lunedì 10 gennaio 2022

Kant sul Bello e Sublime, Aristotele sulla tragedia

 Kant sul Bello e Aristotele sulla tragedia GIACINTO PLESCIA DISEGNO GRAFICI TEORIA DELLE CATASTROFI-DI RENE' THOM CHINA MATITA PASTELLI 

Kant sul Bello e Aristotele sulla tragedia: un'interpretazione e alcuni commenti ai testi.

L'analisi della bellezza in Kant https://it.wikipedia.org/wiki/Immanuel_Kant ed alcuni commenti di Aristotele sulla tragedia  https://it.wikipedia.org/wiki/Aristotele  delineano una nuova interpretanza.

Aspetti di paura e gioia, di disgregazione e liberazione, di terrore ed entusiasmo, di angoscia e delirio classico del misticismo sacro e mitico che possano essere costituenti dell'analisi di 


Kant del bello ed il sublime e connesso con le nozioni di Aristotele di paura e compassione in tragedia, e della fine della tragedia come catarsi, quale unico telos della bellezza sublime: c'è solo una referenza passeggera alla catarsi Poetica di Aristotele? Appare in un passaggio sulla tragedia.

  • La natura della tragedia in Aristotele

Una tragedia https://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_greca , è un'imitazione di un'azione che sia terribile ma anche, con una magnitudine, completa in se stessa; con accessori piacevoli, con incidenti che risvegliano la pietà e timore con cui portare a termine la catarsi di quelle emozioni: definizione della natura della tragedia di Aristotele che ha molti collegamenti con la bellezza filosofica, dall'analisi di Kant della purezza del sublime e della bellezza.

  • Il meson: la paura e la pietà

Aristotele specifica come il protagonista della tragedia né deve essere troppo buono né troppo cattivo, ma piuttosto risvegliare il meson, la corretta mescolanza di paura e pietà.

Nello sperimentare una tragedia, si sente paura perché ci si vede nel luogo del protagonista, e si sente la pietà della sfortuna quale quella della persona o dell'eroe che soffre o soccombe; si vede qualche cosa di sè stessi nel protagonista, è il medesimo nostro esserci.

L'identificazione col protagonista è un meson di paura e pietà e dà luogo alla catarsi.

Indice dei Contenuti

  • Kant sul Bello e Aristotele e sulla tragedia
  • La natura della tragedia in Aristotele
  • Il meson: la paura e la pietà
  • Il sublime in Kant ed il meson aristotelico
  • La catarsi ed il sublime: la natura come dynamis
  • La natura: le piccole cose e la bellezza
  • L'angoscia, la compassione e le piccole cose
  • L'esperienza estetica: Kant sul Bello e Aristotele sulla tragedia
  • L'inadeguatezza del giudizio per il sublime: la preesistenza
  • La bellezza-sublime della physis
  • La preesistenza alle leggi

  • Il sublime in Kant ed il meson aristotelico

Aristotele non è chiaro, ma un'analisi del Kant-sublime può far luce sul fenomeno o sull'ermeneutica estetica.

Nell'analisi di Kant del sublime c'è un’imitatio, sia pure più complessa, accade si dà il riflesso speculare del chiasma plotiniano della sublime-bellezza-sublime.

Quella è un rispecchiamento che dà luogo a una transizione simile o a una transcendenza: dalla pietà e timore, terrore, orrore, angoscia, paura o orrore per disvelarsi una libera e gioiosa deliranza estatica.

  • La catarsi ed il sublime: la natura come dynamis

Nell’esperienza della bellezza-sublime, per Kant, il dinamico o la dynamis in natura è una proiezione del senso interno dell'esserci.

La riflessione del pensiero prioritario o della purezza in relatività con la physis o natura fa sembrare bella e dà un senso o un telos alla natura: similmente, quando si incontra la natura insondabile o noumenica nel pensiero, la natura, come dynamis, che si vede e riflette in quel fenomeno nel contempo si teme tanto da poetizzarla in matrigna o causa dell'infelicità esistenziale: lì ove c'è la bellezza c'è anche il pericolo per la salvezza della destinanza del dasein.

