Il tempo immaginario e i buchi neri ci riservano sorprendenti caratteristiche tramite nuovi modelli teorici.
Einstein non aveva ragione sulla non esistenza dei buchi neri che non solo esistono ma portano i nomi degli scienziati Schwarzschild, Kerr–Newman.
Pochi anni fa, Virgo e Ligo hanno individuato "due buchi neri di 66 e 85 masse solari, hanno generato un buco nero finale: il GW190521 di 142 masse solari, osservato tramite onde gravitazionali" ovvero si tratta di buchi neri super-massicci sulla cui origine i fisici rivolgono i lori studi per capirne l'origine.
Dopo questa scoperta la prof. Michela Mapelli, dell’Università di Padova e membro di Virgo ha parlato della necessita di rivedere i modelli teorici "che attualmente descrivono le fasi finali della vita di una stella massiccia".
Come sempre la scienza è in divenire, rivede teorie e procede verso nuove conquiste per la conoscenza.
Il tempo immaginario e i buchi neri
La ricerca, apparsa su PhysRevD.109.104060, è stata elaborata dal Prof. Capozziello, del Dipartimento di Fisica dell'Università di Napoli, dalla Prof. Silvia De Bianchi, del Dipartimento di Filosofia dell'Università Statale di Milano e dal dr. Emmanuele Battista, e ha portato sconcerto e interesse non solo negli ambienti scientifici ma nei mass media.
"Entrando in un buco nero, il tempo diventa immaginario" afferma il prof. Capozziello in breve: il tempo, sperimentato sulla terra, assume, nel buco nero uno status del tutto differente tanto da poter parlare di una dimensione "altra" ove non vige il presente, il passato ed il futuro.
Il buco nero sovverte, in sintesi, il πάντα ῥεῖ - tutto scorre - di Eraclito in quanto il suo status è quello, paradossale per i terrestri, di un tempo che non fluisce.