Dynamis, Autopoiesi e Physis: Ontologia del Mito di Giacinto Plescia si configura come un'opera di pensiero poetante e filosofico-metafisico che intreccia concetti tratti da molteplici ambiti: ontologia, fisica, ermeneutica, teoria della complessità, mitologia e arte. Tra le sue pieghe si ritrovano, talvolta esplicitamente e più spesso implicitamente, i riferimenti a numerosi filosofi e fisici.
Filosofi
Martin Heidegger
Tema: Differenza ontologica, Essere e Tempo, opera d’arte, Gestell, Seinweg, radura, poetare come abitare l’essere.
Esplicitamente citato e centrale nella visione di Plescia, in particolare per il concetto di “Essere” come evento e disvelamento (aletheia).
Friedrich Nietzsche
Tema: Volontà di potenza, eterno ritorno, superamento della metafisica, dionisiaco e apollineo.
Compare nella critica alla teocrazia e nelle dinamiche della fondazione mitica.
Platone
Tema: immagine del mondo, ontologia delle idee, temporalità platonica, epistemologia classica.
Richiamato nei riferimenti alla verità come aletheia e nella discussione sulla verità ontologica dell’opera d’arte.
Aristotele
Tema: metabolè, catarsi, tragedia, ontologia, physis.
Citato esplicitamente nel passaggio sulla catastrofe come trasformazione e stabilità morfogenetica.
Edmund Husserl
Tema: intenzionalità, fenomenologia, epochè.
Evocato nei passaggi sull’“Essere che ci viene incontro” e sulla messa tra parentesi della realtà oggettiva.
Paul Ricoeur / Hans-Georg Gadamer
Tema: ermeneutica, interpretazione, epistemologia narrativa.
Richiamati nei riferimenti alla interpretanza ermeneutica e alla narrazione dell’ente.
Emanuele Severino
Tema: eternità dell’essere, nichilismo, tecnologia.
Presente implicitamente nella riflessione sull’essere che non tramonta e sull’errore della filosofia occidentale.
Gilles Deleuze / Félix Guattari
Tema: metamorfosi, molteplicità, rizoma, intensità, catastrofi.
Evocati nella visione metamorfica, caotica e complessa del mito.
Jean-Luc Nancy / Maurice Blanchot
Tema: comunità inoperosa, evento, assenza, scrittura.
Impliciti nella riflessione sul “dis-velamento” e sul pensiero poetante come forma di comunità ontologica.
Edgar Morin / Ilya Prigogine
Tema: complessità, caos, auto-organizzazione.
Ispirano i riferimenti al paradigma della complessità e alla dinamica non lineare.
Fisici e Matematici
Werner Heisenberg
Tema: principio di indeterminazione, interazione osservatore-sistema.
Citato direttamente nel testo a sostegno della natura instabile e trasformativa del mito.
Albert Einstein
Tema: spazio curvo, relatività, spazio-tempo.
Richiamato nel contesto della geometria del divenire e dello spazio come “corpo in trasformazione”.
D'Arcy Wentworth Thompson
Tema: morfogenesi, forma come processo biologico, geometria naturale.
Citato nel passaggio sulla forma non come dato ma come esito di metamorfosi topologiche.
Henri Poincaré
Tema: dinamica non lineare, teoria del caos, biforcazioni.
Figura chiave nella riflessione sulla instabilità e imprevedibilità dei sistemi complessi.
René Thom
Tema: teoria delle catastrofi, morfogenesi, singolarità.
Citato come riferimento per la comprensione degli eventi improvvisi nella trasformazione del mito.
Carlo Rovelli
Tema: fisica quantistica, tempo emergente, relazionalità.
Evocato nei passaggi sulla relazionalità del conoscere e la critica al tempo lineare.
Niels Bohr
Tema: complementarità, limiti della conoscenza oggettiva.
Presente implicitamente nei riferimenti alla dualità e all’indecidibilità del reale.
