La nascita degli dei vede “Dioniso-Zagreus” risorgere autodinamicamente, portando in sé, nell’oscura “dynamis” propria dell’involucro corporeo, i Titani quali forze telluriche dinamiche: la sua luce, “daimon”, si inabissò nell'esserci.
Il “dynamaion” nel mito greco https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_greca generò autodinamicamente i Titani : Oceano, Yperìon, Divina, Fluente, Norma, Memoria, Ispirazione e Cronos.
Il mito autopoietico
La dimensione metamorfica del mito è una singolarità all'interno di spazi topologici, le azioni all'interno della struttura del mito ne modificano le condizioni: il mito è un sistema autopoietico, instabile come il caos.
La “dynamis” è indicibile, è impronunciabile, non può essere oggetto né di discorso, né di pensiero: è mitologica, poietica, “non-epistemica” è intraducibile e difficile da comprendere: è necessario un pensare differente per poter essere colta nella sua essenza.
Il Mito ed il Caosmos : pólemos” e “dynamis
Il “pólemos” è “dynamis: la guerra è comune, tutto avviene secondo contesa e necessità o eristica per Eraclito.
Dinamica reciproca di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le cose, come delle merci con l’oro e dell’oro, mutamenti dinamici del fuoco: dapprima mare, del mare una metà terra, l’altra soffio cosmico della “dynamis” o cosmogonia della “physis”.
Eraclito: la “dynamis” concorde e discorde
Eraclito svela la dinamica dell'eristica in accordo o in discordanze discordi, quale armonia, concorde pur discordando: armonia di tensioni contrastanti come nell’arco e nella lira: questi, infatti, trasformandosi sono quelli, e quelli a loro volta, sono la “dynamis”, concorde e discorde, armonica e disarmonica.
Il “cosmos” e la “physis”
Il “cosmos” è la “physis” originaria, dotata di una propria vitalità strutturalmente stabile, che si rivela in “dynamis” della “physis-archê” meteorologica; evaporazione, condensazione, fulmini, interpretati come risultato delle metamorfosi fenomeniche, caratterizzano il mito ed il caosmos.
La natura, oscura, indomita, svariata, cangiante, transvedenza che tutto vede, si dà quale “Cronos-dynamis”: beato demone supremo dell'instabilità, del “tempontopologico”.
Aristotele: il “dynamaion”, la “methexis” e la “dynamis-energheia-entelécheia”
Aristotele non usa il discorso mitico, ma concetti come “dynamis” o “energheia”, dove il “dynamaion” equivale quasi a ciò che viene pensato nella “methexis”.
Per Aristotele, ciò che è stabile e presente ha il carattere del movimento o della quiete, nella quale il movimento si è concluso, ed è connotato come “dynamis-èrgon” ed “enèrgheia”; nel mutamento della “enèrgheia” nella “actualitas”, ogni evento ha una struttura ontologica: l'”enérgheia” e l'”entelécheia”.
La potenza o “dynamis” è la possibilità, la potenzialità di un mutamento della “physis”.
La “dynamis-energheia-entelécheia”, si presenta come situazione di scelta ontologica, e ontologica biforcazione dell'essere.
Una continuità liscia, senza salti né lacune, è lo sfondo impercettibile su cui si stagliano gli eventi, le trasformazioni, le faglie, le increspature dell’essere.La natura è intesa come problema tra “caos e cosmos”, tra insieme ordinato ed elemento dinamico che interviene turbando l’equilibrio preesistente, e creando elementi nuovi.
Costruzione e decostruzione della “physis oltre l’ermeneutica e l’epistemica
Le riflessioni sui fondamenti della filosofia, della matematica, della fisica e dei problemi ontologici e fondazionali della meccanica quantistica, relative alla realtà subatomica, e le nanotecnologie consentono una interpretazione “ontopoietica” della natura capace di concepire l’essere nelle sue trasformazioni ovvero nel suo “caoscosmos”, verso una costruzione e decostruzione della “physis” oltre l’ermeneutica e l’epistemica.
