martedì 4 ottobre 2022

Irriducibile di Federico Faggin: coscienza e natura


FAGGIN FEDERICO IRRIDUCIBILE LA COSCIENZA LA VITA I COMPUTER E LA NOSTRA NATURA


"Irriducibile di Federico Faggin: coscienza e natura" il nuovo testo del famoso fisico e la filigrana della cover sono una dichiarazione di intenti e della convinzione che lo studio della natura, della mente e della coscienza non sono riducibili ad un logaritmo, alla macchina.

Per definire la coscienza non basta la tecnologia perché "Per anni ho cercato di capire come la coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici, e ho constatato che i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o la forza o il movimento, mai sensazioni e sentimenti, che sono qualitativamente diversi".


"La coscienza è un fenomeno quantistico perché ha le caratteristiche dello stato puro quantistico, ossia è uno stato ben definito, è uno stato privato conoscibile solo dal sistema che è in quello stato. Ciò riflette la fenomenologia della nostra esperienza interiore che è un tutt’uno privato e in continua evoluzione, impossibile da descrivere completamente perché essa va oltre qualsiasi descrizione. È la coscienza che capisce la situazione... il significato dei simboli, il dubbio, e il libero arbitrio esistono solo nella coscienza di un sé, non in un meccanismo."

Una conversione di Faggin sulla via di Damasco? Rivendica la sua formazione "Sono un fisico, un inventore e un imprenditore" https://it.m.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin

Lo stato puro di un sistema quantistico può rappresentare lo stato di coscienza del sistema, in quanto ha tutte le caratteristiche di un’esperienza cosciente fatta di "qualia".

"La coscienza è la capacità di conoscere attraverso un’esperienza fatta di 'qualia', cioè mediante le sensazioni e i sentimenti che portano con sé il significato di ciò che si conosce: la capacità di conoscere quindi esiste prima della conoscenza" scrive Faggin e "Gli enti fondamentali da cui emerge tutto ciò che esiste devono essere enti coscienti simili alle monadi di Leibniz".

Se si dice tecnologia e computer, si dice: Intel 4004, il primo microprocessore al mondo, gli elementi fondamentali  dell’informazione: le memorie EPROM e RAM dinamiche e dei sensori CCD, la tecnologia MOS di silicio, la Synaptics che ha permesso, nel 1986, la nascita di Touchpad e Touchscreen ovvero, in una parola, si dice Faggin http://www.fagginfoundation.org/it/

Obama lo ha insignito della 'Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione, e di 'Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, il presidente Mattarella.

Nello studio delle neuroscienze Faggin si è trovato davanti al problema della costruzione di un computer dotato di coscienza e dell'impossibilità di trasformare i segnali elettrici in qualia: non si può "trasformare un motore in un’ameba" annota il fisico. 

Racconta un episodio, di cui non svegliamo l'esito, "mi svegliai, mi spostai nel soggiorno per contemplare il lago... sentii un’energia emergere un’esperienza mai provata prima, un fenomeno così straordinario che non avrei mai potuto immaginare... un ampio fascio di luce bianca e all’improvviso quella luce esplose e riconobbi...

Riveliamo, in merito all'episodio, le considerazioni dell'autore "Il mio rapporto con il mondo era sempre stato quello di un osservatore che lo percepiva fuori da sé, cioè separato. Invece ora ero l’osservatore del mondo e il mondo. Ero il mondo che osservava sè stesso".

Per concludere "l’essenza della realtà è una sostanza che conosce sè stessa nella sua autoriflessione".

Curiose coincidenze, tra cui quella dell'episodio di Faggin, uniscono alcune scoperte scientifiche: i più impensati luoghi e situazioni di vita: una vasca da bagno per Archimede con il suo eureka sulla legge del galleggiamento dei corpi, una mela di un albero che cade sulla testa di Newton per la legge di gravità e il suo buen ritiro nella campagna inglese ove fiorirono le sue teorie rivoluzionare per l'epoca. E non finisce qui perché, dopo il bagno di Archimede e la campagna per Newton, c'è anche una montagna galeotta per Schrödinger e la sua compagna e quell'onda che lo scienziato formalizzò in una funzione https://frame-frames.blogspot.com/2022/09/helgoland-di-carlo-rovelli.html

"La scienza dovrebbe cercare di trovare risposte non eliminare dalla realtà ciò che non sa spiegare" sostiene Faggin e la sua "Federico and Elvia Faggin Foundation", una no-profit volta alla ricerca scientifica della coscienza considerata "fondamentale e irriducibile", è deputata ad esplorare le frontiere non ancora valicate dal pensiero filosofico e scientifico.

"Spaghetti e Levi Civita" rispose Einstein ad una domanda sull'Italia ora si può dire "spaghetti e Federico Faggin" perchè se la "La ricerca della verità deve essere il fine ultimo di ogni scienza" (Cauchy) allora il testo "Irriducibile" di Faggin avvia le domande essenziali che hanno già delle risposte ed altre di cui “un giorno/ lontano,vivrai le risposte” (Rilke).