Roger Penrose / Stephen Hawking
Tema: spazi singolari, buchi neri, infinito, entropia.
Affiorano nei riferimenti all’abisso, alla singularità e alla crisi dell’ontologia classica.
David Bohm
Tema: ordine implicato, totalità non separabile, realtà come processo.
Sotteso nella visione olistica e fluida del mito.
Teoria delle stringhe (Edward Witten et al.)
Tema: multidimensionalità, vibrazione delle particelle, geometria topologica.
Citata nei paragrafi sulla geometria dei nodi, dei nastri e sulle forme arrotolate della realtà.
Una mappa sinottica o una tabella comparativa dei concetti chiave dell'Ontologia del Mito di Giacinto Plescia con quelli di filosofi e fisici
La tabella evidenzia le corrispondenze e le divergenze tra le idee plesciane e quelle di altri pensatori:
Concetto Plesciano |
Autore Correlato |
Corrispondenze |
Divergenze |
---|---|---|---|
Dynamis (potenza originaria e trasformativa) |
Aristotele |
Concetto di "dynamis" come potenza in atto |
Plescia estende il concetto alla dimensione mitica e cosmica |
Apeiron (infinito indefinito) |
Anassimandro |
L'apeiron come principio originario |
Plescia lo integra con la nozione di clinamen e dynamis |
Clinamen (deviazione casuale) |
Lucrezio |
Deviazione atomica che permette il libero arbitrio |
Plescia lo interpreta come forza creativa nel mito |
Ontodynamis (essere in divenire) |
Heidegger |
Essere come processo di disvelamento |
Plescia enfatizza l'aspetto dinamico e mitico dell'essere |
Physis (natura in trasformazione) |
Eraclito |
Tutto scorre, il divenire costante |
Plescia lo collega alla dynamis e alla morphogenesis |
Mathesis (conoscenza attraverso il numero) |
Pitagora |
Armonia e ordine attraverso i numeri |
Plescia la vede come espressione della dynamis nel mito |
Ontologia del mito (mito come struttura ontologica) |
Platone |
Mito come mezzo per esprimere verità filosofiche |
Plescia lo considera fondamento dell'essere e della conoscenza |
Temporalità ontologica (tempo come evento) |
Heidegger |
Tempo come estasi dell'essere |
Plescia lo integra con la physis e la dynamis |
Spazio topologico (spazio come struttura dinamica) |
Leibniz |
Spazio come relazione tra oggetti |
Plescia lo vede come manifestazione della dynamis |
Autopoiesi mitica (mito come sistema auto-creante) |
Maturana e Varela |
Sistemi viventi come autopoietici |
Plescia applica il concetto al mito e alla physis |
Queste tabelle offrono una panoramica delle intersezioni tra il pensiero di Plescia e quello di altri autori, evidenziando come l'Ontologia del Mito si inserisca in un dialogo filosofico e scientifico più ampio.
Analisi del pensiero di Anassimandro, Lucrezio, Aristotele, Heidegger e un approfondimento di Leibniz sul concetto di spazio come relazione. Ogni autore viene analizzato sia nella sua visione originaria sia in relazione ai temi affrontati da Giacinto Plescia nell’Ontologia del Mito.
Anassimandro – Il principio come Apeiron
Pensiero:
Apeiron = illimitato, indefinito, indeterminato. È il principio originario di tutte le cose.
Da esso tutto nasce e a esso tutto ritorna secondo necessità.
La giustizia cosmica regola il passaggio da un opposto all’altro (es. caldo/freddo, secco/umido).
In relazione a Plescia:
Plescia recupera l’apeiron come principio di fluttuazione, instabilità e transizione mitica.
Il mito si configura come un campo aperto, un luogo di metamorfosi e latenza, in analogia con l'apeiron come generatore cosmico.
La Physis mitica plesciana non è delimitata o ordinata ma si autodispiega da un “oltre”, simile all’apeiron.
