Il chaosmos è infinito, infinitesimo
1998
di Giacinto Plescia
Esiste una discrasia o un vuoto o un intervallo, o un niente, o un nulla, o una tabula rasa, o un “apeiron” tra la regione della topologia fluttuante, o di Planck e la cronospazialità immaginaria di Hawking: o se si desidera tra Wheeler e la teoria delle supercorde di Veneziano, al presente evoluta in teoria delle varietà o membrane di Scheroh, Schwarz, Khuri, Minasian, Lu,Duff, Witten, Howe, Howe, Kellogg, Hull, Townsend, Polchinsky, Dirichlet, Banks, Shenker, Susskind e altri.
Se quella assenza interpretativa non esistesse, si penserà che qualcuno abbia risolto il principio di indeterminazione.
Ma così, non ci sarebbero più problemi di cromodinamica quantica, o supergravitazionale o relativistica.
Esiste invece tra la dimensione 10-35 e la 10-18, ove si calcola l’unificazione di tutte le interazioni fondamentali,una mondità o un cosmo infinitesimo o un chaos, meglio un chaosmos infinito, tutto da esplorare.
Forse lì non c’è il nichilismo assoluto, non regna l’instabilità fluttuante del tempo e della spazialità, ove il principio di indeterminatezza si svela quale principio ermeneutico o d’interpretanza catastrofica.