Arte e scienza, alle origini dell'università di Padova, facevano parte di un unico raggruppamento disciplinare, i filosofi presocratici si ponevano le domande di oggi per non dimenticare figure che sempre hanno coniugato filosofia e scienza.

"Che senso avrebbero il sapore del vino, il profumo di una rosa e il colore arancione" se fossimo riducibili ai paradigmi meccanicisti? La scienza non spiega come il cervello produce i qualia la cui esistenza è incontestabile quindi le teorie fisiche non descrivono tutta la realtà.

"Nelle scienze tutto è sempre diverso da quello che sembrerebbe secondo il buonsenso" scrive Brecht e "Se questa scienza, che grandi vantaggi porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere sé stesso e finirà per rigirarsi contro l’uomo" preconizza, nel "De l’infinito, universo e mondi", Giordano Bruno.

Il fisicalismo e il riduzionismo affrontano lo studio e descrivono egregiamente il cosmo e la natura ma si mostrano incapaci di indagare e capire la coscienza ovvero "i suoi aspetti semantici"

  • La crisi dei fondamenti

"Ci sono asserzioni formulate in modo esatto che non sono nè vere né false" per Gödel e per Thom "La matematica rimette in discussione la possibilità di misurazione", mentre le riflessioni sui fondamenti della filosofia, della fisica, della matematica, i problemi ontologici e fondazionali della meccanica quantistica, relative alla realtà subatomica, e le nanotecnologie consentono una interpretazione 'ontopoietica' della natura e portano verso una costruzione e decostruzione della 'physis' oscillante tra pratica ontologica, ermeneutica ed epistemica.

Alla spiegazione scientifica deterministica, causale della fisica classica, alle traiettorie lineari si contrappongono forme inaspettate e fenomeni di cui non possiamo prevedere l’evoluzione a partire delle condizioni iniziali e si afferma, la concezione della conoscenza come relazione e come conoscenza di relazioni.

La fisica, sia classica sia quantistica, ammette una teoria con diverse interpretazioni; o altrimenti detto, se includiamo nella definizione di una teoria anche la sua interpretazione, due diverse teorie che descrivono gli stessi fenomeni: la meccanica quantistica è una teoria fisica con una definita struttura formale e una determinata portata empirica, ma con un problema interpretativo ancora aperto. 

Le interpretazioni di questa teoria sono infatti molteplici: dalla 'teoria dei molti mondi' alla 'teoria della riduzione dinamica' e alla 'teoria della decoerenza'.

Ognuna di queste interpretazioni ci dice qualcosa di diverso su come è fatto il mondo descritto dal formalismo quantistico.

La domanda sulla verità di una proposizione come "l’elettrone ha una traiettoria ben definita", ovvero se una particella microscopica come l’elettrone abbia una traiettoria ben definita, secondo alcune intepretazioni la domanda avrà una risposta negativa, secondo altre interpretazioni una risposta positiva. 

La risposta dipende dunque dall’interpretazione scelta. 

I problemi per la nozione di verità non finiscono qui: tra la teoria newtoniana dello spazio, del tempo e del moto e la teoria della relatività speciale di Einstein, viene da dire che la teoria vera è la relatività speciale. 

La teoria newtoniana funziona molto bene in un certo dominio: relativamente ad esso 'salva i fenomeni' esattamente come la teoria della relatività, e la sua descrizione dello spazio e del tempo può essere 'vera'.

La verità di una teoria fisica può, quindi, dipendere non solo dalla sua interpretazione, ma anche da domini interteorici o adeguatezza intersoggettiva. 

Nello spirito della teoria della relatività, l’invarianza delle leggi fisiche rispetto alle trasformazioni spazio-temporali esprime l’invarianza rispetto a cambiamenti dei sistemi di riferimento o osservatori. 

Su questa base, è quindi possibile porre le invarianze spazio-temporali in rapporto con un criterio di oggettività intersoggettiva della descrizione fisica: le leggi mediante le quali descriviamo l’evoluzione dei sistemi fisici hanno valore oggettivo in quanto non cambiano.

Oggettivo è ciò che è invariante rispetto al gruppo di trasformazioni dei sistemi di riferimento, oggettività significa invarianza.

Quando problemi d'indecidibilità insorgono nelle scienze esatte e si ripercuotono in tutti gli altri settori del sapere, che fare?

Parafrasando Gödel, secondo il quale esisterebbe sempre un'affermazione vera dell'aritmetica non deducibile dagli assiomi, si può affermare che i modelli matematici non deducono le leggi fisiche, anche se questo assunto generale impera tuttora in tutti i campi e le culture: anche tra gli empiristi o sperimentalisti che regolano le loro scoperte secondo assiomi predeterminanti: l'esperimento o la sequenza statistica di dati tratti dalla verifica diretta.

