Don Backy e ne “Il mondo” per Jimmy Fontana “gira il mondo come sempre... nello spazio senza fine”.
Battiato si misura con Lucrezio “Un nucleo si divide e due sono le vite... processo forse cieco o forse illuminato da memoria senza passato, un nucleo si divide l’errore lo interrompe e dentro il meccanismo un velo che si chiama caso” (Cariocinesi Fetus) e va oltre la Fisica, dall'infinitamente piccolo al macro e non è Fisica, è il suo canto: “Clamori nel mondo moribondo. Ciuffi d’isotopi in mano, passeggio tra le particelle dei miei atomi nuclei pulsari, neutroni e quasari il mondo è piccolo, il mondo è grande” (Clamori, L’Arca Di Noè) e Franco va oltre l'astrofisica col suo cielo: “Varcherò i confini della terra verso immensità… sopra le astronavi verso le stazioni interstellari viaggerò” (Anafase Fetus).
Le sue sono domande di carattere ontologico “Chi sono, da dove vengo, dove vado”... e “presenza, essenza, desideri, il bene, il male” (Chan-son Egocentrique Mondi Lontanissimi) pensieri che non ha nulla a che invidiare alle interrogazioni dei filosofi.
La Filosofia e il pop nella canzone
Il sogno, al centro della psicoanalisi, attraversa il verso di Battiato “Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale dopo aver viaggiato dentro il sonno per questo in sogno ci si vede un po' diversi e luoghi sconosciuti sono familiari. Restano i nomi e cambiano le facce e l’incontrario: tutto può accadere” (Caffè De La Paix,1993)
E nel sogno, riportato nel Fedone, il filosofo fa già musica e nel Sofista la filosofia è musica, perché evidenzia le modalità dell'accordarsi e dispiegarsi nella completezza.
Filosofo e musicista sono persi o presi in una naufraganza che sfugge: le relazioni fra musica e filosofia si svelano nell'eventuarsi della “poiesis”.
Quel situarsi è l'eventuarsi di una tragicità immanente, quasi una destinanza che ancora è in attesa di una risposta che non si è data.
“L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte: quando fui donna o prete di campagna un mercenario o un padre di famiglia” dice Battiato in Caffè De La Paix, 1993 e per Leibniz la percezione cosciente deriva da una molteplicità infinita di piccole percezioni inconsce, il suono è “exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare animi” non riconducibile a regole matematiche nella rigorosità e completezza, sempre intrise di paradossalità e indeterminatezza: la percezione cosciente deriva da una molteplicità infinita di piccole percezioni inconsce.
La Filosofia e il pop nella canzone
Il darsi del suono, al di là della bellezza musicale, sfugge ad ogni semplificazione logica, è irriducibile ad una sistemica formale o adeguatezza ideale: l'eccedenza del suono non si lascia imbrigliare nelle simmetrie matematiche.
La musica sfugge a "logos" ed epistemiche: si dà nell'indeterminato e nell'inesprimibile e dispiega singolarità.
Il post-moderno ed il citazionismo
“L’ira funesta il mare nel cassetto le mille bolle blu... da quando sei andata via non esisto più...il mondo è grigio il mondo è blu, Lady madonna... Ruby tuesday.... like a rolling stone... let’s twist again” (Cuccurucucu Paloma): sono un inno al citazionismo non puro divertissement.
Il suono
Gli aspetti udibili, quali ritmo, forma, densità o rarefazione di eventi sonori, sono la morfologia del suono “estetico-musicale” in evidenza spaziale ideale quale opera poietica.
La fenomenica è il mostrarsi del sonoro quale purezza del suono che non possiede nulla, né ha il suo essere nel fenomeno sonoro.
Il suono musicale, per Eulero, sorge da vibrazioni isocrone delle onde d’aria.
L'evento fondamentale della musica è il suono che si manifesta, si espande e si esaurisce: è il mostrarsi del mostrarsi ed abnegarsi dell'evento musicale.
Il suono si eventua in latenze che consentono di ascoltarsi, di scoprirsi, di incontrare il sé, attraverso le dispieganze che il suono dell’evento sonoro sublima “aldilà” della parola, della semantica di referenza.
La musica
La musica si dà nella molteplicità indeterminata di significati in virtù della morfogenesi dei suoni e delle loro strutture tematiche, è l'eventuarsi o abnegarsi, sistole e diastole, è immanenza di presenza e assenza, è il dispiegarsi dell'evento della temporalità.
