mercoledì 29 maggio 2013

La Chimera al Pellegrino di Camilla G. Iannacci


                                                       
GIACINTO PLESCIA DISEGNO DELLE CATASTROFI CHINA PASTELLI





La vista del giardino accoglieva i visitatori nella luce del primo mattino; le gardenie, accanto a dalie e tulipani, circondavano la scultura più amata e enigmatica: ’La Chimera al Pellegrino’.

Alle pareti, disegni e dipinti della Prof. Franchi, nota tra studenti e colleghi quale esperta di ‘Topologia Fenomenologica’, rimandavano ai suoi scritti e interventi.

Il powerpoint rifrangeva sulla parete lo stato delle sue ricerche circa le origini e il significato di quella scultura che, la notte precedente, era stata danneggiata da un gesto vandalico.


La fenomenologia impone la costante adesione al dato: descrivere ciò che si dà esattamente, nei modi e anche nei limiti in cui si dà nel mondo della vita”.
Era il titolo dell'introduzione alle tesi del fenomenologo Schutz le cui teorizzazioni, fatte proprie dalla sociologia, per la Franchi andavano riportate nell'alveo del pensiero filosofico post - husserliano.
L'io che io ero’ schutziano, era anche l’ incipit di un libro di poesie che, per caso, aveva rinvenuto in una libreria, e che, per la filosofa, segnava una svolta nella stessa concezione del mondo della vita.

Il fenomeno, nel suo dinamico svolgersi, non segue linee predeterminate” amava dire, spesso, la Franchi e ‘La Chimera al Pellegrino’ era la sintesi plastica della teoria da lei elaborata e mai accettata da parte del mondo accademico, eppur considerata alla stessa stregua, come importanza, delle teorie non - euclidee in geometria.

La ‘Topologia fenomenologica’ franchiana raccoglieva, intorno a sé, giovani menti ed eminenti studiosi in un laboratorio di ricerca cui guardavano con interesse anche scienziati e non solo filosofi e artisti.

La frequenza dei weekend filosofici era altissima così della summerschool e delle serate filosofiche: attività da lei ideate e dirette.
I lunch filosofici erano un punto di riferimento per le menti migliori, i mass - media facevano a gara per avere l'accredito e la lista d'attesa era lunghissima.

Il Dipartimento era sempre aperto e vedeva un altissimo numero di iscritti tra liberi professionisti, residenti e anche turisti che non mancavano di inserire un week - end filosofico nelle loro tappe canoniche.
Le donazioni al Dipartimento, da parte di Enti, cittadini e del variegato mondo delle attività economiche, conoscevano, da anni, una crescita costante e erano veramente liberali in quanto lo erano e poi perché lo statuto parlava chiaro.

Le sue ricerche e le relative acquisizioni circa il rapporto passioni – mente – azione rappresentavano un punto imprescindibile di ogni seria analisi circa le motivazioni recondite di eventi inesplicabili e, per questo, molti dipartimenti investigativi la vedevano collaboratrice preziosa.

Nel caso della Chimera al Pellegrino, le teorie della Prof., come la chiamavano i suoi ragazzi, sarebbero state in grado di fornire una spiegazione convincente circa il significato del ritrovamento di quella scultura e del successivo atto vandalico?
Ascoltava, generosamente, i punti di vista di ognuno e altrettanto decisamente confutava, con argomentazioni finissime e godibili, quelle considerazioni che lei definiva criptiche,volendo significare incapaci di generare 
alcunché.
Le opinioni di tutti, venivano esaminati in ogni più recondito dispiegamento e diventavano costitutivi della sua lectio magistralis durante il più noto happy - hour ripreso nella videoconferenza che si teneva ad inizio settimana.

- “L'ambiguità di una figura costituisce l'inizio del dialogo tra spettatore e opera d'arte: in base al modello di Poincaré dei punti omoclini, curva attrattiva e curva repulsiva, incontrandosi, producono un aumento della complessità della dinamica. I meccanismi mentali che conducono all'impressione di bellezza, dinnanzi all'opera d'arte, originano da centri di pregnanza organizzati in una struttura globale.
L'opera d'arte è un enigma che è parte integrante del piacere estetico.
Pregnanze soggettive e oggettive sono al centro della mia riflessione su ‘La Chimera al Pellegrino’.
La forma saliente colpisce l'apparato sensoriale di un soggetto a causa del suo carattere brusco e imprevedibile...”.