Ecco il paradosso: per comprendere la logica vera, solo sui numeri interi, sono necessarie infinite nuove definizioni.

Per quanto dispiegata e complessa sia la premessa, la verità non può scaturire meccanicamente.

Per confutare le teorie esistenti non è sufficiente ritrovare i prodromi teorici in altri teorici preesistenti, né stabilire le filosofie di appartenenza abbinate ad epoche storiche ed appellarsi al progresso scientifico; men che mai credere nella verifica dell'applicabilità, giacché scienziati non sospetti di catastrofismo sono adeguatamente coscienti che tutte le teorie, le più incoerenti e le meno rigorose, sono suscettibili di applicazione e non tutte le applicazioni possiedono barlumi di scientificità.

  • Le forme della complessità ed i sistemi autopoietici

I modelli complessi studiano il carattere di sistema degli oggetti della conoscenza, i sistemi autopoietici e i sistemi dissipativi, instabili e in trasformazione.

Le teorie della complessità disegnano un mondo dominato da un'instabilità permanente, caotica appunto; il senso della temporalità, in questa visione, avverte il declino sia della linearità sia della ciclicità. 

Il paradigma della complessità contrappone alle traiettorie lineari della fisica classica, forme inaspettate e fenomeni di cui non possiamo prevedere l’evoluzione linearmente, a partire delle condizioni iniziali e afferma, contro l’ideale di spiegazione scientifica deterministica, causale della fisica classica, la concezione della conoscenza come relazione e come conoscenza di relazioni, di insiemi organizzati o sistemi le cui parti sono in interazione dinamica.

La realtà è un organismo, un nodo di relazioni dal comportamento disordinato: l’indeterminazione è costitutiva del divenire.

  • La poesia, la filosofia e le geometrie non euclidee

Le geometrie non euclidee (nodi, dei tori, anelli, etc.) si interessano delle trasformazioni. 

Per la teoria delle stringhe, oltre agli elettroni e ai quark, c'è un altro livello di struttura, un piccolo filamento di energia vibrante; questi filamenti vengono piegati, arrotolati, in una configurazione descrivibile attraverso una geometria dei 'nodi' o dei 'nastri' che Leopardi anticipa quando scrive in "questo globo ove l'uomo è nulla, sconosciuto è del tutto", quei "nodi quasi di stelle".

Nel Simposio di Platone l’amore, Eros, è figlio di 'bisogno' e 'povertà', 'penìa' e 'poros', è mancanza e desiderio generati anche dal taglio del cordone ombelicale: il 'nodo' rompe la simbiosi con la madre e crea una 'mancanza' (il riferimento platonico ante litteram alla topologia) rappresentata dal vuoto del 'toro' per la psicoanalisi topologica di Lacan per il quale legami e separazioni sono costitutivi dell’inconscio: qui l'analisi si innesta a quella delle superfici: dal nastro di Möbius alla teoria dei nodi.

Dal canto suo, Lucrezio parla del vuoto e ci fa ricordare l'indeterminazione di Heisenberg e Planck. 

Le teorie della fisica, della geometria, della sociologia, dell'economia, della matematica e della biologia sono rette da epistemologie instabili e fluide. 

  • La morfogenesi

Le forme hanno una loro dinamica e, accanto ai domini di stabilità, si osservano situazioni nelle quali piccole modifiche provocano grandi cambiamenti: l'immagine retinica di un oggetto varia in continuazione, tuttavia esso viene percepito come lo stesso oggetto finché le sue variazioni non lo perturbano troppo allora emerge una nuova forma, cioè si produce una catastrofe, un nuovo livello di stabilità strutturale del fenomeno: la morfogenesi si occupa di studiare tali processi.

La dinamica non lineare moderna, da Poincaré a Thom, ha stabilito che le traiettorie nello spazio geometrico sono strutturalmente stabili solo per un certo intervallo, fuori da quell’intervallo si salta su traiettorie diverse con una transizione rapida, biforcazione, e a volte discontinua: nasce una catastrofe. 

  • Il chaosmos in Joyce

Joyce col suo ossimoro 'chaosmos' volle definire un senso che fosse, nello stesso tempo, un 'cosmos' non ordinato e non prevedibile; questa parola vuol dirci che l'antica distinzione tra ordine e disordine, tra 'cosmos' e 'chaos', tra tempo ordinato e tempo disordinato, possono trovare un punto di fusione nell'essenza del 'chaosmos' ovvero in un 'cosmos' ove non regna più la simmetria apollinea ma fa da padrona l'asimmetria dionisiaca. 

