La materia visibile ed invisibile è indagata sia dalla fisica sia dalla filosofia e molti sono i limiti che incontra la ricerca: la fisica classica non spiega i fenomeni complessi come per esempio gli stati meteorologici.
Ambedue, sia la fisica classica sia la quantistica ammettono una teoria con diverse interpretazioni o altrimenti detto: se includiamo nella definizione di una teoria anche la sua interpretazione, due diverse teorie descrivono gli stessi fenomeni.
I fenomeni, poi, non sono la somma di elementi singoli infatti la natura è strutturata come totalità e presenta un’organizzazione per noi invisibile.
La materia visibile ed invisibile per la fisica
La materia scrive Tonelli https://www.physokaiphilosophia.com/2024/10/10/guido-tonelli-materia-la-magnifica-illusione/ è un'illusione.
“La fisica classica si occupa solo di quanto possiamo dire della natura, la quantistica si chiede ‘quale particella vede un’altra?’ e della proposizione ‘ci sono eventi e non enti’ ovvero si chiede quali siano le interazioni delle particelle elementari nella materia, nella realtà della natura” (Bohr) e la risposta è che l’elettrone esiste nel relazionarsi con altri elettroni: è la fisica quantistica relazionale.
La fisica quantistica rimette radicalmente in discussione le interpretazioni dell’intera tradizione di pensiero: il comportamento delle particelle richiama in campo, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, la casualità: in realtà, della realtà (non è un gioco di parole) conosciamo solo una parte e le particelle, per giunta, si divertono a presentarsi e rapportarsi in modi singolari e inspiegabili.
Nella fisica classica si può misurare sia la velocità sia la posizione di un oggetto senza che l’oggetto subisca alterazione del suo status mentre nel mondo atomico l’oggetto si comporta in tutt’altro modo.
Non solo le particelle non sono oggetti ma non si sa neanche quale spazio occupino in quanto sul loro stato possiamo pronunciarci solo in termini probabilistici e solo nel misurare un elettrone ne veniamo a conoscenza: “lo stato delle particelle che si misura non è preesistente ma è creato nel momento della misurazione” (Faggin) ovvero siamo in balia delle onde non dell’oceano ma della probabilità.
Per “vedere” un “micro-oggetto” dobbiamo agire su di esso con strumenti, che ne modificano le condizioni la posizione e, contemporaneamente, la velocità di un atomo non è conoscibile in quanto interviene il principio di indeterminazione di Heisenberg che confligge con le nostre pretese di precisione ed oggettività relativamente allo stato di un sistema.
L'osservatore e l'osservazione
L’osservatore non è più in grado di misurare posizione e velocità senza produrre una perturbazione dello status della particella.
Il soggetto conoscente non è un osservatore esterno al mondo dei fenomeni che descrive, ma è in una relazione complessa con ciò che osserva: osservatore e oggetto osservato sono inscindibili.
Nella dimensione quantistica ogni misurazione va a cambiare ciò che viene misurato.
La probabilità, la regione di Planck e la complessità
Con la geometria dei sistemi dinamici si dà centralità a fenomeni al di sotto dell’intervallo della misura fisica: una variazione, una fluttuazione non misurabile, un “non-nulla”, al di sotto della misura, può determinare l’evoluzione di un fenomeno.
La fisica moderna conferma le parole di Seneca “Non le vediamo tutte le cose né tanto ma la nostra vista si apre la via per investigare” infatti la realtà la vediamo solo “in parte”.
La filosofia e la materia visibile ed invisibile
E’ solo la scienza che può predicare in relazione a questi temi oppure la poesia, l’arte, il romanzo e la filosofia hanno già elaborato un discorso?
Le radici del pensiero umano affondano in un sapere sia nel mondo della natura sia del soggetto.
Prima del metodo scientifico-sperimentale con cui nasce la scienza, la filosofia ha riflettuto sulla natura con i Presocratici la ϕύσις del filosofo è la stessa natura interrogata ed interpretata dalla fisica.
L'interrogazione della natura è portata avanti tanto dal filosofo quanto dallo scienziato col suo metodo scientifico: la filosofia pensa e la scienza non è da meno.
Il filosofo non guarda e non sta le/sulle nuvole infatti, quale novello Prometeo che porta all’umanità il fuoco, “rivendica” ovvero dimostra, verifica filosoficamente-scientificamente di aver pensato come fa lo scienziato col suo metodo scientifico.
La letteratura non è da meno del pensiero filosofico e delle raffinate interpretazioni della fisica, per capacità di analisi in relazione alla realtà visibile ed invisibile.
La fisica non ha sostituito, nella riflessione sui principi di esistenza e funzionamento del mondo, ogni altra voce interpretativa mentre la filosofia non è identificabile con la corriva e storica accezione di pensiero metafisico rivolto ad un perenne “altrove ed assoluto” quindi ad un pensare opposto, inconciliabile col pensare scientifico teso ad indagare “provando e riprovando” la natura dell'universo: interpretazioni consolidate anche nel comune sentire.
Il soggetto ed il mondo
Dopo la quantistica, la teoria della complessità e la topologia è il caso di ripartire là dove Galileo ha taciuto: sul senso degli eventi ed il non senso dell'esistenza per dirla col poeta vive “il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me" infatti se il tempo presente-passato-futuro non esiste per la fisica per l’individuo - che è profondamente calato in una dimensione temporale finita - il tempo è vissuto e declinato in modo differente da persona a persona.
Se volessimo trasporre la crisi dei fondamenti dalla scienza al vivente, ci accorgeremmo come esso sia ancor meno rassicurante in quanto immenso, ancora inconoscibile e impensato del tutto.
Conclusione
Il pensiero di Democrito e Lucrezio ovvero un cammino a ritroso è l'unica modalità di riscoperta di un palinsesto appesantito dalle tante trascrizioni storiche insieme a un finissimo labor limae per risentire la voce autentica della materia visibile ed invisibile.
Senza dimenticare che ogni teoria, congettura e ricerca sono occasione di confutazione e possono aprire a nuovi percorsi perché “l’universo, oltre i limiti di questo nostro mondo, è infinito” .
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