  • La natura: le piccole cose e la bellezza

La natura che s’incontra nel sublime è una natura diversa da quella che s’incontra nella bellezza.

E’ natura, non come le piccole cose circa le quali si sono solleciti, sono la natura verso cui lo scopo è imperativo ipotetico.

L'identificazione con questa natura ci mette al confronto con l'inadeguatezza per Kant.

L'identificazione con la natura illimitata è causa di ansia estrema, l'angoscia, il timore e compassione.

Ma è intenzionale perché l'interagenza o il contrasto ci costringe a cercare un senso diverso dal solito o dall' insolita interpretanza dell'usuale proprio scopo semplicemente suscettibile e presente dall'immaginazione, quello che soggiorna alla giornata, in ricerca delle soddisfazioni quotidiane, le piccole cose circa le quali si sono solleciti.

La ragione identifica, un più grande evento al quale appartengono le nostre vite, la vivenza, l'erlebnis, il dasein, da allora quel pericolo molto verosimile da ultima inadeguatezza o insoddisfazione delle desideranze, non è più un pericolo grande di fronte all'eventuarsi della vivenza o Dasein che, per Kant, è essere nell'etica.

Quella realizzazione conduce a una libertà autentica che si disvela nella catarsi, nell'essere abitati dall'entusiasmo divino o dalla transcendenza aldilà dell'ansia con un senso conseguente di gioia e di autentica libertà.

Trovare il sublime nella bellezza è la bellezza filosofica.

Quale analisi di Aristotele della tragedia nella Poetica, specificamente la sua identificazione delle salienze o pregnanze della tragedia; come nell'esperienza di paura e compassione conducenti ad una catarsi delle emozioni.

  • L'angoscia, la compassione e le piccole cose

Aristotele appare poco chiaro circa quel che accada nella catarsi.

Identificandosi col protagonista della tragedia o con l'eroe o l'eroina, l’esserci è condotto similmente, ad una parvenza di paura o di timor panico, di angoscia, nell'analisi di Aristotele, nella tragedia e nella compassione da virtù, dalla preoccupazione per l’identificazione con il protagonista com-preso negli assalti ignoti ed inconoscibili che affliggono.

Dalle virtù dei meccanismi di peripezia e scoperta si è capaci di riconoscere il difetto fatale del protagonista e dell'eroe e si è esperti nel valutare le differenze: è quella solo la preoccupazione del protagonista e la sua vulnerabilità di fronte agli assalti noti e ignoti che lo affliggono, è solo sua la sollecitudine di quelle piccole cose.

Quel riconoscimento: piccolo è bello ma la tragedia è catartica disvela il nobile risultato di riflessione, l'appuntamento di ragione che consente la trascendenza, l' identificazione col protagonista e l'eroe per svelare un’ alterezza quale passione per l'indifferenza verso il pericolo esistenziale: più alto, più eccelso o più elevato, per Aristotele, è l'eudaimonia fondata sulle virtù.

  • L'esperienza estetica: Kant sul Bello e Aristotele sulla tragedia

Kant sul Bello e Aristotele sulla tragedia descrivono un'esperienza estetica simile che sembra trascendenza.

E’ esperienza di vivenza della libertà che dà luogo ad un piacere che ci nobilita, è connesso ad una consapevolezza di qual genere di scopo più alto, più nobile, più sublime quale esserci rivelate dalla semplice ragione o razionalità.

In ambo i casi, l’esperienza comporta una interazione con l'ansia estrema che conduce ad un sentimento di libertà e piacere, quale gioia o una trascendenza, una sublime disposizione o sensibilità o purezza catartica verso la più grande struttura di dasein sublime.