Nello stesso tempo quell'asimmetria dionisiaca non si trova però iscritta in una temporalità ben definita, con un orizzonte degli eventi, dei limiti ben evidenziati; tant'è che è impossibile uscire da quelli se non in una sorta di 'de-lirio' e di 'sub-limen' cioè di un andare oltre la linea dell'orizzonte e quindi in un altro mondo 'chaos-cosmos'.

Vi è un’analogia tra il Nietzsche logico-filosofico-probabilistico e Wittgenstein, tra Musil e l’autore del "Tractatus": per il senso del mondo serve un metalinguaggio.

Lo spazio-tempo ove il 'chaos' viene alla luce per generare mondi abitati da una caoticità imprevedibile ed indecidibile dove trovano dimora dei ed uomini quindi il dionisiaco, l'apollineo e l'umano che non è nè dionisiaco nè apollineo ma è l'uno e l'altro.

Nella monade leibniziana, quale sfera contenente in sé il 'chaos' e il 'cosmos' c'è un succedersi di simmetria ed asimmetria, di 'cosmos' e 'chaos' si può parlare di un 'attrattore strano' avente una dimensionalità temporale caotica ed una dimensionalità spaziale cosmica e questa è una singolarità. 

  • Lo zeit-raum mozartiano ed il 'chaosmos'

'Zeit-raum', nella sua originarietà, significa spazio-tempo ovvero il senso del periodo quale fu formulato in origine: 'perì-odòs' limite intorno ad una strada, ad un sentiero. 

Nel periodo musicale, nello 'zeit-raum' di Mozart è già presente il 'chaosmos', la sua è la prima musica col senso dello 'zeit-raum', del periodo che ha in sé una simmetria, rigorosità, completezza apollinea, cosmica ma che, nella sua essenza, al suo interno conserva e svela un disordine, un'asimmetria, una tonalità che va oltre l'ordine musicale esistente.

Lo 'zeit-raum' sarà quindi, quale metafora del 'chaosmos', lo spazio cosmico entro cui è possibile far soggiornare il tempo caotico e nel contempo il tempo cosmico, ove soggiorna lo spazio del 'chaos'.

Nello 'zeit-raum chaosmico' è possibile che lo spazio ed il tempo siano governati da una 'differenza': tempo ordinato e spazio disordinato, tempo caotico e spazio cosmico.

Si potrebbe anche evidenziare una fenomenologia in cui una spazialità cosmica sia abitata da una temporalità caotica e viceversa.

In Mozart, c'è l'eventuanza della dinamica, o la morfogenesi d'onda. Lì lo 'spazio-tempo' dinamico, le vibrazioni, le trasformazioni, le composizioni o proiezioni, i movimenti di cambio o di pura velocità o di velocità differenziale eventuano la dinamica della singolarità della transonanza: dispieganti singolarità morfologiche.

René Thom sostiene una priorità ontologica del continuo sul discreto e parla di 'potenza coesiva, relazionale'.

Le forme hanno una loro dinamica e, accanto ai domini di stabilità, si osservano situazioni nelle quali piccole modifiche provocano grandi cambiamenti: l'immagine retinica di un oggetto varia in continuazione, tuttavia esso viene percepito come lo stesso oggetto finché le sue variazioni non lo perturbano troppo allora emerge una nuova forma, cioè si produce una catastrofe, un nuovo livello di stabilità strutturale del fenomeno: la morfogenesi si occupa di studiare tali processi.

La dinamica non lineare moderna, da Poincaré a Thom, ha stabilito che le traiettorie nello spazio geometrico sono strutturalmente stabili solo per un certo intervallo, fuori da quell’intervallo si salta su traiettorie diverse con una transizione rapida, biforcazione, e a volte discontinua: nasce una catastrofe.

Nell’era del virtuale si conclude la fase post-moderna e post-industriale per lasciare spazio alle nuove tecnologie o nuova 'téchne': una isteresi dal macroprogetto, metaprogetto, al microprogetto, o dalle macrotéchne, alla microtéchne, mobile, flessibile ma anche isologica, isomorfica o 'isomorphing'.

Le tecnologie del macro si identificano sempre più nelle tecnologie del micro: la singolarità nuova della progettualità e dell’innovazione

L’imperativo pare essere, quello di abitare poeticamente la 'téchne', l’immaginario, il virtuale, il progetto, l’architettura del micro, locale, particolare e del macro globale.

Realtà subatomiche e nanotecnologie consentono nuovi materiali subatomici quali il fullerene ed una nuova modalità di intendere la progettazione e l'abitare, non più fondati sulla conoscenza epistemica o ermeneutica ma un'interpretazione ontopoietica: un nuovo paradigma di concepire l’Essere stesso nelle sue trasformazioni nel 'caosmos'.

L'innovazione della macchina, la sua mutazione nella forma e nel contenuto, nell'addensarsi di capacità, nell'incorporazione di mansioni e di qualità di rapporto con l'uomo e con lo spazio, induce ad un ripensamento dello spazio fisico e sociale.