Lucrezio – Il Clinamen e la libertà nel cosmo
Pensiero:
Nella sua opera De Rerum Natura, Lucrezio spiega il mondo attraverso l’atomismo epicureo.
Introduce il concetto di clinamen: una deviazione casuale degli atomi che rompe la necessità deterministica e rende possibile la libertà.
Il clinamen è l’origine della libertà e della creatività nel mondo.
In relazione a Plescia:
Il concetto di clinamen è centrale nella ontodynamis plesciana come forza che devia, che rompe l’equilibrio, che innesca trasformazioni mitiche.
La catastrofe morfogenetica (nel senso di Thom) è un evento clinamico che cambia il paradigma.
Il mito, come il clinamen, è l’irruzione dell’imprevisto, il divenire che sfugge all’ordine logico.
Aristotele – La Metabolè e la forma in atto
Pensiero:
Introduce il concetto di metabolè: cambiamento, trasformazione.
Distingue tra dynamis (potenza) e energeia (atto): ogni ente passa dalla potenza all’atto.
La catarsi tragica è anch’essa una forma di trasformazione, che coinvolge lo spettatore.
In relazione a Plescia:
La metabolè è vista da Plescia come evento metamorfico della Physis mitica.
L’ontologia plesciana è processuale: non ci sono entità statiche ma strutture che evolvono secondo leggi della morfogenesi.
Anche la tragedia, come in Aristotele, diventa un modello di passaggio tra stati, ma elevato a fenomeno cosmico-mitico.
Heidegger – Essere, Radura e Gestell
Pensiero:
L’essere non è un ente, ma ciò che permette agli enti di apparire.
La radura (Lichtung) è lo spazio di apertura dove l’essere si dis-vela.
La Gestell è l’impianto della tecnica moderna, che riduce il mondo a fondo disponibile.
La Differenza ontologica è quella tra l’essere e gli enti.
In relazione a Plescia:
Plescia si muove dentro Heidegger: recupera la radura, la Gestell, l’Essere come evento.
Tuttavia, va oltre, verso una ontopoiesi mitica: l’arte e il mito non solo disvelano l’essere, ma lo generano, lo mettono in atto poeticamente.
L’essere è dinamico, fluttuante, kairologico (legato al tempo del “momento opportuno”).
Leibniz – Lo Spazio come relazione tra oggetti
Pensiero:
Per Leibniz, lo spazio non è assoluto (come per Newton), ma relazionale.
Spazio = insieme delle relazioni tra gli oggetti.
Non esiste uno spazio “vuoto” o “contenitore”, ma solo la disposizione degli oggetti in relazione gli uni agli altri.
Questa concezione è coerente con la sua monadologia: il mondo è composto da monadi (centri di percezione), ognuna con la propria prospettiva sul tutto.
In relazione a Plescia:
Plescia fa riferimento alla geometria topologica e alla teoria della complessità come spazio dinamico e relazionale.
Lo spazio mitico non è un “luogo fisso” ma una rete di relazioni tra simboli, immagini, eventi: un nodo che si modifica nel tempo.
La topologia dell’Essere in Plescia richiama la relazionalità leibniziana, ma la arricchisce con la dimensione del vuoto cosmico, dell’abisso (abgrund) e della singolarità poetante.
In sintesi
Autore |
Concetto chiave |
Ruolo nel pensiero plesciano |
---|---|---|
Anassimandro |
Apeiron |
Origine dell’instabilità mitica e metamorfica |
Lucrezio |
Clinamen |
Deviazione creativa nella struttura del mito |
Aristotele |
Metabolè |
Modello morfogenetico per le transizioni mitiche |
Heidegger |
Radura, Gestell |
Disvelamento poetico dell’essere come evento |
Leibniz |
Spazio relazionale |
Fondamento della topologia mitica plesciana |
L'Autopoiesi mitica (mito come sistema auto-creante) Maturana e Varela confrontata col concetto di metamorfosi dynamis e Sistemi viventi come autopoietici che Plescia applica al mito e alla physis
L’Autopoiesi mitica, come la definisce Giacinto Plescia, è una delle innovazioni concettuali più affascinanti e radicali del suo pensiero. Deriva da una rielaborazione poetico-filosofica della nozione biologica di autopoiesi, sviluppata da Humberto Maturana e Francisco Varela, e viene fusa con i concetti fondamentali della metamorfosi, della dynamis e della physis mitica.