- Prof. parla del suo carattere imprevedibile? - La interruppi.

Sorrise, più enigmatica della Chimera al Pellegrino e proseguì:

- L'opera d'arte è un'organizzazione morfologica, l'atto vandalico ne ha apportata una modificazione e generato, nello stesso tempo, una nuova imprevedibile organizzazione.
L'opera d'arte come morfogenesi e il suo carattere attanziale sono imprescindibili, basta pensare al Pensatore di Rodin dove il tema centrale è l'investimento di un attore da parte di una pregnanza e...” .

Si fermò e tutti gli astanti sapevano, conoscendo l'andamento delle sue esposizioni, che andava al coup, come confidenzialmente dicevano i suoi ragazzi: allo svelamento del senso della chimera e dell'atto vandalico.
Le sue lezioni erano conosciute per i continui passaggi ‘dal mondo delle salienze (discontinuità degli oggetti) al mondo delle pregnanze (valori della significazione)’ costitutivi della sua fenomenologia post-husserliana centrata sul mondo della vita intesa come fenomeno di trasformazioni continue delle forme.

Era al momento del coup, come sempre si fermò e sorseggiò il suo drink a base di agrumi, coltivati da lei stessa nel suo giardino e conosciuti dalle telecamere di ogni dove, e proseguì:
- Il gesto vandalico, come ogni frase è una “concatenazione di parole, una struttura attanziale retta da una struttura algebrica in forma di albero cioè da un gradiente”: è solo un elemento del discorso dell'autore del gesto di cui vanno dispiegati i vissuti e, da ora, dico che, nel caso della Chimera le due pregnanze in conflitto sono della stessa natura: una è esogena e rappresenta il nemico: sono io e le mie ricerche l'obiettivo del vandalo: io, il suo nemico.

Stordimento e profondo silenzio calarono nella stanza, i teleobiettivi si fermarono sul suo volto incapaci però di cogliere i sentimenti della Prof., come sempre, accuratamente celati dal suo sorriso.

Teleobiettivi, videotelefonini, giornalisti con le loro moleskine, paparazzi sostarono a lungo nella sala stampa della Prof. che riuscì, con la solita sua verve, a dire e non dire, accennare e non accennare.
Il suo motto era o non era ‘io dimostro’ ? Certo che lo era.

Una dichiarazione del suo staff, invitava tutti alla settimana filosofica: evento che vedeva riuniti poeti, artisti, scienziati e filosofi nel suo castello, intorno a un buffet ogni volta più memorabile del precedente.
Olive di Grecia, birra della Baviera, gli antipasti preparati da lei stessa e un dolce, la cui ricetta aveva personalmente trovato tra le carte di Husserl, riscuotevano, tra gli altri piatti, un gradimento generalizzato.
Il powerpoint troneggiava nel giardino, la Prof. non mostrava alcuna fretta di parlare: intratteneva i suoi ospiti mentre degustava ogni singolo piatto; il kairòs si presenta, si dà: saper attendere era la cifra del suo carattere.

- Il mio corso ‘La Fenomenologia topologica: oltre Husserl’ anticipa il testo ‘Heidegger's Topology’.
La prima videata del powerpoint accompagnava il suo tono di voce colloquiale eppur distante.
- Il vissuto, visto in una dimensione topologica, ci permette... la voce della Prof. si incrinò e non riuscì a trattenere un'esclamazione - qualcuno ha manomesso il mio powerpoint!

Sulla parete le immagini si susseguivano come sul nastro di Möbius.