Consideriamo fenomeni nuovi quali: l'eccedenza di spazio, la desideranza spaziale (Plescia et al.), l'innovazione continua, permanente e catastrofica delle scienze e delle tecniche, il passaggio dall'elettromagnetismo all'elettronica, alla fotonica;

l'assunzione dell'estetica, del lusso e del neo-narcisismo come condizione esistenziale dell'etica e della socialità;

La specializzazione delle aree, viceversa, fa pensare ancora ad una divisione dello spazio secondo griglie funzionali.

Il concetto di griglia presuppone ancora uno spazio discreto, corpuscolare, rigido; ad una possibilità di sostituzione indolore di forme e funzioni interne alle sue maglie.

Lo spazio continuo, senza distinzione di valenza tra sé stesso e gli oggetti, presuppone invece una continua modificabilità di tutto il contesto al modificarsi di un suo punto.

  • L'intelligenza artificiale Wheeler e Planck

Le nuove tecnologie possiedono una temporalità di presenza spaziale effimera, quasi simile al tempo di vita delle strutture biologiche.

Non a caso i bio-chips, dell'ordine di '101Selti/cr', tendono ad essere i frammenti dell'intelligenza artificiale dei futuri media.

J. A. Wheeler sostiene essere la regione di Planck, 10-33 cm. significa che tutta l'oggettualità tecnologica potrà omologare la sua spazialità a quella dimensionalità infinitesima?

Esisteranno allora due misure stabili, oltre le quali le catamorfie tecnologiche non potranno recreare alcuna tecnologia, quella formulata dalla relatività e quella enunciata dalle teorie della gravità quantistica.

L'unico aggiramento di circostanza potrà essere fornito soltanto dalla combinatoria topologica dei frammenti primigeni della tecnologia: intelligenze artificiali con prevalenza di software, intelligenza organica o biologica artificiale.

  • Il tempo dall'immagine bidimensionale alla tridimensionale

Una visione della temporalità 'altra' da quella lineare si ha quando si passa dall'immagine bidimensionale dell'800 ad una tridimensionale ove la visione lineare è semplicemente un aspetto particolare.

Qui c'è lo stesso passaggio verificatosi quando la geometria euclidea fu superata dalle geometrie lobacewskyane o 'iper-euclidee' o 'non-euclidee' o quando Copernico scoprì la non realtà delle teorie tolemaiche.

La visione del tempo lineare dipende dalla possibilità di calcolare, con i numeri reali, un segmento e/o una linea retta.

Ma quando vengono scoperte altre teorie di numeri non reali, ma nello stesso tempo razionali e naturali, anche la possibilità di calcolare un tempo non lineare diventa un gioco.

Solo un'altra visione della temporalità può offrire nuovi orizzonti alla nostra riflessione.

  • La 'teoria del tempo assoluto' e la 'teoria relazionale'

Sperimentiamo il tempo come un passaggio continuo e inarrestabile da ciò che fu a ciò che è adesso ed ulteriormente a ciò che sarà.  

Questo passaggio, quasi impercettibile, non significa che il tempo sia un'entità assoluta, la cosiddetta 'teoria del tempo assoluto' o vuoto, assunta da Newton, poiché in realtà il tempo è una caratteristica derivata dal movimento: la 'teoria relazionale' del tempo, seguita da Leibniz. 

Ogni mutamento contiene una dimensione irriducibile di successione di un 'prima' e di un 'dopo' ed è questa la temporalità nel suo momento originario, prima di ogni misurazione. 

Laddove c'è successione, c'è una forma di temporalità. 

  • La 'durata dell'essere mutevole'

Da questo punto di vista ogni fenomeno successivo produce un proprio tempo, ma, a causa dell'intreccio tra gli esseri della natura, normalmente il prima e il dopo di molti fenomeni si determina in rapporto a certe successioni standard.  

Il tempo quindi è l'ordine successivo 'prima/dopo' tra gli eventi, nato dal movimento, però ciò che cambia permane sotto molti altri aspetti, per cui il tempo, in un senso più frequente del termine, è la 'durata dell'essere mutevole'.

Una durata sempre immersa nel cambiamento, dal momento che ogni essere naturale subisce costantemente trasformazioni interne e anche cambia a causa del mutamento continuo della natura circostante.  

Così un ente dura il tempo di un'ora, di un giorno, di alcuni anni, in quanto permane nell'essere durante quel periodo o durata, che resta determinata proprio perché quel periodo è stato caratterizzato da alcuni cambiamenti e dai mutamenti nei fenomeni del cielo, in quelli terrestri, dei viventi.  

Se, per assurdo, non cambiasse mai nulla nel mondo e non ci fosse alcun riferimento, nemmeno esterno, ad una qualche successione di eventi, allora in quello strano stato non si darebbe un vero tempo. 