L’indeterminatezza si eventua nelle consonanza dell'altezza, durata, timbro, intensità per eventuare dissonanze, l'apparente consonanza, si dà in dissonanza.
Tuttavia la divisione del tempo e le proporzioni matematiche non sono percepibili per la loro rapidità o alterità o alternanza, la matematica mostra e svela “rithmos” delle vibrazioni.
L'apprensione supera la comprensione.
Il silenzio
Il tempo musicale si disvela quale misura vuota, come se fosse bolla fullerenica che scoppia sulla superficie del silenzio: il centro attorno a cui gravitano tutte le forze, le diramazioni, le infinite possibilità, è silenzio.
Il silenzio è spinta ad agire, impulso, motore immobile della dynamis, è il fondamento, il principio della musica
La melodia, l'armonia e l'attesa
Il duplice sviluppo, lungo l'asse diacronico della melodia e lungo l'asse sincronico dell'armonia, la dominante del tema dispiegano la transonanza musicale.
Così quell'eventuanza consente all'archegete di svelare l'ontopologia, aldilà dell'ideale estetico o dell’intenzionalità compositiva del musicista.
Però per il loro variare vivace o l'alternanza si disvela la transonanza.
Non è l’armonia dei suoni o delle arguzie o la bellezza fenomenica a fondersi quale sublime.
L'armonia pare congiunta in un alternarsi di tensioni e rilassamenti, o è un movimento dinamico del piacere per un pensiero che, in fondo, non rappresenta niente, ma eventua un’attesa.
L’attesa potrà essere colorata da una gamma illimitata di tonalità transfinite o allusiva, intrisa di transonanze ove il ritmo musicale possa eventuare la transpoiesis con movimenti tali da dispiegare la complessa sublimanza della musica, o abneganze pervadenti le strutture ontopologiche delle tematiche: una connessione profonda tra musica e fenomenica dei movimenti.
La bellezza della musica e le idee estetiche
Nella musica l'idea estetica, la presenza delle idee estetiche, può elevarsi ma con quei fenomena in fondo non si pensa niente.
La bellezza del suono musicale è già in sé, e la musica, in virtù dei suoi fenomeni sonori compositivi, è arte bella, e non semplicemente piacevole.
La bellezza risiede nelle composizioni timbriche in assenza di strutture di referenza, nell’accadere discontinuo di suoni e silenzi.
L'idea estetica è una sequenza potenzialmente infinita di pensieri legati da nessi, non tutti logici, o una catena illimitata di pensieri, connessi l'uno con l'altro, rispondenti all’intenzionalità espressiva dell’archegete, non sempre situabili e dimostrabili nel logos evidente.
In quanto si eleva alla bellezza, la musica pare coinvolgere le idee estetiche e con la sua interna complessità sfugge a qualsiasi paradigmatica epistemica o fenomenica.
Le note ed il cielo come armonia e numero
Per gli antichi, poiché si vedeva che le note e gli accordi musicali consistessero nei numeri poiché tutte le altre cose, parevano loro che fossero fatte a immagine dei numeri e che i numeri fossero ciò che è primo in tutta quanta la realtà, pensarono che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero.
Le concordanze che riuscivano a mostrare fra i numeri e gli accordi musicali e i fenomeni e le parti del cielo e dell’intero universo, le raccoglievano e le sistemavano in dynamica coerenza.
Per Aristotele l’armonica, gli intervalli musicali, è lo stesso metodo matematico dei fenomeni astrali quale paradigma per svelare la natura degli enti: principio della “dynamis” dell’universo quale contemplazione della struttura dynamica divina.
Platone, la musica, la bellezza e la filosofia
Platone situa la contemplanza della bellezza in sé, divina e monade, quale forma della bellezza e quale armonia invisibile o armonizzarsi della musica della natura stessa.
L'evidenziarsi del fenomeno musicale, coniugato alla struttura temporale del suono, o alle specificità estetiche e recettive, o al percepirsi dimensionale dell’ascolto è il mettersi in luce o il costituirsi dei nessi che coniugano le categorie concettuali tradizionalmente impiegate dalla fenomenologia della musica.
All’origine, la musica pare risolversi tutta nella filosofia, come modello dell’attività del relazionarsi o dell'armonizzarsi dei suoni dall'acuto al grave, all’intonazione del modello scalare.
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