Né Aristotele né Kant descrivono l'esperienza estetica della bellezza-sublime o dell'arte solo così, ancora un'analisi delle loro teorie di certi fenomeni estetici, quello del sublime nel bello o, semplicemente, la bellezza è indifferibile, ma non c'era prima e ora c'è quale sublime-dasein sublime quale arte in accordo con la natura o la bellezza della natura nell'adeguata convenienza nella sua formalità, per cui l'ente per il giudizio sembra essere com’è stato predeterminato, esso costituisca l'argomento del ben-essere.

  • L'inadeguatezza del giudizio per il sublime: la preesistenza

Tuttavia che cosa eccita la sensibilità di quel sublime, che possa comparire inadeguato per il giudizio, quale inadeguata abilità dell'immaginario e avvertita quale violenta per l'immaginazione, soltanto possibile nell'esserci del sublime o nella bellezza-sublime?

Non possiamo non dire nient'altro, che quell'ente è adatto per la rappresentazione, che può essere trovato nella mente; perché il sublime non può essere contenuto in nessun formalismo, ma avviene è in interagenza o a contatto soltanto con le idee della purezza: quale informalità presente anche senza nessuna rappresentazione adeguata, possibilità che può essere imago rappresentata, attiva e denominata dalla e nella mente o essere in mente.

La bellezza indipendente della natura discopre o disvela una tecnica della natura, che è priorità e purezza quale sistematica e organica preesistente alle leggi, il principio delle quali non troviamo nelle abilità.

Non c'è adeguatezza ma dalla natura, come meccanismo della purezza, si è condotti verso analisi più profonde o verso alterezza.

  • La bellezza-sublime della physis

Che cosa si dà nel sublime: alla bellezza della natura quel sublime costringe a pensare, un'osservazione provvisoria molto necessaria, che separa le idee di quel sublime della natura dalle teorie epistemiche: la valutazione estetica della natura si dà aldilà del formulario speciale in uso o adatto, giacché l'immaginazione annichilisce e getta nella trascendenza anche la natura, quale desideranza, sia pure solo virtualmente.

Gli esseri umani sono completamente liberi, e superiori alla natura, anche la natura dinamica non li raggiunge, la luce bella è presente, ma non brucia.

Il bello è già un'espressione della libertà, la bellezza in libertà, perché è armonia.

La sensibilità di quell’alterezza è una sensibilità meson.

E’ una composizione relativa più alta come nella tempesta, esprime una felicità simile alla desideranza, tuttavia in lontananza e a distanza di sicurezza.

Quella compresenza di due sensibilità contraddittorie in una soltanto sensibilità giacché assolutamente è impossibile che lo stesso sentimento sia situato in due topoi opposti, quasi che si sia situati in due luoghi differenti: la physis opposta o bistabile si biforchi o si trovi in una spazialità möbiusiana.

  • La preesistenza alle leggi

Si sperimenta così, dalla sensibilità di quell’alterità, che la circostanza non dipende dalle leggi della natura e che ci sia un principium indipendente nella mente epistemica aldilà dell'agitazione o del timore o della paura: una alterità infinita, perché si pensa, che cosa i sensi non comprendano, quale entusiasmo in libertà che si dà oltre il terribile, perché possiamo desiderare con l'immaginazione esistenziale.

Aldilà in trascendenza dell'agitazione o del timore o della paura: un’alterità infinita.

La bellezza-sublime della physis discopre o disvela una purezza preesistente alle leggi.

Il sublime, non implica universalità; la bellezza, rappresenta l'oggetto di un giudizio che prescinde dal mutevole della sensazione empirica, si offre quale realtà formale che non colpisce il soggetto dall'esterno rendendolo passivo.

Che cosa si dà nel sublime? Niente, dalla bellezza-sublime la valutazione estetica della natura si dà aldilà del formulario in uso, che l'immaginazione getta nella trascendenza, quale desideranza.

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