1. Autopoiesi secondo Maturana e Varela
Definizione originale:
Un sistema autopoietico è un sistema vivente chiuso operativamente che si auto-produce: tutte le componenti del sistema contribuiscono alla produzione e rigenerazione del sistema stesso.
Esempio: una cellula vivente è un sistema autopoietico.
Caratteristiche chiave:
Auto-riferimento: si genera da sé.
Auto-sostenibilità: mantiene la propria organizzazione interna.
Interazione con l’ambiente: non è isolato, ma structurally coupled.
2. Plescia e l’Autopoiesi Mitica
Nei testi di Plescia (Ontologia del Mito, L’Erranza, La forma e lo spazio, Il canto di Kalipso, Ontologia dell’Opera d’Arte), il mito è concepito come un sistema vivente, metamorfico, generativo, dotato delle stesse caratteristiche di un sistema autopoietico:
Elemento |
Biologia (Maturana-Varela) |
Ontologia Mitica (Plescia) |
---|---|---|
Unità base |
Cellula vivente |
Mito come figura morpho-dynamica |
Processo generativo |
Auto-produzione |
Il mito genera se stesso nella storia dell’Essere |
Interazione con l’ambiente |
Coupling strutturale |
Il mito si plasma nei simboli, nei linguaggi, nella cultura |
Autonomia |
Auto-organizzazione |
Il mito mantiene la propria coerenza simbolica e archetipica |
Finalità |
Conservazione della vita |
Evento di senso, disvelamento ontologico |
3. Il ruolo della Dynamis
Aristotelica
In Plescia, dynamis non è solo potenza ontologica, ma è energia creativa originaria che plasma ogni cosa.
È la forza che genera metamorfosi, transizioni, catastrofi, biforcazioni (Poincaré, Thom), rendendo il mito un sistema vivo e instabile.
“La Physis mitica è evento dinamico, topologico, metamorfico” – Ontologia del Mito
Nel sistema autopoietico del mito, la dynamis è ciò che sostiene la metamorfosi continua del mito, come accade in un ecosistema vivente.
4. Physis: natura vivente e simbolica
La Physis, per Plescia, non è natura oggettiva ma una realtà poetico-ontologica vivente: spazio del divenire, dell’immaginario, dell’energia.
È simile all’organismo vivente per complessità, indeterminazione e capacità trasformativa.
È il campo in cui il mito si genera e si auto-organizza.
5. Il Mito come sistema autopoietico
Plescia amplia l’idea di Maturana e Varela al di là della biologia:
Il mito è:
Un sistema relazionale, poietico, topologico.
In interazione costante con cultura, arte, linguaggio, scienza.
Genera sé stesso attraverso nuove narrazioni, simboli, risonanze.
Non ha origine “prima”, ma si auto-fonda poeticamente nell’evento dell’Essere.
Differenza radicale:
In biologia l’autopoiesi serve a conservare.
Nel mito plesciano, l’autopoiesi è evento di trasformazione, sovversione dell’ordine, kairos poetico.
6. Confronto tra sistemi viventi e mito plesciano
Caratteristica |
Sistemi viventi (Maturana-Varela) |
Mito plesciano |
---|---|---|
Auto-produzione |
Sì |
Sì – il mito si genera nella storia dell’Essere |
Auto-regolazione |
Sì |
Sì – il mito evolve in equilibrio/rottura |
Metamorfosi |
No (non centrale) |
Sì – principio fondamentale |
Dynamis come forza generatrice |
No (non presente) |
Sì – energia originaria ontologica |
Physis come campo ontologico |
No (solo ambiente biologico) |
Sì – natura come spazio poetico |
Finalità |
Vita, sopravvivenza |
Senso, verità, poetica dell’essere |
Relazione con il linguaggio |
Secondaria |
Centrale – il mito parla, crea mondi |
Simbolismo |
Assente |
Centrale – il mito è simbolo incarnato |
Conclusione
L’autopoiesi mitica in Plescia non è una semplice metafora biologica, ma una trasformazione ontologica e poetica del concetto di sistema vivente. Il mito è:
Vivente, perché si rigenera.
