La dinamica non lineare moderna (da Poincaré a Thom) ha stabilito che le traiettorie nello spazio geometrico sono strutturalmente stabili solo per un certo intervallo, fuori da quell’intervallo si salta su traiettorie diverse con una transizione rapida (biforcazione) e a volte discontinua (catastrofe).
Le geometrie non euclidee (nodi, dei tori, anelli, etc.) si interessano delle trasformazioni. Lo spazio viene considerato come un "corpo in trasformazione" e la geometria assume il compito di trovare leggi metamorfiche.
Per la teoria delle stringhe, oltre agli elettroni e ai quark, c'è un altro livello di struttura, un piccolo filamento di energia vibrante; questi filamenti vengono "piegati", arrotolati, in una configurazione descrivibile attraverso una geometria dei nodi o dei nastri.
Il paradigma della complessità, a sua volta, contrappone alle traiettorie lineari della fisica classica, forme inaspettate e fenomeni di cui non possiamo prevedere l’evoluzione linearmente, a partire delle condizioni iniziali.
Il punto di vista della complessità afferma, contro l’ideale di spiegazione scientifica deterministica-causale della fisica classica che la realtà è un organismo, un nodo di relazioni dal comportamento disordinato, non prevedibile: l’indeterminazione è costitutiva del divenire.
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