martedì 25 marzo 2014

QUEL ZUCCONE DEL CONIGLIO TWITTEGGIANTE ALLA RICERCA DI SENSO





Chi non ama Vittorio Zucconi? Nessuno alza la mano, com'è ovvio. Il gusto della parola lieve e salace in ogni suo pezzo: spiazzante, pensante.

Non lascia stare neanche i conigli e domenica scorsa infatti li spadella con la sua salsa. I twittaroli scrive, non tutti certo, sono come il coniglio che segue gli "elefanti per andare ad abbattere la foresta": un vano eco ogni loro twitt: non letto, non commentato, una scia e via: un non essere.


Il chacchiericcio è stato 'onorato' alla grande ne 'La Grande Bellezza' e la 'chiacchiera' già passata alla lente di Heidegger: il gossip è una sua estenuazione, dominante purtroppo.


Se non è la meta il fine del viaggio ma  lo stesso muoversi, del twitt è l'atto che conta.
La ricerca di senso del proprio Esser-ci tramite la parola costitutiva dell'essere umano.

Perché dal suo cappello tira fuori il coniglio? 
Non tutti i conigli amano i prestigiatori o finire in padella.
Non a tutti i conigli basta far da pet-terapy o da eterni silenziosi timidoni.

Se già c' é il ruggito del coniglio perché non consentirgli anche un cinguettio Maestro Zucconi?

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