mercoledì 29 maggio 2013

LA BABELE DEI SEGNI DI CAMILLA G. IANNACCI


                        

                                             

L’incunabolo, di ridotte dimensioni, presentava incisioni d’oro e d’avorio con un fondo malva.

Laurie e Sugar continuavano a leggere, alla ricerca di quei segni capaci di decrittare le icone che s'intravedevano, tra le pagine, qual palinsesto. A volte la sera, la luce della loro bottega restava accesa fino alle prime luci dell’alba: le ore migliori alla ricerca del linguaggio sottostante alla babele di segni e parole del mondo.


Esisteva un linguaggio primigenio? Era ancora possibile andare alla ricerca del ‘Senso dei segni’ come avevano scritto nel loro libro?

I critici erano naturalmente…critici. Ma soprattutto tesi a ostacolare, in ogni modo, il loro lavoro.

L’incunabolo che un ignoto aveva fatto recapitare nel loro Studiolo, avrebbe dato una svolta alle ricerche.

Un virus biologico-informatico aveva disseminato il panico tra i giornalisti delle redazioni dei quotidiani. Laurie e Sugar avevano, ormai, una sola missione: scoprire l’inventore del virus e la ragione del gesto. Il fullerene, il carbonio, come i loro studi avevano dimostrato, era stato l’antidoto per la rete ma il senso di questo virus qual era?

Il condizionamento della stampa era una risposta ovvia ma non esaustiva. 
Il linguaggio dell’hacker andava decodificato come la lettura dei palinsesti che porta alle stratificazioni di senso. 

A tal fine, come ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’, i dati sul virus furono trasportati nel mondo del paradosso: qui gli argomenti razionali arrivano a conclusioni inaspettate e la ragione trova il suo senso.

- I giornalisti vanno oltre i fatti e la legge delle 5 W : l’oltre è il senso del loro fare ed essere. Il virus è il simbolo della babele e della sua volontà di potenza sull’uomo.

Così parlarono Laurie e Sugar tra gli applausi delle tele–redazioni e dei blogger di tutto il mondo.


























    

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