giovedì 30 maggio 2013

GIORGIO COLLI: LA NASCITA DELLA FILOSOFIA, ADELPHI

G.COLLI NASCITA DELLA FILOSOFIA

 

Giorgio Colli dispiega l'interpretazione nicciana di ‘Mithos’ e ‘Logos’ al di là della differenza canonica tra dionisiaco e apollineo.

Il mito affonda le sue origini nella notte dei tempi e in Grecia  la patria del pensiero razionale e non paia una contraddizione, al contrario come dimostra in “La nascita della Filosofia” sono le radici del Mito ad innervare il Logos: la razionalità.

La mutazione del ‘Logos’ originario (un discorso, appunto un ‘Logos’), che accenna ad altro vale a dire allo sfondo divinatorio) si completa con la scrittura e soprattutto con il pensiero filosofico di Platone: la ‘sofia’ si sottrae: nasce la filosofia.


Indice dei Contenuti
  • La nascita del Mito e Nietzsche
  • Mito e Logos
  • L'interpretazione di Heidegger
  • La ricostruzione di Giorgio Colli e il confronto con Heidegger

  • La nascita del Mito e Nietzsche
Il mito ‘ha abitato tra noi’ e come gli dei ci ha lasciato, oppure può essere ancora principio attivo del pensare? 

“ ‘Cose senza riso, né ornamento, né unguento la sibilla, con bocca folle, dice’, il frammento eracliteo non sembra oscuro: la sapienza origina dalla ‘mania’ (‘mantica’ = arte della divinazione).

Apollo ‘l'obliquo’, dall'occhiata che conosce ogni cosa e con la parola che ‘non dice né nasconde ma accenna’, comunica all'uomo la sapienza. Il dio ‘parla per enigmi’ e l'enigma, ‘coessenziale alla divinazione e alla sapienza, è sempre crudele e tragico’ infatti ‘risuona dalle mascelle feroci’.
  • Mito e Logos
L’enigma si eventua, anche attraverso i paradossi del ‘Logos’, dell’eristica e dell’indicibile.
La sapienza, la conoscenza si manifestano attraverso l'enigmaticità apollinea (non nel senso nicciano): la parola ‘ama nascondersi’.

La parola (il ‘Logos’ ) tesse trame in cui può perdersi Teseo nel labirinto che è già simbolo del ‘Logos’.
‘Logos’ e (è) parola sono inganno, insidia, perdizione così come ricorda Eraclito a proposito di Omero e dei pescatori.

Contro l'uomo sono tese l'arco e le parole di Apollo che ‘si slancia, sfrecciando veloci pensieri’: è il dio che si eventua senza essere né evocato né immaginato, giacché il divino si dà, è, c’è, senza perché.

La parola, attraverso cui il dio manifesta la sapienza, è collegata alle frecce; Apollo è ‘colui che agisce, colpisce da lontano, distrugge totalmente’: parola, sapienza, distruttività e crudeltà del dio sono strettamente intrecciate.
La parola, il discorso, appunto il ‘Mythos’ in Omero sta anche per progetto e macchinazione.
  • L'interpretazione di Heidegger
Il ‘Logos’, elaborazione razionale, contrapposto a ‘Mythos’ , nasce col passaggio dall'enigma alla retorica.

L'interpretazione nicciana di ‘Mythos’ e ‘Logos’ è stata rovesciata da Martin Heidegger: la filosofia non nasce dal mito. Essa nasce dal pensiero’.
Ambiguità, duplicità, compresenza di significanze nella parola ‘Mythos’.

Il percorso: ‘mania-sapienza-enigma–labirinto-logos’ porta alla ‘Signora del labirinto’, ad Arianna, la donna-dea che salva Teseo”.
Il filo del ‘Logos’. Ma quale ‘Logos'?