“Χώρα” ed Hestia
La “Χώρα” disegna increspature, biforcazioni, “strutture” sfuggenti, appartiene al “triton ghenos, è una singolarità, uno “spazio” dinamico, imprevedibile, non formalizzabile in cui il “logos” naufraga.
Hestia è la primigenia creazione mitologica della spazialità cheotica, sintesi dell'abitabilltà e dell'attività produttiva.
Hestia è al centro della casa, degli spazi privati: nella “polis” è la dea del focolare, invece Hermes è epicentro della socialità pubblica.
Hestia deriverebbe la sua eufonè tanto da “histoi”, pilastri di legno, metafora statica costruttiva dello spazio abitativo, quanto da “histos”, telaio versale in salienza, simbolia tecnologica della spazialità produttiva.
“Phalòs”, “essia” o “osia”
“Phalòs”, “essia”, quale essenza immutabile oppure “osia”, quale mobilità, movimento cangiante.
“Phalò” comunicanti generano “omphalos” della comunanza dinamica della polis ed “omphalos” della spazialità pre-post-produttiva
“Phalò”: instabilità d'una struttura stabile, invariante rispetto ad uno spazio prefissato, ma attraversata da dinamiche caotiche e cheotiche (χέω, versare, avente direzionalità), topologie fluttuanti recreanti attanze spaziali: “omphalos”.
L'”omphalos”
L'”omphalos” dello spazio abitativo-produttivo e dello spazio della “polis” è l'archetipo che sintetizza l'economia con la spazialità urbana e della casa.
“Omphalos”, ombelico, esprime etimologicamente non una catamorfia involvente, concava, implosiva, ma una salienza anamorfica, crescenza d'instabilità.
La spazialità dell'”omphalos”
L'”omphalos” della megalopoli assumerà una figura di regolazione ad ombelico nell'interno del quale la scienza e la tecnologia fluttuante ricreeranno dinamicità spaziali caotiche e cheotiche, eutopiche e distopiche.
La spazialità dell'”omphalos” viene formalizzato dalle catastrofi ombelicali tramite modelli topologici dotati di complessità superiori alle catastrofi thomiane.
Forma e spazio: per una nuova teoria delle catastrofi
La “farfalla-cuspide” è la rappresentazione topologica dell'alterità sociale quale desideranza spaziale che inventa il nuovo: è pregna di eventi.
La “tetrafarfallacuspide” esprime la dialogia tra intelligenza della socialità, espressa in desideranza spaziale, interagente con la spazialità dei media di produzione.
L'ellittico interno al parabolico sarà la rappresentazione topologica dell'alterità sociale emergente quale desideranza spaziale attante verso futuri universi.
Il Mito ed il Caosmos: le singolarità
Da una delle sezioni, delimitanti la “tetrafarfallacuspide”, s'epigenera una singolarità ombelicale parabolica, sintesi archetipica di configurazioni morfogenetiche elaboranti gli stimoli esterni, secondo la propria topologia fluttuante, dispieganti attanzialità creative della socialità individuale e collettiva.
La singolarità del “metaedro” conserva il passato solo come vestigia, come strutture creodali.
Un modello qualitativo
Il modello assunto è archetipale, sintagmatico, qualitativo.
Si tratta della costruzione di metaedri, modelli topologici complessi clonati da un centro organizzatore e della costruzione di struttura costituita da più poliedri: il “diadema”, la “sfera ombelicale”, la “sfera metaedrica”, la “farfallacuspide”, la “tetrafarfallacuspide”, la “collana” https://www.giacintoplescia.it/la-natura-e-luomo-le-catastrofi-dopo-thom/
Alcune ricerche hanno introdotto delle metodologie per la generazione di modelli geometrico-topologici più complessi di quelli offerte dalle catastrofi di Thom https://www.treccani.it/enciclopedia/rene-thom/
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