giovedì 10 marzo 2022

Regazzoni: filosofia del mare la χώρα e l'architetto

Regazzoni filosofia del mare la χώρα e l'architetto Claude_Monet_-_The_Houses_of_Parliament,_Sunset.jpg


 
Regazzoni: filosofia il mare la χώρα e l'architetto sono alcune suggestioni sorte ieri sera nell'ascoltare la lectio del filosofo genovese che, nell'ambito del ciclo "la Filosofia del mare" a Palazzo Ducale di Genova, esplicitava le sue ricerche che presto vedranno la luce in un saggio per i tipi di Ponte alle Grazie col titolo "Oceano. Filosofia del pianeta" e  molte altre sollecitazioni ci sorprendevano.

In greco, paese, contrada, patria, regione, spazio, luogo, ed anche qualità, condizione, è indicato con un sostantivo femminile χώρα che è inserita nella polis a rimarcare il suo radicamento terrestre e di nutrice.

Sta anche per qualità e ci chiediamo intorno alla qualità di questa qualità da quando Platone ne ha parlato. 


"Noi non siamo come le piante perché la nostra patria è il cielo" scrive Platone: si dà anche un'altra interpretazione, rispetto all'etimologia in senso stretto, esiste un tertium e per la precisione siamo al triton ghenos platonico.


Da allora noi, seduti sulle spalle dei giganti, ne siamo irretiti e ancora più da quando Derrida ne ha seguito le tracce, i segni e ci ha mandato una cartolina ancora da decifrare ed ad libitum.

Lo "spazio" dell'acqua, va da sé, è altro dalla nostra condizione attuale di terrestri.
La proprietà e la qualità dell'acqua quali sono?

Intanto è uno "spazio" mobile, dinamico per eccellenza.
Indeterminato, non interpretabile fino in fondo in una formalizzazione.
Non solo: il mare vive nell'informe epperò disegna figure, "strutture" ed una rimanda all'altra incessantemente.

Non a caso Regazzoni illustra l'opera di Turner.
Il primo impressionista in fondo: le sue sfumature, la luce, l'elemento acqueo, impalpabili ritornano e si esaltano in Monet.
 
Le acque si spezzano sulla spiaggia ogni volta in differenti figure sfuggenti eppure forme. E disegnano l'indefinito.
Si osa dire che l'acqua è come la chōra "appartiene ad un terzo genere: il triton ghenos. Non si può dire di essa che non è né questo né quello o che al tempo stesso questo e quello

La chora platonica ricorre nell'ambito dell'architettura, le forme "pensano" all'interno di una matrix: mai termine platonico fu più vicino a noi http://digicult.it/it/digimag/issue-055/chora-platonica-and-digital-matrix/
Che Derrida incroci Eisenman nell'ambito del progetto del "Parc de la Villette" (non importa che non si sia mai realizzato) non sembra essere un incontro fortuito, qui interessa notare il rapporto chora-figura-architettura che ricorre in continuazione. 

Pare si possa dire che, in questo e non solo,  l'acqua sia una singolarità.
E richiede un pensare radicale, un cambio di visuale come quando, per la prima volta, gli astronauti hanno visto sorgere la terra blu davanti a loro che Regazzoni ricorda.

Un capovolgimento paradigmatico è la cifra di un pensiero impensato che chiede voce e rappresentazione.
Un fine setaccio di nuovi materiali, nuove parole e qualcuno che abbia il desiderio di arrischiarsi a camminare per nuovi sentieri come in un bosco inesplorato: su quel limite Regazzoni ha compiuto, da tempo, un largo tratto. 

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