L'oxi che ha vinto in Grecia non è stato un “no” all'appartenenza di Atene alla Ue come si è voluto accreditare.
Se la #Germania, in primis, e le istituzioni europee tutte non riaprono un dialogo e non chiudono un accordo che tenga conto dell'emergenza politico-economica-umanitaria che vivono gli ellenici e dei rischi dell'euro-zona con, alle porte, la bolla asiatica ha un’unica spiegazione: per la prima volta la Ue antepone una scelta politica a valutazioni puramente economiche: il governo #Tsipras non è considerato un interlocutore: meglio correre i rischi della #Grexit.
Già #Juncker era stato chiaro: ”votate sì” aveva detto e per ben due volte: un tempo per non sentirsi accusare di ingerenza si taceva: almeno a ridosso del voto. Nulla più che inerisca anche al semplice fair play ha più valore di fronte al valore dei soldi: unici dominus di tutto l'affaire greco e ragion d'essere di questa Europa.
Il 90% dei fondi del "salvataggio" della Grecia è andato alle banche tedesche e francesi solo il 10% allo stato greco: e questo si vuol continuare a fare con governi graditi a Berlino e Bruxelles.
Rispettare la volontà di chi ha votato “no” è il primo compito che la Ue deve fare e poi ridurre il debito a chi non potrà mai restituirlo: i governi tutti, italiano in particolare, non svolgano un ruolo da paesi satelliti della Germania: possono e devono muoversi in piena autonomia.
Ne va non solo la dignità e sovranità nazionale ma il far politica e la Politica.
Far sentire la propria voce solo per presenziare all'incontro Hollande-Merkel è ben poco: Roma avrebbe dovuto accettare la proposta di #Hollande che tendeva ad un'apertura e al dialogo con #Atene prima e durante il voto del referendum e farsene carico: #Renzi avrebbe potuto giocare un ruolo di primo piano e in piena autonomia dalla #Merkel cui ora chiede solo di aggiungere un posto in tavola.
La politica dello strapuntino non serve all'Italia e a dare una svolta agli equilibri di potere in Europa: dire “no al dialogo a due Berlino-Parigi” quando non si è fatto niente per evitarlo non è il cambio-verso proclamato dal Premier: è sufficiente ascoltare la conferenza stampa con la Merkel prima del voto greco per sincerarsene: la presa di distanza di Renzi dal governo Tsipras risulta netta e definita perfino sprezzante dalla stampa.
Ora è tempo di cambiare toni: siamo tutti greci.
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