Questo nuovo avvenimento suscitò vasta eco, come era prevedibile, nelle prime pagine dei mass - media.
- Nessuno mai potrà impedirmi di svolgere le ricerche circa il mio ‘Modello epistemologico - topologico dei comportamenti imprevedibili’ tuonò la Prof. e svenne.
Improvvisamente, imprevedibilmente il powerpoint rimandò l’inizio della relazione della Prof. ‘Fenomenologia e Forme Metamorfiche: lo specchio e la costituzione del soggetto attraverso un modello dell’imprevedibilità’.
Le teorizzazioni più avanzate della filosofia (Hegel, Kojéve, Heidegger, Merleau - Ponty, Sartre, Foucault), della linguistica (Saussure, Jakobson), dell’antropologia (Lévi-Strauss e lo strutturalismo), della logica (Gödel), del surrealismo, di Joyce e Binswanger “ venivano oltrepassate dalle ricerche della Franchi e costituivano, di per sé, una minaccia per i suoi colleghi dell'accademia -bisogna, in qualche modo, isolarla e poi estrometterla- si vociferava nei corridoi del Dipartimento.

- “Lo specchio si presta a giochi logici e costruzioni mitologiche (Narciso).
Questo tema conserva attualità scientifica: l’ottica sa molto sugli specchi”; esaminerò “problemi della ‘simmetria’, della ‘logica dei mondi possibili’, della mitologia, le caratteristiche di ‘ordinato’, ‘creato dall'uomo’, ‘corretto’ rispetto allo spazio esterno, ’disordinato’, ‘naturale’ e ‘scorretto’.
Come i segni che distinguono ‘ordinato’ da ‘disordinato’, il ‘corretto’ dallo ‘scorretto’, anche le valutazioni, secondo una determinata scala di valori, muteranno, in relazione all'orientamento dello spazio, secondo il vettore ‘proprio - altrui’ .
Sono possibili anche diverse combinazioni complesse.

Così, la coscienza scientifica del fisico – teorico e la coscienza quotidiana dell'uomo comune vedono i ‘propri’ mondi come ordinati e i mondi ‘altrui’ come caotici.
Alla fine della premessa ad ‘Alice attraverso lo specchio’ il problema dell’esperienza visiva venne posto, per la prima volta, con estrema chiarezza. Lacan definisce come fase dello specchio quel momento in cui, per fare un corpo, occorre un organismo più un'immagine e presuppone che questa venga assunta e identificata come simile a quella di un altro essere umano, di cui abbia già avuto esperienza visiva.

Nella fase dello specchio, la propria immagine riflessa, nello stesso istante in cui si riconosce, si divide in due parti che si costituiscono simultaneamente: l’Io si aliena oggettivamente in un sé.
In questo processo, chiamato di alienazione, l’ io si costituisce come risultato della mediazione e dell’immagine dell’Altro.
E, rispetto alla frammentazione originaria, l’immagine nello specchio è un io ideale che salva il soggetto dalla disgregazione, permettendogli di riconoscersi come Io”.

La tesi dei neuroni - specchio per la Franchi era insufficiente.

- Occorre andare oltre, ci sono i neuroni - fotonici... per la vista e per altro... ma chi ci crede?
Poi i neuroni - specchio non danno conto dei problemi connessi all'imprevedibilità, alla finzione, alle intenzionalità recondite.
Il mio ‘Modello fenomenologico – topologico dell’imprevedibilità’ riconosce, tra stati mentali e cerebrali, un terzo livello.

Qui il powerpoint si fermò e tutti i teleobiettivi inquadrarono il viso della filosofa che si era prontamente ripresa e diceva:
- Eureka, ho trovato l'anello mancante.

La Prof. si dirigeva, seguita dai mass-media, verso la radura dove sorgeva il laboratorio di ricerca costruito con i nuovi materiali creati, dietro sue indicazioni, dal famoso gruppo di artisti – scienziati - filosofi e vide... i blogger di tutto il mondo aprire un'indagine sul web implementando i più potenti grid alla ricerca dell'anello mancante, le piste sono risultate essere infinite e indecidibili i risultati, gli internauti tutti sono stati coinvolti e il web è diventato un metaweb alla ricerca ormai della propria ragione d'essere.

Nessun commento:

Posta un commento