La natura e la χώρα: la città-χώρα è un sistema aperto che scambia sia materia sia energia con il mondo esterno, è isologica sia alle unità produttive e abitative, sia ai sistemi aperti https://www.iris.unisa.it/handle/11386/1867593
La città-χώρα disegna increspature, biforcazioni, “strutture” sfuggenti, appartiene al “triton ghenos”: è una singolarità, uno spazio dinamico non formalizzabile in cui il “logos” tace.
- Hestia
Hestia è la primigenia creazione mitologica della spazialità cheotica, sintesi dell'abitabilità e dell'attività produttiva: è al centro della casa, degli spazi privati; nella “polis” è la dea del focolare, invece Hermes, è epicentro della socialità pubblica, deriverebbe la sua eufonè tanto da “histoi”, pilastri di legno, metafora statica costruttiva dello spazio abitativo, quanto da “histos”, telaio versale in salienza, simbolia tecnologica della spazialità produttiva.
“Phalòs”, “essia” o “osia”
La natura e la χώρα e il “phalòs”, “essia”, quale essenza immutabile oppure “osia”, quale mobilità, movimento: “phalòs” comunicanti generano “omphalos” della comunanza dinamica della “polis” ed “omphalos” della spazialità pre-post-produttiva.
“Phalò”: instabilità d'una struttura stabile, invariante rispetto ad uno spazio prefissato, ma attraversata da dinamiche caotiche e cheotiche (χέω, versare, avente direzionalità), topologie fluttuanti recreanti attanze spaziali: “omphalos”.
Forma e spazio: l'”omphalos”
L'”omphalos”, ombelico, dello spazio abitativo-produttivo e della “polis” sintetizza l'economia con la spazialità urbana e della casa è il simbolo della natura e della χώρα.
L'”omphalos”, etimologicamente una salienza anamorfica, instabilità, nella megalopoli assumerà una figura di regolazione ed al suo interno la scienza e la tecnologia, fluttuante, ricreeranno dinamicità spaziali caotiche e cheotiche, eutopiche e distopiche.
La spazialità dell'”omphalos” viene formalizzata dalle catastrofi ombelicali, si tratta di modelli topologici dotati di complessità superiori alle catastrofi di Thom, clonati da un centro organizzatore e di una struttura costituita da più poliedri: il “diadema”, la “sfera ombelicale”, la “sfera metaedrica”, la “farfallacuspide”, la “tetrafarfallacuspide”, la “collana”e hanno un carattere archetipale, sintagmatico, qualitativo https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_catastrofi
La desideranza spaziale
La natura e la χώρα vedono nella “farfalla-cuspide” la rappresentazione topologica dell'alterità sociale quale desideranza spaziale che inventa il nuovo: è pregna di eventi.
La “tetrafarfallacuspide” esprime la dialogia tra intelligenza della socialità, espressa in desideranza spaziale, interagente con la spazialità dei media di produzione.
La singolarità del “metaedro” conserva il passato solo come vestigia, come strutture creodali.
Dalle tecnologie del macro alle micro
Nell’era del virtuale si conclude la fase post-moderna e post-industriale per lasciare spazio alle nuove tecnologie o nuova “téchne”: una isteresi dal macroprogetto, metaprogetto, al microprogetto, o dalle macrotéchne, alla microtéchne, mobile, flessibile ma anche isologica, isomorfica o “isomorphing”.
Le tecnologie del macro si identificano sempre più nelle tecnologie del micro: la singolarità nuova della progettualità e dell’innovazione
L’imperativo pare essere, quello di abitare poeticamente la “téchne”, l’immaginario, il virtuale, il progetto, l’architettura del micro, locale, particolare e del macro globale.
Le esperienze raccolte paiono abbandonare il ritorno del classico, del gotico o del barocco o del moderno, per gettare le fondamenta di eventi di singolarità isomorfiche tra tecnologia ed estetica.
Il declino di paradigmi storici e le innovazioni
Consideriamo fenomeni nuovi quali: l'eccedenza di spazio, la desideranza spaziale l'innovazione continua, permanente delle scienze e delle tecniche, il passaggio dall'elettromagnetismo all'elettronica, alla fotonica e l'assunzione dell'estetica, del lusso e del neo-narcisismo come condizione esistenziale dell'etica e della socialità.
Un ripensamento dello spazio fisico e sociale
L'innovazione della macchina, la sua mutazione nella forma e nel contenuto, nell'addensarsi di capacità, nell'incorporazione di mansioni e di qualità di rapporto con l'uomo e con lo spazio, induce ad un ripensamento dello spazio fisico e sociale.