A durare è ciò che è mutevole e, per questo motivo, le cose 'a-temporali', come sono i concetti astratti, per esempio i numeri, non durano. 

Il tempo, in quanto dimensione non spaziale del moto, è suscettibile di essere quantificato. 

  • Leibniz e la monade

Leibniz nel 1684 immaginò fosse possibile una ontodinamica infinita in uno spazio tempo finito o definito in monade, quale 'apeiron' nell'a priori o 'archè' spazio temporale, assolutamente estraneo alla meccanica newtoniana intrisa di accelerazione assoluta, per sistemi di riferimento in moto relativo rettilineo ed uniforme. 

In relatività in verità, invece, non c'è mai separatamente lo spazio e il tempo, ma solo lo 'spazio tempo'. 

L'idea che la relatività possa essere una teoria geometrica dello 'spazio tempo' è una disvelanza dell'ontologia della verità quale temporalità ontologica dello 'spazio tempo ontologico' o autentico in relatività all'estasi dell'esserci e giammai dell'ente.

Le varietà, quali monadi dello 'spazio tempo ontologico' sono già presenti in Leibniz nel suo paradigmatico 'tempo evento' nello spazio 'tempo-immaginario', quale non lineare ontologia dell'evento della monade in un originale 'spazio tempo' a curvatura immaginaria. 

La teoria della relatività di Einstein  

La geometria fisica non è a priori, ma soprattutto è 'non-euclidea', Kant invece pensò sempre ad una geometria euclidea quale conoscenza a priori.

La geometria 'non-euclidea' e la relatività speciale si disvelano proprio dall'idea di 'spazio-tempo' con l'abbandono della simultaneità assoluta.

L'avvento della relatività generale, fondata sulle geometrie non-euclidee per lo spazio-tempo, ha gettato nella crisi il pensiero di Kant o il suo paradigma anche perchè l'eccezione ontologica fu proprio il suo avversario Leibniz. 

Dalla relatività generale viene l'idea che lo spazio-tempo è dinamico e che la gravità dovrebbe essere relativa. 

La teoria della relatività di Einstein eliminò, in maniera definitiva, l'idea del tempo assoluto nella fisica. 

E' vero che il tempo astratto è costruito in parte dall'uomo quando misura la successione dei moti naturali: il giorno, l'anno, in quanto tali, sono entità di ragione fondate sulla realtà, ma altri aspetti del tempo sono ontologici e pre-metrici ed il futuro non è un ente di ragione. 

Il tempo, lo spazio-tempo, è relativo allo stato di moto di un dato sistema di riferimento, e nella teoria della relatività generale il tempo è anche relativo alla intensità del campo gravitazionale, cioè alla curvatura dello spazio. 

  • La teoria del 'tempo immaginario'. La temporalità non lineare  

Stephen Hawking, verso la metà degli anni '70, elaborò, attraverso i 'numeri immaginari', la teoria del 'tempo immaginario'.

I 'numeri immaginari' sono perfettamente numerabili, calcolabili anche se non commensurabili con le altre teorie numeriche: numeri 'reali', 'naturali', 'irrazionali'.

Nell’estate del 1995 a Firenze, Hawking ha capovolto la visione: da singolarità dello spazio implosivo del cosmo, a singolarità gettante energia continua ed antientropica nell’universo.

Quale paradigma si è eventuato? 

Un modello spaziale delle singolarità spazio-temporali o singolarità cosmiche virtuali dell’ipospazio e nell’iperspazio temporale.

Hawking ha disvelato, nell’abisso della spazialità relativistica einsteiniana, l’ipospazio soggiacente che non è un 'nulla' o un 'niente', ma una 'superentità' ipospaziale della topologia fluttuante.

Quindi Hawking ci fornisce la possibilità di calcolare una temporalità cosmica non lineare e ci dischiude una visione della temporalità 'altra' dai paradigmi delle narrazioni dell'800.

Mentre la classica visione del tempo procede per spostamenti progressivi e lineari, come se fosse una freccia del tempo, l'evoluzione del 'tempo immaginario' si dispiega nella superficie di una sfera, sorge da un polo 'immaginario', il nord, raggiunge l'equatore e si chiude in un polo, di linee congiungenti, 'immaginario': il sud.

Se si pongono le due diverse interpretazioni del tempo in relazione, si comprende come c'è una convergenza ma anche una biforcazione, nel percorso, incapace di una qualche stabilità certa.

Nel modello matematico proposto da Hawking, le parti stabili delle singolarità cosmiche s’immaginano instabili, per la nota teoria dell’indeterminatezza di Heisenberg: non si potrà mai sapere con assoluta precisione, quale status possiedano le particelle elementari ai confini dello spazio vuoto: se statico e perciò impermeabile a qualsiasi fenomeno di attraversamento quantico, o instabile ed “ek-statico” e pertanto vibrante di gettatezze singolari, strane o virtuali.