Questo il sentiero etimologico heideggeriano:‘Mithos’ significa ‘parola che dice’, dire per i greci significa: manifestare, far apparire ciò che è: ‘Logos’ significa la stessa cosa.
‘Logos (da ‘leghein’) sta per ‘raccogliere, accogliere, parlare’; in greco: parlare significa ‘far comparire, lasciare apparire qualcosa nel suo aspetto’.

Il significato originario dell' ’Essere’ si coglie in una radice dell'etimo: ‘bhu-bhue’ = schiudersi, imporsi, pre-dominare; da qui ‘fusis-fuein’ ( ‘fui’, latino).
‘Fusis’ è ‘ciò che sboccia da se stesso (come ad esempio lo sbocciare di una rosa) cioè il dispiegarsi aprendosi e in tale dispiegamento fare apparizione’.

Ancora due radici: ’fu=fa’ servono a ribadire il legame Essere– fusis–apparire-fainestai’.
E, l' ’essere’ (‘einai’) sta per venire–a-manifestarsi dentro l'ambito di ciò che è disvelamento, e, apparendo così, durare e dimorare.

Heidegger parla di ‘coappartenenza’ di ‘Essere’ e ‘fusis’: ‘Essere’ e pensiero coincidono e l' ‘Essere’ che appare (‘fusis’ ) porta con sé il raccoglimento ( ‘Logos’ ).

L'oblio della ‘coappartenenza di pensare ed Essere’ produce la perdita del senso originario del termine ‘Logos’ che viene così considerato solo come discorso, proposizione.
  • La ricostruzione di Giorgio Colli e il confronto con Heidegger
La ricostruzione di Colli con l'innovazione, rispetto a Nietzsche, di Apollo come dio dell'invasamento e non dell'armonia, è imprescindibile e consente di portare lo sguardo in avanti: Giorgio Colli ci svela il chiasma enigmatico e mistico del mito che si dà quale Essere che si eventua senza canone e senza fondamento”.

Per parafrasare il filosofo: cos'è il ‘Logos’ nell' ‘abisso senza fondo’; nell'assenza del fondamento, nell' ‘ab–grund’ che costituisce l' ‘esser-ci’ , in cui l' ‘esser-ci’ è ‘gettàto’?
In breve: cos'è la razionalità nella crisi del fondamento e nel trionfo della ‘Techne’ ?

“ ‘Logos’ e ‘Techne’ prevalgono veramente sul mito o sono solo una sua singolarità?
In questo tempo segnato dal trionfo del pensiero tecnico: dove si è nascosto il ‘Mythos’ e cos'è il ‘Logos’ ?
E' temerario forse affermare che l'interpretazione del mito s'intreccia alla riproposizione della questione della natura?

Il mito sembra cooriginario, coessenziale alla natura e avere la stessa essenza strutturale della ‘fusis’ (forza che cambia e trasforma) più che quella della ‘hyle’ nel senso proprio di ‘materiale per costruzione’.

L'interpretazione del mito implica una ripresa del concetto di materialità inteso, però, come interpretazione della sua origine: della ‘fusis’. Non un materialismo della ‘hyle’ ma della ‘fusis’: un oltrepassamento della materialità verso l'immaterialità.

Siamo ‘gettàti nell'enigma’, nel ‘próblema’: un ostacolo da superare, una sfida da raccogliere ma anche siamo ‘gettàti’ nella ‘formulazione di una ricerca’.
Per parafrasare Heidegger: l' ‘esser-ci’ è ‘gettàto’ nell' ‘ab-grund’.

L' ‘ab-grund’ costituisce l' ‘esser-ci’. Siamo in esso ed è da qui che bisogna partire: dall' ‘abisso senza fondo’. 

Se il linguaggio della metafisica non poteva servire ad Heidegger, a noi serve fino in fondo il linguaggio heideggeriano?
Non possiamo dire, con Heidegger, che ‘tutto’ deve ‘capovolgersi’?

La domanda fondamentale (‘grundfrage’) è allora: ‘qual è il senso del ‘Logos’ nella crisi del grund’ ?
Bisogna partire di qui, per forza di cose.







Nessun commento:

Posta un commento