Il declino delle metropoli; l'addensarsi di ricerca e produzione in poli-non poli localizzati all'interno di città preesistenti o in altri luoghi https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-allocazione.html sono gli elementi forse in apparenza più caratterizzanti il fenomeno, ma ancora non esprimenti la qualità nuova dello spazio implicita nell'innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica.
La macchina, le nuove tecnologie e la comunicazione in tempo reale
Ieri la macchina generava grande movimento ed un ampio flusso d'informazioni che, non trovando una subitanea collocazione spaziale, determinava incertezza e richiedeva coordinazione e tempi lunghi per il fattore decisivo.
Oggi le nuove tecnologie affermano identità spazio-temporale e, quindi, anche i tempi della decisionalità sono annullati.
La spazialità è stata trasformata come conseguenza della trasformazione del concetto di spazio: da spazio concepito vuoto e riempito di oggetti, a spazio ove ciò che prima divideva (spazio come distanza) oggi è “medium” (la comunicazione in tempo reale).
Dai “pilotis” di Le Corbusier alla sfera simbolo della spazialità “hi-tech”
Se Le Corbusier faceva poggiare la sua casa su “pilotis”, la sfera autosufficiente poggiata sul deserto potrebbe essere il simbolo concettuale dell'era del superamento del bisogno: il simbolo della spazialità “hi-tech” https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-spazialita-hi-tech.html
La spazialità indotta dalle nuove tecnologie si sostanzia attraverso l'immagine d'una struttura topologica modificantesi a partire da quei punti ove più intensamente s'esprime la socialità, soprattutto in presenza di sviluppo informatico non lineare e contemporaneità di diverse fasi tecnologiche.
Lo spazio discreto e continuo: la natura e la χώρα
La specializzazione delle aree fa pensare ancora ad una divisione dello spazio secondo griglie funzionali.
Il concetto di griglia presuppone ancora uno spazio discreto, corpuscolare, rigido; ad una possibilità di sostituzione indolore di forme e funzioni interne alle sue maglie.
Lo spazio continuo, senza distinzione di valenza tra sé stesso e gli oggetti, presuppone invece una continua modificabilità di tutto il contesto al modificarsi di un suo punto.
L'intelligenza artificiale ed il post-industrialismo
Le nuove tecnologie possiedono una temporalità di presenza spaziale effimera, quasi simile al tempo di vita delle strutture biologiche.
Non a caso i “bio-chips”, dell'ordine di “101Selti/cr”, tendono ad essere i frammenti dell'intelligenza artificiale dei futuri media.
J. A. Wheeler sostiene essere la regione di Planck, 10-33 cm. significa che tutta l'oggettualità tecnologica potrà omologare la sua spazialità a quella dimensionalità infinitesima?
Esisteranno allora due misure stabili, oltre le quali le catamorfie tecnologiche non potranno recreare alcuna tecnologia, quella formulata dalla relatività e quella enunciata dalle teorie della gravità quantistica.
L'unico aggiramento di circostanza potrà essere fornito soltanto dalla combinatoria topologica dei frammenti primigeni della tecnologia: intelligenze artificiali con prevalenza di software, intelligenza organica o biologica artificiale.
La micronizzazione della tecnologia ed il villaggio globale
Le tecnologie produttrici d'energie cinetiche e fornitrici d'intelligenze artificiali, subiranno rapidamente micronizzazioni sorprendenti.
Nel sincronico, lo spazio di dispiegamento tenderà a dilatarsi con magnitudini inconsuete: il mito del villaggio planetario, la possibilità di produzioni extragravitazionali, la comunicazione metagalattica etc., avranno effettualità attualizzabili.
Le transmorfie tecnologiche ricreeranno attanze cinemorfiche, anaboliche e distopie tecnomorfiche della spazialità metropolitana: spazi caotici succederanno a spazi cheotici.
La distopia spaziale come “indetermanenza”
La distopia spaziale sarà una “indetermanenza” (come è stato coniato per designare la permanenza dell'indeterminatezza) una dissuadenza progettuale: una disvalenza olomediale.
Si può pensare, più fisicamente, la distopia della spazialità quale risultato di declinanze fratumanti simmetricità fra la tecnologia e le territorialità: quasi la formazione di un “black-hole”https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-to-shawking-about-14th.html
La scoperta del carbonio sferico: il fullerene
Realtà subatomiche e nanotecnologie consentono nuovi materiali subatomici quali il fullerene ed una nuova modalità di intendere la progettazione e l'abitare, non più fondati sulla conoscenza epistemica o ermeneutica ma un'interpretazione ontopoietica: un nuovo paradigma di concepire l’Essere stesso nelle sue trasformazioni nel “caosmos”https://frame-frames.blogspot.com/2014/07/research-project-about-fullerenic-fiber.html
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