  • L’ipospazio: 'superentità' della topologia fluttuante

Stephen Hawking ha capovolto la visione del black-hole: ha disvelato, nella spazialità relativistica, l’ipospazio soggiacente che è una 'superentità' della topologia fluttuante.

Si eventua un chiasma ipospaziale: l'isteresi del chiasma virtuale potrà essere numerizzata attraverso la cuspide topologica ed è possibile inscrivere quel paradigma, descritto coi numeri immaginari, in varietà topologiche o in trivarietà. 

I black-hole di Hawking. Singolarità dello spazio-tempo, cronotopie della relatività quantistica 

La bivarietà virtuale immaginaria si inabissa nell'ipospazio di un toro topologico attraversando una stringa cosmica formata da una bivarietà topologica, mentre la doppia bivarietà toroidale si disvela quale singolarità virtuale del chiasma topologico tale da far apparire i black-bole singolarità uniche.

Le parti stabili del black-hole s’immaginano instabili, per l’indeterminatezza di Heisenberg: non si potrà sapere, con precisione, lo status degli eventi interni al black hole.

Getti quantici instabili e virtuali, se simmetrici, creeranno un campo gravimagnetico implosivo e se asimmetrici, un campo di fissione esplosivo genesi della materia o antimateria: singolarità dello spazio-tempo, cronotopie della relatività quantistica. 

  • Le due singolarità cosmiche 

Sarà quella morfogenesi cronotopica a stabilizzare un campo gravi-quantico estatico o pregnante di gravità quantistica.

In quella supersimmetrica singolarità, le due singolarità cosmiche saranno forse intangibili, statici, o supergravità delle cronotopie periferiche, ma generanti un campo ipospaziale comunicante e fluttuante e aggettante materia ed antimateria, particelle virtuali e strane, galassie e universi.

  • Il black-hole

Nell’ipospazio, soggiacente il black-hole, esisterà almeno una superstringa di particelle virtuali o superonde fotoniche o gravitoni, capace di attraversare l’orizzonte degli eventi da uno spazio-tempo ad un altro: e, per simmetria, sarà anche non impossibile il chiasma ipospaziale della super-stringa cosmica.

La superficie gravitazionale dell'universo s'increspa in negativo, secondo il ritmo dei numeri immaginari coniati da Hawking, fino a disvelare nell'ipospazio, soggiacente il black-hole, le superstringhe morfogenetiche del campo graviquantico: se simmetrico implodente, se a spin asimmetrici virtualmente aggettante nuova energia nell'universo, tanto da generare nuovi, o in passato, big-bang.

Le riflessioni di Hawking sono dense di pregnanza e salienza, siamo di fronte ad un evento della visione del 'cosmos' sconvolgente e paradigmatica e pregnante talmente da disvelare modelli nuovi, utili per dispiegare gli eventi immaginati da Hawking e svelare salienze ancora inimmaginabili.

  • Innovazioni, tecnologie e paradigmi scientifici

Tutte le invenzioni, le innovazioni, le tecnologie, i brevetti, i paradigmi epistemici, le teorie scientifiche in un preciso momento si trovano di fronte al loro paradosso esistenziale: essere trascese da un'eventualità migliore e quindi inoltrarsi verso il loro viale del tramonto, oppure sopraggiungere a limiti insormontabili di applicabilità, costi, prospettive, oneri, fiscalismi, codici delimitanti, autorità. 

Quando si è di fronte a simili paradossi, l'invenzione tecnologica o evolve verso orizzonti eccelsi, o sarà destinata a testimoniare la sua effimera presenza in un bel parco o museo di archeologia industriale e, chissà in futuro, postindustriale.

La sorte degli impianti, delle strutture non sfugge a quelle bronzee leggi delle magnifiche esistenze e progressive della civiltà post-industriale: è sufficiente richiamare, a grandi linee, le concause fondamentali, convergenti e contemporanee.

  • Dalle tecnologie del macro alle micro

Nell’era del virtuale si conclude la fase post-moderna e post-industriale per lasciare spazio alle nuove tecnologie o nuova 'téchne': una isteresi dal macroprogetto, metaprogetto, al microprogetto, o dalle macrotéchne, alla microtéchne, mobile, flessibile ma anche isologica, isomorfica o 'isomorphing'.

Le tecnologie del macro si identificano sempre più nelle tecnologie del micro: la singolarità nuova della progettualità, dell’innovazione, dell’architettura, dell’urbanistica.

L’imperativo pare essere, quello di abitare poeticamente la 'téchne', l’immaginario, il virtuale, il progetto, l’architettura del micro, locale, particolare e del macro globale.

Le esperienze raccolte paiono abbandonare il ritorno del classico, del gotico o del barocco o del moderno, per gettare le fondamenta di eventi di singolarità isomorfiche tra tecnologia ed estetica, tra progetto e preesistenza architettonica, tra virtuale ed immaginario.