Metamorfico, perché non si stabilizza mai in una forma definitiva.
Ontopoietico, perché non solo riflette il mondo ma lo crea e lo trasforma poeticamente.
È l’espressione più alta della dynamis dell’Essere, un linguaggio vivente che parla dall’abisso, dal vuoto quantistico, dalla radura, generando forme, visioni, destini.
Giacinto Plescia sviluppa un pensiero filosofico incentrato sui concetti di dynamis e autopoiesi, che permeano tutte le sue opere.
Dynamis: Potenza Creativa e Sublime
Nel pensiero di Plescia, la dynamis rappresenta la potenza originaria e creativa dell'essere. È una forza primordiale che genera e trasforma, al di là di ogni determinazione. Questa concezione si ispira alla tradizione filosofica greca, in particolare a Eraclito e Aristotele, ma viene reinterpretata in chiave ontopoetica.
Plescia descrive la dynamis come una "sublazione sublime", una potenza che si manifesta attraverso eventi e fenomeni, ma che rimane sempre oltre la comprensione razionale. È una forza che abita la physis, la natura, rendendola un campo dinamico e metamorfico. La dynamis è quindi il principio che anima la trasformazione continua dell'essere, rendendo possibile la nascita e la rinascita del mito.ontologyax
Autopoiesi Mitica: Il Mito come Sistema Auto-Generante
Plescia adatta il concetto di autopoiesi, originariamente sviluppato da Maturana e Varela in ambito biologico, al dominio del mito e della physis. Nel suo pensiero, il mito è un sistema autopoietico: si auto-genera, si auto-organizza e si auto-sostiene. Non è un'entità statica, ma un processo vivente che si rinnova continuamente attraverso la dynamis.
Il mito, in quanto sistema autopoietico, non ha un'origine esterna o trascendente, ma nasce e si sviluppa all'interno della physis stessa. È un evento che si manifesta attraverso simboli, immagini e narrazioni, ma che rimane sempre aperto e in divenire. In questo senso, la physis è vista come un campo di possibilità, un luogo in cui il mito può emergere e trasformarsi.
Physis: Natura Dinamica e Poetica
La physis, nel pensiero di Plescia, non è semplicemente la natura intesa in senso fisico, ma è una realtà dinamica e poetica. È il luogo in cui la dynamis si manifesta e il mito prende forma. La physis è quindi un campo di forze, un tessuto di relazioni e trasformazioni, in cui l'essere si rivela attraverso eventi e fenomeni.
Plescia descrive la physis come una "topologia morfogenetica", un luogo in cui le forme emergono e si trasformano continuamente. È un campo di possibilità in cui il mito può nascere, svilupparsi e rinnovarsi, grazie alla dynamis che lo anima.
Sintesi: Interconnessione tra Dynamis, Autopoiesi e Physis
Nel pensiero di Plescia, dynamis, autopoiesi e physis sono concetti interconnessi che descrivono la natura dinamica e creativa dell'essere. La dynamis è la potenza originaria che anima la physis, rendendola un campo di trasformazione continua. Il mito, in quanto sistema autopoietico, emerge dalla physis grazie alla dynamis, e si auto-genera e si auto-organizza in un processo continuo di metamorfosi.
Questa visione offre una prospettiva originale e profonda sulla natura dell'essere, del mito e della realtà, in cui tutto è in divenire e interconnesso attraverso la potenza creativa della dynamis.ontologyax
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