Nel passato l’adeguatezza del micro con il macro è sempre stato delegato ad altre competenze fisiche o chimiche.

  • La scoperta del carbonio sferico: il fullerene

Realtà subatomiche e nanotecnologie consentono nuovi materiali subatomici quali il fullerene ed una nuova modalità di intendere la progettazione e l'abitare, non più fondati sulla conoscenza epistemica o ermeneutica ma un'interpretazione ontopoietica: un nuovo paradigma di concepire l’Essere stesso nelle sue trasformazioni nel “caosmos”.

La scoperta del carbonio sferico cioè il fullerene, presente in natura, conferma la teoria premiata dai nobel ma fa sorgere anche nuove enigmi.

La ricerca dei modelli ontologici, nella struttura sferica del carbonio fullerenico, dovrà evidenziare le differenze e la completezza dell’impianto della 'gestell' per addivenire ad una più dispiegabile utilità tecnologica.

E' possibile che ci sia una bistabilità strutturale nel fullerene naturale, a differenza di quello artificiale.

Se così fosse il bistabile carbonio sferico, scoperto in natura, sarà più utile dell’altro per le applicazioni ottiche, fotoniche, quantistiche, laserizzabili.

Giacché l’isteresi bistabile configurerà virtuali varietà fotoniche, quali stabili ikone della logica computerizzata quantica, supersimmetrica.

  • I modelli ontologici dell'applicazione del fullerene nelle strutture a curvatura positiva o negativa o prossima allo zero

I modelli ontologici, studiati dalla presente ricerca, offriranno gli strumenti per valutare novità ed innovazioni, per brevettare i possibili progetti di applicabilità tecnica: dalla fotonica, alla logica quantica, dalla memoria laserizzata all’interferometro spaziale catturante le superonde gravitazionali, dalla telematica classica e virtuale al laser fullerenico o telaser, dalle ricerche taxioniche al microscopio laserizzato, con nuvole sodio varieganti l’isteresi fullerenica, ontoattante, ontoduttiva. 

La ricerca sui modelli ontologici interpretanti la struttura, la 'gestell', l’impianto della bistabile molecola sferica del carbonio sarà svolta con metodo classico: studi, prove, laboratorio, ma anche, novità assoluta, con metodo virtuale.

Molte sono le ricerche vigenti in più laboratori del pianeta, molti i progetti, le invenzioni, i brevetti, le innovazioni: senza distogliere l'attenzione o criticare o minimizzare quelle intraprese, l'unica alterità che appare la candidata migliore per eventuare un futuro di assoluta preminenza, pare sia l'applicazione del fullerene o carbonio sferico nelle strutture e negli impianti a curvatura positiva o negativa o prossima allo zero.

  • Sperimentazione e costruzione di fibre, supercorde, superstringhe, supervarietà al fullerene laserizzate

Qui, sia consentito descrivere un'eventuale o virtuale o possibile disegno di un progetto per la sperimentazione e la costruzione seriale di fibre al fullerene o al diamante sferico, supercorde, superstringhe, supervarietà al fullerene tecnologico.

E' possibile articolare le molecole sferiche, simili al diamante ma sferico, per progettare e costruire 'buckytube' o 'buckyfiber'.

La formula per costruire le fibre con molecole sferiche, derivante dalla grafite, è di immaginare una composizione supersimmetrica con la quantistica, utile per lasciarsi attraversare da una singolarità di raggio laser.

Le sfere molecolari fullereniche consentono di criptare sé stesse per supersimmetria o criptare archetipi e singolarità isologiche e topologiche: le supersfere fullereniche formano delle cuspidali supercorde laserizzate.

  • La gabbia di Faraday ed il laser: una nuova 'téchne' ed un sistema intelligente di fibre

La singolarità, genesi delle supercorde fullereniche, avvolta da una gabbia di Faraday tetracuspidale, cripta una varietà topologica al fullerene cuspidale: il sistema funzionerà come se fosse una microstruttura o microimpianto al fullerene.

Per le varietà cuspidali topologiche è necessaria una gabbia di Faraday capace di creare singolarità increspate in un toroide topologico o in una trivarietà a tricuspide attraverso la sublimazione laser.

Una flessibilità intelligente grazie alle supercorde criptate nel vuoto della tetracuspide, singolarità cuspidale delle supercorde fullereniche, che, in interazione con la superstringa e le singolarità cuspidali, daranno alla luce al primo sistema intelligente di fibre capace di compiere simultaneità operative. 

In termini epistemici: si è in presenza di una 'téchne' con-fusiva dei tre hardware essenziali: il computer, il laser, le fibre: una delle parti possiede in sé la funzionalità isologica e simmetrica delle altre, con molti vantaggi nella affidabilità. 


Nessun commento:

Posta un commento